Sanremo 1986. “Adesso tu” consacra Eros Ramazzotti


                                                                                                                                di Gianni De Iuliis

Dal 13 al 15 febbraio 1986 si svolse al teatro Ariston la trentaseiesima edizione del Festival di Sanremo. Fu condotto da Loretta Goggi in collaborazione con Anna Pettinelli, Mauro Micheloni e Sergio Mancinelli; il giornalista sportivo Sandro Ciotti effettuò i collegamenti dal Casinò. Gli intermezzi comici furono affidati al Trio (Massimo Lopez, Anna Marchesini e Tullio Solenghi).

La canzone vincitrice fu Adesso tu, interpretata da Eros Ramazzotti. Un pezzo che riscosse enorme successo. Scalò in breve le classifiche di vendita italiane e consacrò definitivamente Eros Ramazzotti come big della musica pop internazionale. Il brano è un omaggio a quella periferia in cui il cantante è nato e cresciuto. Nell’immaginario collettivo la periferia è un non luogo, ma nella rielaborazione di Ramazzotti essa assume un ruolo pedagogico e formativo. Innanzi tutto insegna a sognare. E poi gli permette di imparare a resistere e ad andare avanti, senza voltarsi indietro e senza lamentarsi. Ma il successo non fa dimenticare gli amici di sempre, quelli veri, quelli che non ce l’hanno fatta e che sono ancora là, ai bordi della città («Nato ai bordi / di periferia / Dove i tram non vanno avanti più / Dove l’aria è popolare / È più facile sognare / Che guardare in faccia la realtà […] Ed ho imparato che nella vita / Nessuno mai ci dà di più / Ma quanto fiato, quanta salita / Andare avanti senza voltarsi mai / E ci sei adesso tu / A dare un senso ai giorni miei / Va tutto bene dal momento che ci sei / Adesso tu / Ma non dimentico / Tutti gli amici miei / Che sono ancora là»).

La notte del 26 aprile 1986 a Černobyl, nell’allora Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, avvenne un incidente presso la centrale nucleare Lenin. Passò alla storia come il disastro di Černobyl, il più grave incidente della storia del nucleare civile e l’unico, insieme a quello di Fukushima del 2011, a essere classificato con il settimo livello, il massimo della scala INES (International Nuclear and radiological Event Scale, scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici. È un parametro elaborato dal 1989 dall’AIEA, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, con lo scopo di classificare incidenti nucleari e radiologici).

Alla base del disastro ci furono probabilmente errori di procedura nel corso di un test di sicurezza sul reattore nucleare RBMK numero 4 della centrale. Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente. Per molti giorni fu impossibile bloccare l’emissione radioattiva. I dirigenti sovietici di fronte alle dimensioni del disastro fecero evacuare circa 336000 persone.

Non fu possibile evitare la divulgazione della notizia nel mondo, con pesanti conseguenze per la credibilità e il prestigio tecnico-scientifico dell’Unione Sovietica. La nube tossica irradia il 70% del territorio dell’odierna Repubblica Bielorussa creando il più grande disastro ecologico del nostro secolo. La Regione di Gomel subisce le maggiori conseguenze; essa vanterà il triste primato di tumori infantili, di patologie quali la leucemia, il diabete, l’insufficienza cardiovascolare, l’ipotiroidismo, l’asma bronchiale, l’immunodeficienza.

In pochi giorni le radiazioni toccarono anche l’Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia, fino a lambire, pur con livelli di radioattività inferiori, anche l’Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l’Austria, i Balcani, la costa orientale del Nord America, provocando un allarme generale e grandi polemiche contro i dirigenti sovietici.

Solo dopo tanti anni vedremo nella zona e su un vasto territorio tanta desolazione. Una grande città interamente abbandonata. Campagne trascurate e lasciate abbandonate per sempre. Bambini nati deformi e altri condannati a una morte lenta.

Le prime reazioni delle fonti ufficiali tesero a minimizzare l’impatto della nube radioattiva sul territorio italiano. Durante una conferenza stampa ai primi di maggio la rivista La Nuova Ecologia e la Lega per l’Ambiente resero invece noti dati che documentavano la presenza preoccupante di radionuclidi su molte aree del Paese. Nei giorni successivi le autorità vietarono perciò il consumo degli alimenti più a rischio, come latte e insalata. Il 10 maggio a Roma una grande manifestazione popolare a cui parteciparono più di 200.000 persone segnò il primo passo verso il referendum che l’anno successivo portò all’abbandono dell’energia nucleare in Italia. Tali eventi ebbero un impatto decisivo nella storia dell’ambientalismo italiano, già impegnato, a partire dalla metà degli anni Settanta, in una crescente mobilitazione contro il nucleare. Per il referendum del 1987 furono raccolte in pochi mesi oltre un milione di firme. L’associazione Legambiente e il WWF raddoppiarono i propri iscritti. Alle elezioni politiche del 1987 i Verdi ottennero quasi un milione di voti.

Il dibattito filosofico conseguente al disastro di Černobyl conferma drammaticamente che l’idea di un progresso necessario e sempre positivo è teoreticamente inconsistente. Il progresso produce catastrofi nuove; i suoi sacerdoti sono avvinti da dogmi e oscurantismi; i suoi eroi sono paranoici.  Alfonso Berardinelli scriverà su Avvenire che l’umanità è considerata «Carne da progresso».

Spesso è molto più semplice trasformare continuamente il mondo, inseguendo l’illusorietà di un progresso eterno, che comprenderlo.