AGI – Settimana cruciale per la tenuta dell’esecutivo. Il premier Giuseppe Conte intende procedere con una ‘verifica’ informale incontrando le forze di maggioranza, con Iv ma non solo, per capire le loro intenzioni e soprattutto le loro condizioni per portare avanti l’esperienza dell’esecutivo da lui guidato dopo gli attacchi di Matteo Renzi e i distinguo del Pd. Sullo sfondo le fibrillazioni in M5s e le richieste di rivedere la divisione dei fondi del Recovery giunte anche da Leu per voce del ministro della Salute Roberto Speranza. E intanto sale al Colle il clima di preoccupazione davanti alle convulsioni della maggioranza.
Il tema a tenere banco domenica è stato però quello delle misure contro l’epidemia in vista del Natale. Il Pd ha chiesto “nuove misure che garantiscano il contenimento dei contagi”. Una richiesta che ha portato a un nuovo confronto serale tra Conte, i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza e i capi delegazione. Nonostante le richieste di allentare alcune delle misure contenute nel dpcm del 4 dicembre infatti, resta forte il timore che un approccio soft possa portare a una terza ondata drammatica quanto la seconda e nei dem, riuniti di domenica dalla segreteria, si è fatta strada l’idea di tenere duro ora per evitare una recrudescenza tra gennaio e febbraio. Una linea di “rigore e fermezza” sostenuta anche dal M5s, che chiede deroghe limitate e solo per i piccoli comuni.
I malumori sul Recovery Fund
Lunedì si apre poi di nuovo il ‘tavolo’ sul Recovery, casus belli tra il governo e Italia viva, ma con malumori registrati anche nel Pd, in M5s e in Leu. Conte dovrà decidere se, dopo aver sospeso le riunioni del Consiglio dei ministri, l’ultima delle quali in forse fino all’ultimo anche questa sera e poi annullata, che avrebbero dovuto varare il piano italiano e la cabina di regia, accoglierà le diverse richieste che giungono dai partiti, richieste che riguardano sostanzialmente, seppur con toni diversi, maggiore collegialità e una diversa allocazione delle risorse.
Ma soprattutto si dovrà capire se la scossa impressa da Renzi ha come obiettivo un rimpasto o la fine dell’esecutivo Conte 2. Per questo da martedì Conte dovrebbe incontrare i partiti, anche se le convocazioni ufficiali non sono ancora partite. I dem hanno di nuovo messo in guardia: se cade Conte si va a votare. Il segretario Nicola Zingaretti ha spiegato che serve un rilancio ma ha respinto l’idea di una crisi: “la conclusione dell’attuale esperienza di governo sarebbe un’avventura pericolosa”. Anche per Vito Crimi e Luigi Di Maio sarebbe “fuori dal mondo mettere in discussione Conte”.
I dem a caccia di “responsabili”
Ma alla previsione di elezioni anticipate in caso di caduta dell’esecutivo continua a non credere Iv, tanto che Maria Elena Boschi, pur avendo assicurato che il suo partito non è interessato al rimpasto, ha spiegato: “Noi ci auguriamo che la crisi non ci sia ma se si dovesse aprire non credo che andremmo elezioni”, poi “se si aprirà la crisi saranno protagonisti il Parlamento e il presidente della Repubblica”. Ma l’idea della crisi al buio è stata esclusa da Zingaretti e anche Leu e M5s hanno ammonito il leader di Iv a non “giocare d’azzardo”. E rumor di palazzo raccontano che al Senato i dem starebbero trovando senza grande fatica una pattuglia di una manciata di ‘responsabili’ pronti a sostenere il governo, seppur ancora non sufficienti a rimpiazzare la pattuglia di Iv.
Il centrodestra intanto si ricompatta su una linea spiegata sia da Matteo Salvini che da Antonio Tajani, dopo lo stop di Giorgia Meloni a una convergenza in Parlamento con un nuovo esecutivo di larghe intese: “siamo disposti a collaborare con le idee, non a sostenere il Governo”. E oggi terrà una conferenza stampa congiunta per annunciare emendamenti unitari alla manovra, mentre Salvini riunirà la segreteria politica della Lega.
La preoccupazione del Colle
Dal Colle si guarda con un senso di crescente preoccupazione alle fibrillazioni sempre più scomposte nella maggioranza. Sabato il Presidente è stato aggiornato dal premier sulla situazione e sui suoi intendimenti. Il Capo dello Stato ovviamente interviene solo se e quando si verificasse una crisi conclamata, ma certamente ritiene, come ha più volte detto, che in una fase come quella attuale, con la pandemia che fa ancora vittime, il piano vaccinale da attuare e piano italiano per il Recovery da scrivere e attuare, sarebbe necessario un atteggiamento di serietà, responsabilità e collaborazione tra le istituzioni e nella politica.
Cosa succederebbe in caso di crisi dipenderebbe da diverse variabili: quando, come, con quali linee si comporterebbero i partiti. Come ha dimostrato in passato, Mattarella non ha schemi prestabiliti e non si appassiona a scenari prima del necessario. Nel caso di rimpasto corposo, ovviamente, servirebbe un nuovo passaggio per rinnovare la fiducia delle Camere e altrettanto ovviamente sarebbe auspicabile non toccare troppe caselle fondamentali, a cominciare da quella dell’Economia e degli Affari europei. Se invece il governo cadesse, a meno di non avere già pronta un’alternativa in tempi lampo, la strada per le urne sarebbe la via maestra visto che i tempi non consigliano perdite di tempo in minuetti complicati e il Presidente non intende impelagarsi in astruse ricerche e mediazioni come successe all’inizio della legislatura.
Vedi: Settimana cruciale per il governo. Gli alleati frenano Renzi
Fonte: politica agi