Sembra Itaca ma sono le Isole Tremiti


In collaborazione con Andrea Ruggieri Silvia Puricelli

Atterrate con me alle Tremiti: anche se in realtà iniziano a Termoli. Parcheggiate possibilmente da Gianfranco (solo pochi scoprono che è il sub più sub di tutti i sub dell’isola e collabora con l’Università di Bari, visto che scende a 50 metri a cercare e trovare alghe che hanno deciso che solo nella Riserva Marina delle Tremiti si sta bene).
Prendete un aliscafo, sedetevi un po’ ma poi, quando mancano 10-15 minuti all’arrivo, andate a prua e lasciatevi pervadere dal lento stupore di vedere terre emerse in mezzo al mare, gioielli di pietra lanciati dall’eroe acheo Diomede, come narra la mitologia. Di storia ne è passata tanta, alle Tremiti. Oltre a Diomede, che si narra fosse fichissimo, (infatti è pianto ancora dalle diomedee, uccelli che simulano un canto simile al pianto di un neonato), le Tremiti hanno visto sfilare, prima del Lucio nazionale (Dalla) anche
Giuseppe Garibaldi. Una delle due imbarcazioni che fecero la storica battaglia di Marsala contro i Borboni, precisamente “Il Lombardo”, per non farsi intercettare dai nemici cambiò rotta e andò verso la Puglia arenandosi proprio alle Tremiti. Questa, la leggenda un po’ colorita che ama raccontarsi in loco. In verità non andò proprio così: piuttosto, il piroscafo in questione veniva usato per deportare detenuti alle Tremiti, da Ancona, e una notte tempestosa nel 1864 si arenò in una secca a san Domino (andate a visitarne il Museo).
Dicevo, scendete dall’aliscafo e camminate. Godetevi le cicale e la macchia mediterranea che inonda l’aria di profumi, il paesaggio irreale e meraviglioso, che vi gratifica dopo la fatica di una prepotente salita. Poggiate la valigia (ci sono bellissimi alberghetti a gestione familiare, ma anche dal Franco si sta alla grande), e nutritevi di bellezza. Sulla terrazza panoramica a San Domino si trova la scritta “Andiamo”, emblema di ogni vero viaggio e forse della vita stessa. Un vero viaggio è infatti un “Andiamo”, non un “giriamo”, non un “soggiorniamo”… è un percorso che parte da dentro di noi e va con occhi e gambe verso nuove terre cantando – perché no- “Itaca” di Lucio Dalla mentre remiamo in canoa tra Cala Matano e Cala Spido, due tra le tante delle Tremiti (come cala Tramontana o cala delle Arene, la spiaggia al porto, cala Tammurielllo, cala degli Inglesi dove affondò un battello inglese di contrabbandieri, e tante altre). Per gli appassionati di diving è un vero e proprio paradiso tra grotte, fondali ricchi di biodiversità e almeno 23 sentieri subacquei per chi ama lo snorkeling. In barca (con Roberto) ogni angolo ha una sua storia, come il faro e il suo episodio da spy story dell’attentato nel 1987, pochi giorni dopo che Gheddafi rivendicò le Tremiti come terra libica; e tra l’isola di Caprara e San Nicola cercate la statua di San Pio dove vanno a sposarsi i sub (certo che lì sotto proprio non puoi cambiare idea…!). Breve excursus su Gheddafi per chi si sia incuriosito: il rais era voluto andare a caccia di “eredi” di sangue libico che egli riteneva ancora presenti nell’arcipelago diomedeo. E così, con risvolti che sembrano usciti da una fiction, un campione per famiglia (30 persone) si sottopose disciplinatamente all’esame del Dna che diede esiti negativi. Gheddafi si ricordava infatti che ai tempi della guerra italo-turca del 1911 nell’arcipelago furono portati un migliaio di deportati libici che in poco tempo, a causa del tifo e del colera, si ridussero a circa seicento. Il 4 giugno dell’anno seguente la Prefettura foggiana li rimpatriò tutti (a parte tredici superstiti che non erano considerati idonei per sostenere un viaggio così lungo via mare). Gheddafi riteneva che quei tredici avessero contribuito al ripopolamento dell’isola ma era un’ipotesi dimostratasi infondata. E questa è la storia. Più prosaicamente, le Tremiti sono un insieme di cinque isole: San Domino è la più tu
ristica ma mantiene uno spirito selvaggio, spartano, essenziale e comunque la sera si balla e si beve (certo, non è più come ai tempi del Lucio dove anche alla storica discoteca Diomede del Tonino si ballava e i ragazzi si guardavano ancora negli occhi e non nei selfie… ma anche adesso trovi una fettina di radical chic un po’ “capalbiani”). A proposito di Tonino, lui sì che ha visto passare il mondo nel suo locale dagli anni `70 in poi. E a proposito di serate non posso dimenticare la mia amica canadese per la prima volta in Italia ormai vent’anni fa che scoprì il calore italico sull’isola fino a esclamare: “Qui tutti mi guardano con occhi di sesso”; fece molto ridere tutti. Durante il giorno, invece, puoi fare anche un adrenalinico giro in quad (vai da Jimmy) fino in cima all’isola per un panorama ancora più incantevole e poi buttarti a fare il bagno in qualche caletta o noleggiare una barca e visitare le grotte, ad esempio. Ricordatevi che siete in Puglia, patria dei frutti di mare; quindi approfittate di questa loro cultura infinita.
L’isola di San Nicola è un museo a cielo aperto piena di torri, fortificazioni, muraglie che i benedettini fecero costruire per difendersi dai possibili attacchi dei pirati. Santa Maria a Mare è forse una delle poche chiese dove non sai se è più bello entrarci o uscirci visto il panorama mozzafiato che ti dona. L’isola merita anche una visita serale con il servizio taxi boat molto, molto romantico soprattutto dal tramonto in poi.
Capraia, che non è solo in Toscana ma anche qui, è una piccola isoletta disabitata dove tanto tempo fa viveva un pastore con le sue capre. C’erano capre, capperi e i nomi dell’isola mutarono da Caprara a Capperaia (sono buonissimi) fino a Capraia, con buona pace di entrambi (le capre e i capperi s’intende). L’isola di Pianosa invece, posta una ventina di chilometri a nord-est da Capraia, è un’isola invalicabile perché riserva integrale del Parco Marino. Le Tremiti offrono una vacanza autentica, e proprio per questo motivo ad alcuni mancheranno servizi particolari o un servizio turistico senza sbavature, ma sono come le persone di carattere: se ti piacciono le ami alla follia, altrimenti le eviti o ne rimani colpito un attimo per far prevalere poi l’indifferenza.
Le Tremiti sono un luogo dell’anima, non sei tu a trovare loro, sono loro a trovare voi. E potrebbe capitarvi di approdarvi, sentirvi dei conquistatori di terre sconosciute alla massa, e diventarne talmente gelosi tanto da non parlarne sempre bene per tenerle solo per voi. Quindi, non andate alle Tremiti, mi raccomando!

Fonte: Il Riformista