SCUOLA “20 DI CAMBIAMENTO”


 

I 20 punti della scuola italiana secondo Giuseppe Valditara

La sua scuola (per sua ammissione) è l’opposto di quella del Gentile.

Venti punti di forte semplificazione nato dal confronto con i sindacati.

Anna La Mattina

 

Ormai ci siamo abituati: ogni volta che un nuovo ministro approda al Ministero della (Pubblica) Istruzione, oggi Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) cambia nome al dicastero e cambia programma, rispetto al suo predecessore.

Che la “Scuola gentiliana” sia stata colonna portante del “Ventennio fascista” è cosa nota a tutti; tuttavia da quella scuola sono stati formati generazioni di studenti che sapevano leggere, scrivere, far di conto e capire un testo, conoscere la nostra storia e la geografia del pianeta che abitiamo, conoscenze e abilità possedute anche da chi non andò mai oltre la 5° elementare.

Dalla riforma Moratti in poi, nel 2004, le cose si sono ingarbugliateparecchio; a tal proposito ecco cosa ci dice il Ministro che vuole cambiare la scuola italiana:

“E’ solo l’inizio, è un cantiere aperto, nella scuola il tema della semplificazione è assolutamente centrale, utilizzando anche le nuove tecnologie.

La scuola è comunità, il ruolo decisivo è della persona, del docente, tutto il resto è utilissimo ma va governato”. Così il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ad un convegno organizzato dalla Gilda.

Valditara ha aggiunto: “Punto molto alla personalizzazione dell’insegnamento, alla valorizzazione dei talenti; la mia visione è opposta a quella di Gentile: la riforma Gentile è piramidale, io credo nel pluralismo dei talenti, non ci devono essere percorsi di tipo A e B.

“La visione gentiliana è una visione piramidale della scuola, che 100 anni fa aveva un significato; oggi io credo nella parità delle scuole, ogni percorso è di serie A e deve valorizzare le intelligenze di ciascuno, esistono tante intelligenze”.

Intanto la scuola italiana è scaduta moltissimo: è più il fumo che l’arrosto.. e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’INVALSI non fa che rivelarlo, in maniera documentata.

La scuola italiana, dall’Autonomia in poi, si è trasformata in un grande mercato, dove le leggi proliferano, creando una sorta di “selva oscura”, per un insegnamento sempre più frammentato e disordinato, nel tentativo (mal riuscito) di dare sempre di tutto e di più… invece non si è mai ottenuto così poco nella storia della nostra scuola dal secondo dopoguerra!  La confusione generata è più forte della (presunta) buona volontà del legislatore e di coloro che fingono di credere nella “buona scuola” di renziana fattura.

Il Ministro dovrebbe saperlo e se non lo sapesse, dovrebbe fare un giretto nelle scuole, specie quelle del Sud. Pochi giorni fa una D.S. affermò che ricevere le direttive dall’UE, in maniera scolastica, per noi italiani “è stata la salvezza”, perché altrimenti inutili come siamo (probabilmente la dirigente in questione pensa questo di noi) non avremmo saputo come fare… come procedere.

Forse abbiamo davvero dimenticato chi siamo: siamo il Paese che ha fondato la prima Università d’Europa (l’Università di bologna) nel XI secolo (l’Alma Mater Studiorum1088); siamo Dante Alighieri e Leonardo Da vinci, ma anche Michelangelo e Raffaello; siamo Marco Polo, Cristoforo Colombo e Americo Vespucci, ma anche Giovanni Caboto, che con il suo genio, permise agli inglesi di solcare l’Oceano Atlantico, per andare a far razzie nell’America del Nord. Siamo la grande industria del Mady in Italy, in molti settori dell’arte e dell’artigianato, ma anche nella raffinata e genuina cucina italiana. Siamo la patria del bel canto, il paese che ha “inventato” l’Opera, che tutto il mondo conosce e apprezza.

E adesso che le scelte economico-politiche sovranazionali, hanno fatto di noi un Paese spento nelle sue migliori intelligenze, mortificato nei suoi migliori talenti, che si è dovuta “impoverire” negli anni ’90, perché entrasse nell’Unione europea e nell’euro a testa bassa e non come il Paese che fu tra i primi fondatori della CEE: adesso si dice “meno male che l’Europa c’è”… perché altrimenti non ce la caveremmo!

In realtà queste politiche scolastiche imposte dall’alto, che non rispettano le differenze culturali e le tempistiche delle diverse realtà geografiche, hanno di fatto realizzato le più grandi disparità e disuguaglianze che si potessero perfino immaginare.

Che dire: di riforma in riforma…di governo in governo… tanto rumore per nulla. Spero che sorga una nuova generazione che possa guardare con occhi aperti la realtà scolastica del nostro Paese e che voglia trasformarla, per il bene di tutti noi, ma soprattutto per il futuro dei giovani.

In buona sostanza, i 20 punti del Piano generale di semplificazione per il settore scuola promettono il cambiamento (parziale e superficiale) e prevedono: docenti di ruolo dal primo giorno di scuola, più servizi per studenti e famiglie e meno adempimenti burocratici; ma non vengono indicate con chiarezza le cose che bisogna fare per “snellire” le procedure e per concretizzare una scuola pubblica, veramente efficace, di rilancio… perché in realtà non c’è un progetto per il rilancio del nostro Paese e la scuola è funzione della società in cui siamo ormai costretti a vivere, accontentandoci di molto poco… vivendo nel dolore di assistere ad un nuovo analfabetismo nell’era tecnologica. Chi l’avrebbe mai detto!

Nessuna parola da parte del Ministro Valditara, per colmare questo enorme vuoto culturale, che la scuola delle mille leggi ha prodotto. No. Sembra proprio non faccia  parte dei 20 punti del suo programma.