di Redazione
Tanta confusione che ha gettato nella disperazione l’intero settore sciistico amatoriale.
Il ministro della Salute (confermato) Roberto Speranza ha firmato il provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, dopo due rinvii, perché la data fissata dal Dpcm era 14 gennaio 2021.
Una decisione che mette fine definitivamente alle speranze di un intero settore, una presa in giro per chi aveva fatto investimenti fidandosi delle regole scritte dal Governo e adesso si trova spiazzato all’ultima ora da un improvviso dietro front.
Cresce la polemica per un provvedimento che giunge a poche ore dalla riapertura degli impianti sciistici; gli operatori turistici e gli imprenditori si erano organizzati per attuare un protocollo di sicurezza. Gli stessi, adesso, attraverso le associazioni di categoria, chiedono al nuovo Governo Draghi che gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato.
“Un metodo di procedere non condivisibile”, ha dichiarato Ettore Minniti – Responsabile Sport e Turismo di ConfederContribuenti – “Le regole non possono cambiare in corso d’opera, pochi minuti prima dell’attuazione della riapertura. Abbiamo supermercati e centri commerciali che straboccano di persone e quindi appare incomprensibile tale decisione di non concedere la riapertura degli impianti sciistici“. Minniti prosegue: “Assurdo quanto è successo perché le PMI aveva assunto personale specializzato per avviare quello che sembrava oramai cosa fatta. Una disorganizzazione che fa male al Paese, un colpo gravissimo al settore produttivo come quello del comparto sciistico. Non è serio” ha concluso.
Il provvedimento – spiega il Ministro – tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall’Istituto Superiore di Sanità, attestanti che la variante inglese, caratterizzata da maggiore trasmissibilità, rappresenta una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi.
La chiusura suggerita dal Cts, secondo cui alla luce delle “mutate condizioni epidemiologiche” dovute “alla diffusa circolazione delle varianti virali” del virus, “allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”.
Un parere che ha fatto infuriare i tecnici del settore: “Il CTS crea nuovamente il panico nel mondo della montagna”.
ConfederContribuenti, da una parte fa propria la preoccupazione sulla diffusione del virus, tant’è che in Francia e Germania si sono adottate analoghe misure, dall’altra parte si pone al fianco degli operatori, fortemente arrabbiati, “Non siamo burattini, così si rischia il collasso”. Si contesta il metodo adottato. Una decisione arrivata a poche ore dalla riapertura prevista, accolta con delusione e rabbia. Non è possibile adottare provvedimenti così drastici a poche ore dalla riapertura.
Le piste sono in perfette condizioni per la tanta neve scesa copiosa. Migliaia di prenotazioni degli amanti di sci per la ripartenza, organizzata in tutta sicurezza con rigidi protocolli per evitare qualsiasi rischio di assembramenti, ai quali vanno restituiti i soldi per l’acquisto degli ski-pass.
No! Non si governa con la politica apri/chiudi – chiudi/apri, così si prende in giro il cittadino, che viene trattato da suddito.
Una decisione presa senza il parere del Ministro dello Sport, che non c’è nel Governo Draghi, appare sospetta.
Il turismo e lo sport hanno bisogno di ben altro.