Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)
L’uomo potrebbe sopravvivere e creare delle colonie su Marte e sulla Luna: lo afferma una ricerca delle università di Padova e Bologna pubblicata sulla rivista internazionale Earth-Science Reviews. Secondo le ricerche condotte dai due atenei italiani, infatti, sarebbe possibile sfruttare le grandi caverne laviche, presenti sia sul pianeta rosso che sul satellite. Queste cavità, conosciute con il nome scientifico di “pirodotti”, potrebbero ospitare i “colonizzatori umani”, proteggendoli dalle radiazioni cosmiche e dai meteoriti.
Uno studio lungo e complesso, quello di cui stiamo parlando, che ha analizzato caratteristiche, dimensioni e morfologia dei tubi lavaci lunari e marziani, ed ha messo in risalto affinità e differenze rispetto a quelli presenti sul nostro pianeta, ed in particolare nelle Hawaii, nelle Isole Canarie, in Australia e in Islanda. “Abbiamo misurato le dimensioni e raccolto la morfologia dei tubi di lava collassati lunari e marziane – spiega Riccardo Pozzobon, geologo planetario al Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova – utilizzando modelli digitali del terreno (DTM), che abbiamo ottenuto attraverso immagini stereoscopiche satellitari e altimetria laser prese da sonde interplanetarie. Abbiamo quindi confrontato questi dati con studi topografici su tubi di lava collassati simili sulla superficie terrestre e scansioni laser dell’interno dei tubi di lava a Lanzarote e nelle Galapagos. Questi dati hanno permesso di stabilire una relazione tra tubi di lava collassati e cavità sotterranee che sono ancora intatti. Tubi larghi quanto questi possono essere più lunghi di 40 chilometri, rendendo la Luna un obiettivo straordinario per l’esplorazione del sottosuolo e il potenziale insediamento negli ampi ambienti protetti e stabili dei tubi di lava. Questi ultimi sono così grandi che possono contenere l’intero centro storico di una città come Padova”.
Dimensioni eccezionali, determinate soprattutto dalla gravità inferiore della Luna e di Marte e del suo effetto sul vulcanismo. La temperatura al loro interno, non essendo soggetta ad una sensibile escursione tra le ore diurne e quelle notturne, rappresenta un altro punto a favore dell’esplorazione umana. Francesco Sauro, speleologo responsabile dei programmi ESA CAVES e PANGEA e professore al dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, chiarisce così il significato ed il valore di questo studio: “Le agenzie spaziali sono ora interessate alle grotte planetarie e ai tubi di lava, in quanto rappresentano un primo passo verso future esplorazioni della superficie lunare (vedi anche il progetto della NASA Artemis) e verso la ricerca della vita (passata o presente) nel sottosuolo di Marte”. La ricerca condotta dalle Università di Bologna e Padova, infine, apre ad una prospettiva del tutto nuova sull’esplorazione planetaria e spaziale, che prossimamente sarà sempre più incentrata sul sottosuolo di Marte e della Luna.
Non ci resta, dunque, che attendere per conoscere i risultati e le implicazioni di questi studi che, in un futuro neanche troppo lontano, potrebbero definitivamente dare il via alla creazione di colonie umane sull’agognato suolo lunare o sul “mitico”, e per tanto tempo irraggiungibile, pianeta rosso.