Sanremo 1993. Con Enrico Ruggeri trionfa il rock nell’anno di tangentopoli

Enrico Ruggeri, vincitore dell'edizione del festival di Sanremo 1993, mentre riceve il premio da Lorella Cuccarini e Pippo Baudo (AP Photo/Luca Bruno/files)


di Gianni De Iuliis

Dal 23 al 27 febbraio 1993 si svolse al teatro Ariston la quarantatreesima edizione del Festival di Sanremo. Fu condotto da Pippo Baudo e Lorella Cuccarini.

La canzone vincitrice fu Mistero, interpretata da Enrico Ruggeri. La prima volta di un pezzo rock. Nonostante l’iniziale diffidenza verso una canzone poco sanremese, essa fu ben accolta dalla platea e dalla critica, ottenendo ottimi risultati anche in termini di vendite. Il testo si chiede che cosa sia quella forza oscura che annebbia la ragione, che ci fa perdere il controllo delle nostre azioni e che ci spinge ad agire in modo anomalo. La risposta è un Mistero («cos’è che ci cattura e tutto ci moltiplica / cos’è che nella notte fa telefonare / quando si ama davvero / MISTERO»).

Tra le Nuove proposte vinse, con la canzone La solitudine, la diciottenne romagnola Laura Pausini, che a breve sarebbe diventata una star internazionale.

Da un punto di vista politico il 1993 è stato uno degli anni più significativi della storia della Repubblica italiana. L’episodio simbolo avviene la sera del 30 aprile 1993. Il segretario del Partito Socialista Italiano Bettino Craxi, all’epoca forse l’uomo più potente della politica italiana, fu accolto da un centinaio di manifestanti ostili che protestavano di fronte all’ingresso dell’Hotel Raphael, l’albergo dove abitava quando si trovava a Roma. Poche ore prima la Camera aveva respinto quattro delle sei autorizzazioni a procedere per corruzione e ricettazione che la magistratura aveva richiesto contro di lui. I manifestanti erano lì per contestarlo. Dopo dieci mesi a seguire le vicende dell’inchiesta Tangentopoli, consideravano Craxi il simbolo più importante del malcostume e della corruzione diffusa in tutto il paese. Così non appena egli uscì dalla porta partirono prima i cori e poi, quasi subito, una pioggia di oggetti: sassi, sigarette, pezzi di vetro e soprattutto monetine. Fu una vera e propria aggressione. Alcuni tenevano in mano banconote da mille lire e cantavano «Bettino vuoi pure queste?». Gli osservatori politici decretarono che quella scena non mise fine soltanto alla carriera di Craxi come uomo politico, ma a un’intera stagione politica.

Come si giunge alla serata dell’Hotel Raphael? Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e con le elezioni del 1948 la politica italiana è stata fortemente condizionata dalla Guerra Fredda. Il voto per la Democrazia Cristiana sembrava una scelta obbligata per l’elettorato italiana. Una scelta a favore della democrazia e degli Stati Uniti. Il voto a favore del Partito Comunista Italiano una scelta a favore del Comunismo e dell’Unione Sovietica. Il clima della guerra fredda ebbe notevoli riflessi in Italia e condizionò pesantemente tutte le elezioni successive al 1948, provocando nella politica italiana un violento scontro ideologico e una netta contrapposizione dei due schieramenti. Ma la situazione internazionale generò anche un’anomalia nel sistema italiano, il bipartitismo imperfetto. Per quasi cinquanta anni ci fu l’egemonia della D.C. al governo del Paese e l’egemonia del P.C.I. all’opposizione, senza alcuna alternativa, con un progressivo grave danno alla democrazia, cui era sottratta la possibilità di una stimolante alternanza di governo.

Con la fine della Guerra Fredda e la caduta del Comunismo in Unione Sovietica e nell’Europa orientale emerse in tutta la sua dirompenza l’anomalia del sistema italiano. Tra l’altro nel 1991 muore il PCI che si trasforma in PDS. Fu un atto coraggioso ma inevitabile che portò a compimento il lungo travaglio di trasformazione del PCI, già avviato da Togliatti nel 1964. Il nuovo partito, con segretario Achille Occhetto, affermava una nuova identità socialdemocratica e si staccava definitivamente dalla tradizione comunista. I tempi erano maturi per la democrazia dell’alternanza.

Ma l’anomalia del sistema italiano, la democrazia bloccata, l’assenza di una solida cultura dell’alternanza avevano progressivamente generato una forma di pericolosa partitocrazia. I partiti stavano sempre più assumendo un carattere oligarchico, burocratico, parastatale, con forme di consociativismo tra i soggetti politici alternativi tra di loro che degenerarono in un sistema corrotto. Dirompente fu l’inchiesta Mani Pulite, già iniziata nel 1992, della magistratura di Milano, che seguita da molte altre procure indagò su un vasto sistema di finanziamento illecito dei partiti a cui si accompagnavano gli episodi di corruzione più o meno piccola da parte di decine di esponenti politici.

Il sistema, quindi, si avviava a un cambiamento epocale. Il 29 aprile 1993 la Camera doveva votare sulla richiesta di autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi nell’ambito di sei inchieste diverse. Quelli che portavano al segretario del PSI erano tra i filoni più importanti dell’inchiesta Mani Pulite, cominciata dieci mesi prima a Milano con l’arresto per corruzione di un altro dirigente socialista, Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, un istituto di assistenza agli anziani. Craxi prese la parola in Parlamento per difendersi e convincere i suoi colleghi a respingere le richieste di procedere contro di lui. Fu probabilmente il suo discorso più famoso, quello in cui ammise il finanziamento illecito del Partito Socialista, in cui affermò che tutti i partiti avevano fatto la stessa cosa e negò ogni accusa di arricchimento personale. Quindi la serata dell’Hotel Raphael e la fine politica di Craxi che, decaduta la sua immunità parlamentare, fuggì in Tunisia, dove sarebbe rimasto fino alla morte, il 19 gennaio del 2000.

Tra l’altro il 18 e 19 aprile si tennero i referendum abrogativi con otto distinti quesiti. Ci fu un’affluenza del 77% con il successo di tutti gli otto quesiti. Da un punto di vista politico i più importanti furono l’abrogazione di parti della legge elettorale per il Senato per introdurre il sistema maggioritario, rovesciando il principio proporzionalistico, simbolo della Prima Repubblica; l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti.

Nel 1993 si officia il funerale della Prima Repubblica. Sappiamo poi come andrà a finire. L’anno dopo, in poche settimane, Silvio Berlusconi fondò un partito, Forza Italia, che si autodefinì «partito liberale di massa». Nelle elezioni politiche del 1994 Forza Italia, Lega Nord, Alleanza Nazionale (ex MSI) e un partitino nato dalle ceneri della DC (CCD) formarono una coalizione di centrodestra, il Polo delle Libertà, che sconfisse la coalizione di centrosinistra, formata da PDS e Rifondazione Comunista (entrambi nati dalle ceneri del PCI), Verdi, Cristiano-sociali. Inizia la Seconda Repubblica e l’era del berlusconismo.