Santa Sofia torna moschea, il Patriarcato di Mosca condivide il "dolore" del Papa


AGI –  La Chiesa russa ortodossa “condivide in pieno” il dolore espresso da Papa Francesco per la decisione di Ankara di riconvertire in moschea Santa Sofia e sottolinea la “necessita’ che la comunita’ internazionale mantenga alta l’attenzione sulla questione”. A commentare, in un’intervista all’AGI, la fine dello “status neutrale” di museo della ex cattedrale bizantina a Istanbul e’ il numero due della diplomazia della Chiesa russa, l’arciprete Nikolay Balashov, vice direttore del dipartimento Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. “La decisione delle autorita’ turche, senza dubbio, non contribuira’ a migliorare le relazioni tra cristiani e musulmani”, ammonisce Balashov. “Il precedente status neutrale di Santa Sofia”, sottolinea, “rispettava la storia plurisecolare di questo monumento unico, che per quasi un millennio e’ stato la cattedrale principale della Chiesa d’Oriente e ha avuto un significato per i cristiani ortodossi simile a quello della basilica di San Pietro a Roma”.

Erdogan non ha un piano, serve vigilare

Il 10 luglio, il Consiglio di Stato turco ha deciso di annullare il decreto del Consiglio dei ministri che nel 1935 converti’ Santa Sofia (o Aya Sofia) da moschea a museo. Subito dopo, il presidente Recep Tayyip Erdogan ha pubblicato il decreto che fissa al 24 luglio la riapertura della ex cattedrale alle funzioni religiose musulmane. “Milioni di cristiani in Russia e nel mondo hanno percepito il ritorno di Santa Sofia a moschea come una minaccia alla coesistenza pacifica delle religioni, come una violazione della preziosa eredita’ della civilta’ cristiana”, denuncia l’arciprete, lasciando poi intendere che non ci si puo’ fidare della promessa di Erdogan di mantenere lo status di patrimonio dell’umanita’ di Santa Sofia, conservando i simboli cristiani che si trovano al suo interno.

“Tempo fa”, ricorda Balashov, “il presidente turco aveva promesso che Haya Sofia non sarebbe diventata moschea, ma qualcosa poi e’ cambiato. Ora dice che nessuno tocchera’ i mosaici e lo stesso giorno il suo ministro della Cultura dichiara che l’arte cristiana, ritenuta inappropriata per una moschea, sara’ esposta altrove. Le autorita’ turche assicurano che i pellegrini cristiani e gli altri visitatori potranno vedere le preziose opere bizantine, quando non si tengono le funzioni religiose musulmane, ma poi viene riferito che la lettura del Corano si terra’ 24 ore al giorno”.  A riprova dei suoi dubbi, il numero due del metropolita Hilarion – considerato il ‘ministro degli Esteri’ del Patriarcato di Mosca – riporta “il pessimo esempio” della basilica bizantina di Santa Sofia a Trebisonda”, riconvertita in moschea nel 2013: “Li’ le immagini cristiane nella volta sono state semplicemente coperte ermeticamente da un contro soffitto, senza gusto”. “Penso che su Haya Sofia le autorita’ turche non abbiano un vero piano d’azione, ben fatto e ponderato”, avverte Balashov, “e per questo e’ necessario mantenere alta l’attenzione della comunita’ internazionale“.

Nessuna frattura tra Patriarcato e Cremlino

Sulla presunta frattura che avrebbero creato tra il Patriarcato di Mosca e il Cremlino, le parole del portavoce di Vladimir Putin che ha preso le distanze definendo la decisione di Ankara “un affare interno alla Turchia”, l’arciprete spiega: “Queste non sono le uniche parole pronunciate dal presidente e dai rappresentanti del ministero degli Esteri russo, che in una situazione del genere possono agire solo nel quadro del diritto internazionale accettato”. “I rappresentanti dello Stato”, sottolinea Balashov, “hanno preso in considerazione le preoccupazioni della Chiesa ortodossa e dell’opinione pubblica e le hanno riflesse in modo adeguato nelle loro dichiarazioni, anche pubbliche”.

In Russia, ci tiene a sottolineare, quanto accaduto in Turchia “ha avuto un’eco significativa, ma va anche tenuto presente che da noi vivono molti musulmani (sono la seconda comunità religiosa dopo gli ortodossi, ndr) e anche il loro punto di vista ha avuto la sua attenzione mediatica. Tuttavia, vorrei notare che anche molti musulmani nel mondo non sono contenti della decisione del leader turco e lo hanno detto pubblicamente. Anche tra i musulmani turchi non tutti sostengono l’idea di una moschea a Santa Sofia, ho ricevuto commenti in questo senso anche sul mio profilo Facebook”. Infine, Balashov sostiene di “condividere in pieno i sentimenti del Santo Padre”, che ha detto di essere “molto addolorato” al pensiero di Santa Sofia. “Naturalmente quanto accaduto ha addolorato non solo i cristiani ortodossi, ma tutto il mondo cristiano”, conclude l’arciprete. 

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Fonte: estero agi