Il prossimo 3 dicembre, domenica prossima, sarà celebrata la Giornata Mondiale della Disabilità. Come per altre ricorrenze vorremmo fosse un’ulteriore occasione per porre al centro la questione di chi ogni giorno deve lavorare duramente e combattere con un sistema ed una società che, nonostante i passi avanti fatti, ancora non garantisce a tutti una vita di pari opportunità.
Lo vediamo nel quotidiano quanto le nostre città non siano luoghi accessibili a persone diversamente abili che devono affrontare ostacoli di ogni tipo solo per svolgere le normali incombenze, così come nel mondo del lavoro e dell’Istruzione; ciò nonostante esempi virtuosi d’integrazione in vari ambiti ed iniziative di promozione sociale. Ma è possibile che una comunità non sappia farsi carico delle fragilità dei propri componenti collaborando? Dobbiamo quindi ripartire da quel villaggio necessario per educare un bambino, tenendo presente che è un percorso che si fa insieme in cui discente e docente hanno la possibilità di crescere e maturare. Oggi quello che ci interessa è tornare a riflettere insieme a voi che ci leggete da queste pagine di Avvenire, sulla condizione delle persone con fragilità nel mondo della scuola. Si perché, ad essere sinceri, dobbiamo ammettere che ancora ci sia da lavorare sulla percezione di ciò che viene sentito come diverso. Nella società dell’“io” che si è sempre più estraniata dal concetto del “noi”, che posto hanno le persone fragili, tenuto conto che la “fragilità”, l’handicap, è una cosa estremamente vicina alla vita di ciascuno di noi perché soggetta a situazioni che nessuno può guidare, prevedere? Come Agesc poniamo particolare attenzione lavorando molto sulla formazione, perché siamo convinti che genitori consapevoli siano una risorsa preziosa nell’ambito dell’alleanza educativa scuola famiglia, proprio per essere attori di quel cambiamento culturale che è fondamentale per la crescita della società. E proprio la scuola può essere alleata dei genitori e delle famiglie favorendone la presenza e la partecipazione nel rispetto dei ruoli reciproci. Nonostante da più parti ci sia la tendenza di escludere i genitori e le famiglie dalla scuola, si è potuto documentare che l’offerta formativa è particolarmente alta e di qualità laddove è più forte e viva l’alleanza educativa scuola famiglia. E l’accesso e la scelta della scuola è un altro punto dolente purtroppo! Per assicurare a tutti pari opportunità e dignità l’impegno di Agesc ai tavoli istituzionali è anche per garantire la libertà di scelta educativa, così come sancito dalla nostra Costituzione, a tutti. Purtroppo però per le famiglie che hanno un figlio o figlia diversamente abili questa libertà diventa ancora più difficile da esercitare. Attualmente il servizio scolastico pubblico in caso di disabilità è assicurato soltanto nelle scuole pubbliche statali, mentre alle scuole pubbliche paritarie, nonostante il comma 4 dell’articolo 33 della Costituzione italiana sancisca per gli allievi e allieve della scuola pubblica paritaria il diritto ad un trattamento equipollente, dicevamo lo Stato non sostiene interamente il costo di tale servizio. Infatti, nonostante il contributo per la disabilità sia stato stabilizzato ed aumentato da questo governo, a cui ne riconosciamo sicuramente il merito, non è sufficiente a coprire l’intero costo del servizio nelle scuole pubbliche paritarie italiane, che a queste condizioni non sono in grado di sostenere le spese del servizio che ricadono così inesorabilmente sulle famiglie che lo scelgono per i propri figli. Ricordiamo inoltre che a livello locale sono pochissime le regioni che hanno una forma di contributo a sostegno della libertà di scelta educativa delle famiglie (buono scuola, dote scuola) e tra queste poche riconosciamo il merito alla regione Veneto, che attraverso il buono scuola regionale arriva a coprire il costo dell’insegnante di sostegno e quindi solleva le famiglie dal dover pagare di tasca propria e tutto questo ovviamente dopo aver già pagato il servizio con le tasse. Ancora una volta si pone questo dilemma tutto italiano tra funzione pubblica e gestione privata, superato abbondantemente da decenni nel resto d’Europa e che impedendo la libertà di scelta delle famiglie ne impedisce l’uguaglianza e la possibilità di crescita, venendo meno a quanto ancora una volta viene ribadito nella nostra Costituzione.
Educare ed educarci a guardare con “altri occhi” alla fragilità umana è un imperativo soprattutto per chi, come genitori delle scuole paritarie cattoliche (e non solo) dovrebbe vedere in quella fragilità la stessa situazione di un Bimbo nato povero e nudo in una mangiatoia. Volgere lo sguardo altrove sarebbe come rinnegare quel “figlio” e considerare anch’egli come un peso o fastidio in più.
Facciamoci allora tutti promotori di quella cultura che fa dell’accoglienza, dell’inclusività, diremmo oggi, un valore “non negoziabile” e trasmettiamolo con coraggio e determinazione.
Fonte: Avvenire