Se mancherà il pane cominceranno le rivolte


“Le rivolte sociali sono sempre partite dal pane. Tra qualche mese ci potremmo trovare con i prezzi degli alimenti alle stelle e una massa di disoccupati che non potranno comprarle”. Una vera e propria bomba ad orologeria sociale che dovrebbe essere disinnescata e che invece le misure fiscali prese da Europa e Italia non sembrano in grado di farlo. A lanciare l’allarme è Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, società di consulenza sulle materie prime, che prevede un periodo di stagflazione all’orizzonte. Una stagnazione unita all’inflazione, insomma, che potrebbe creare seri disagi sociali alla luce delle deboli misure prese, finora, dall’Europa.

“Veniamo da un decennio di calo dei prezzi delle commodity alimentari”

Tra qualche mese il rialzo che sta interessando grano e riso si trasferirà alle altre commodity, afferma Torlizzi . “Quello che sta avvenendo nel settore delle materie prime, in particolare quelle agricole, è una dinamica che riguarderà tutte le altre compreso il petrolio le cui quotazioni oggi sono particolarmente basse. Generalmente quando ci sono dei cambi di tendenza le derrate alimentari tendono ad anticipare i cicli”, spiega.
Le commodity alimentari “vengono da un decennio di prezzi in calo. Se guardiamo l’andamento del Bloomberg Agricolture Index, un indice sintetico che monitora l’andamento di tutte le derrate alimentari, notiamo che dal picco del 31 marzo 2008 l’indice ha registrato una diminuzione del 55% che significa che a fronte del calo che dura da 10 anni, produrre commodity è diventato sempre meno conveniente. Alla riduzione dell’offerta è seguita anche una riduzione della capacità produttiva. Tuttavia quando si manifestano dei fenomeni di incremento della domanda, come in questo periodo, assistiamo a dei rally, a delle impennate di prezzo perché l’offerta non riesce a stare al passo con la domanda. Questo è il punto chiave”, evidenzia Torlizzi.

Ma quando finirà il lockdown cosa farà la domanda ?

“In questi anni i produttori hanno lavorato per razionalizzare la produzione nella speranza di stabilizzare i prezzi”, sottolinea. “Tuttavia ci sono tutti i segnali per pensare ad una inversione del ciclo nei mesi a venire perché il mercato adesso non solo deve far fronte a una tendenziale riduzione delle scorte, non solo deve fare i conti con dei colli di bottiglia sui lato dei trasporti,  aspetto inedito di queste ultime settimane, ma a breve il mercato dovrà fare i conti con la ripresa dei consumi, legata al ritorno alla normalità dopo il lockdown, e soprattutto per l’effetto di stabilizzazione sull’economia che avranno gli stimoli fiscali e monetari. Non tanto in Europa ma negli Stati Uniti perché se andiamo a considerare tutto l’impianto degli interventi si arriva a 3.500 miliardi di dollari. Questo provocherà una ulteriore impennata dei prezzi alimentari nei mesi a venire e porterà al rialzo l’indice dei prezzi al consumo. Per l’economia mondiale quindi – afferma il fondatore di T-Commodity – lo scenario rischia di essere particolarmente drammatico ossia quello di una stagflazione. Questo è l’aspetto più preoccupante che dimostra la bontà e la tempestività dell’intervento della Fed”.
     Al contrario invece di quello che succede in Europa dove le decisioni sono lente e le imprese nel frattempo muoiono. “Più si ritarda e più la capacità produttiva e industriale dei paesi maggiormente in difficoltà si riduce. Basta pensare all’Italia. Se si continua a non dare benzina finanziaria, alla riapertura ci sarà uno sterminio di piccole e medie imprese che non riapriranno più. Se questo discorso diventa sistemico alla riapertura, l’offerta non riuscirà a stare dietro alla domanda. Questo fenomeno unito all’aumento dei prezzi delle materie prime provocherà veramente uno scenario molto preoccupante dal punto di vista macroeconomico”, afferma l’esperto.

Grano riso soia costeranno di più? “Bisogna stare attenti”

    Oggi quindi l’aumento dei prezzi di grano, riso, soia non preoccupa più di tanto ma domani potrebbe diventare drammatico.”Oggi non c’è un vero e proprio allarme sulle derrate alimentari perché il rimbalzo è stato forte, il grano ad esempio è aumentato del 12% la settimana scorsa, però venivamo da 10 anni di cali. Il problema è che tali aumenti sono un indizio di una inversione di tendenza nel breve. Rischiamo che il potere di acquisto dei consumatori, già compromesso dalla perdita del lavoro e dalla riduzione dell’attività, venga ulteriormente minato. Bisogna stare attenti perché tutte le rivolte sociali sono sempre partite dal pane”.

Il petrolio a inizio 2021 potrebbe arrivare a 55 dollari

“Oltre al pane e agli altri alimentari quindi è previsto a traino un rialzo delle altre commodity come il petrolio. C’è un rapporto di Goldman Sachs, secondo cui anche se oggi il prezzo del Wti negli Stati Uniti sul mercato fisico è a 10 dollari se non più basso, a fine anno arriverà a 50-55 dollari, quando ripartirà la domanda”.
     “In un contesto di economia in ripresa il fatto che i prezzi delle materie prime salgano non è un problema. Per l’Italia invece delle criticità potrebbero sorgere perché probabilmente la liquidità arriverà a seguito di prestiti condizionati (Mes, ndr) che  il prossimo anno si tradurranno in rialzo della pressione fiscale, una tassa patrimoniale e altre misure del genere che creeranno forti disagi sociali. Oltre ai rialzi delle quotazioni di alimenti e petrolio assisteremo anche a un incremento delle quotazioni di altri metalli come il rame, fondamentale per l’edilizia, per la realizzazione di motori ed elettrodomestici. Oggi a causa dei prezzi bassi le miniere non stanno piu estraendo ma nel momento in cui ripartiranno i consumi, i prezzi del rame saliranno e impatteranno non solo sui consumatori finali ma anche sulle imprese manifatturiere quelle che comprano metalli per fare lavatrici, per esempio”, conclude. 

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Fonte: cronaca agi