AGI – La transizione verde può mettere pressione al rialzo sull’inflazione. Lo ha affermato Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo dell’Eurotower, all’AssaMeeting. “La politica monetaria non può permettersi di guardare attraverso l’aumento dei prezzi dell’energia se questi rappresentano un rischio per la stabilità dei prezzi nel medio termine”, ha detto.
“I prezzi del carbonio nell’Ue e altrove sono aumentati in modo brusco l’anno scorso, rafforzando gli sforzi per ridurre le emissioni di carbonio il più velocemente possibile e accelerando gli investimenti nelle tecnologie verdi”, ha spiegato Schnabel. “Dato che il cambiamento del mix energetico verso combustibili meno costosi e ad alta intensità di carbonio richiederà tempo, un prezzo del carbonio in aumento, aliquote fiscali più alte su una serie di combustibili fossili e una domanda di energia relativamente inelastica possono portare a una continua pressione al rialzo sui prezzi al consumo nel periodo di transizione”, ha aggiunto.
Questi sviluppi, ha detto ancora, “pongono delle sfide sia alla politica fiscale che a quella monetaria. I governi dovranno proteggere le parti più vulnerabili della società dall’aumento dei prezzi dell’energia in un modo che non ritardi la transizione verde. La politica monetaria, da parte sua, non puo’ permettersi di guardare attraverso gli aumenti dei prezzi dell’energia se questi rappresentano un rischio per la stabilità dei prezzi a medio termine”.
“Questo potrebbe essere il caso se le prospettive di un persistente aumento dei prezzi dell’energia contribuiscono a disancorare le aspettative di inflazione, o se le pressioni sui prezzi minacciano di portare l’inflazione al di sopra del nostro obiettivo del 2%, poiché l’aumento dei prezzi del carbonio e i relativi spostamenti dell’attività economica stimolano piuttosto che sopprimere la crescita, l’occupazione e la domanda aggregata nel medio termine”, ha evidenziato il membro del comitato esecutivo della Bce.
Nel dettaglio Schnabel ha evidenziato che la fase di transizione può portare un periodo prolungato di maggiore inflazione energetica. “Mentre i cambiamenti di prezzo relativi sono desiderabili e voluti, possono pesare sull’economia se le imprese e le famiglie non possono sostituire l’energia ad alta intensità di carbonio più costosa con alternative più verdi e meno costose”, ha detto.
“Prezzi del carbonio più alti funzionano in parte stimolando gli investimenti e l’innovazione nelle tecnologie a basse emissioni. Ma questi investimenti richiedono tempo. Al momento, l’energia rinnovabile non si è ancora dimostrata sufficientemente modulabile per soddisfare una domanda in rapido aumento“, ha aggiunto.
“Nell’Ue, le energie rinnovabili rappresentano attualmente solo il 20% circa del consumo di energia. Il pacchetto ‘Fit for 55’ propone di aumentare questa quota al 40% entro il 2030. La combinazione di una capacità di produzione insufficiente di energie rinnovabili nel breve periodo, di investimenti modesti nei combustibili fossili e dell’aumento dei prezzi del carbonio significa che rischiamo di affrontare un periodo di transizione forse prolungato durante il quale la bolletta energetica sarà in aumento”
Schnabel ha dunque portato come “caso emblematico” i prezzi del gas: “Le condizioni climatiche avverse dello scorso anno, che hanno limitato la produzione di energia rinnovabile, hanno portato a significativi squilibri tra domanda e offerta nel mercato del gas, mentre la crescita globale ha accelerato, spingendo i prezzi del gas a nuovi massimi storici”.
E dunque la transizione verde “potrebbe rafforzare questi squilibri in futuro. In molti paesi, soprattutto in Asia ma anche nell’area dell’euro, il gas – essendo inquinante la metà del carbone – è visto come una soluzione di ripiego nel passaggio a un sistema energetico più verde. Nell’Ue, l’aumento dei prezzi del gas ha un impatto diretto e immediato sui prezzi all’ingrosso dell’elettricità. A novembre, i prezzi all’ingrosso dell’elettricità nell’area dell’euro hanno raggiunto 196 euro per megawatt, quasi quattro volte di più della media dei due anni prima della pandemia”.
Di conseguenza, ha concluso, l’inflazione dei prezzi dell’energia nell’area dell’euro (Hicp), ha raggiunto un massimo storico nel novembre dello scorso anno, con elettricità e gas che insieme hanno rappresentato più di un terzo dell’aumento totale. E l’energia, a sua volta, “è stata il primo fattore alla base del forte aumento dei prezzi al consumo complessivi nell’area dell’euro, con l’Ipca che si è attestato al 5% nel dicembre 2021 secondo la stima flash di Eurostat, il livello più alto registrato dall’introduzione dell’euro nel 1999”.
Source: agi