Sanità, un bambino nato per morire


Febbraio 2023, in diretta su LA 7 nel programma “Piazza Pulita”, il giornalista – scrittore Stefano Massini racconta la drammatica storia di una giovane coppia, un caso come tanti di malasanità. Ai genitori in attesa del loro figlio in grembo, arrivati per emergenza al presidio ospedaliero più vicino, gli viene comunicato che per la tanto decantata politica sanitaria dei “tagli” il punto nascite presso l’ospedale non è attivo. Un punto nascite per essere garantito deve superare i 500 parti annui. A causa dei tagli ai piccoli ospedali, pertanto, si vedono costretti ad una corsa contro il tempo di 100 km per raggiungere in circa 1h e 30 minuti un ospedale che avesse il reparto di ginecologia con il previsto punto nascite. La conseguenza drammatica per la coppia è stata la morte del loro piccolo nel tragitto verso la struttura ospedaliera più vicina, ma che era lontana.
Un bambino nato per morire. Ecco che cos’è, davvero, la tanto celebrata “razionalizzazione dei costi”.

Da vent’anni per la politica sanitaria è stata tutta una questione di costi. I “tagli alla sanità” sono stati i principali driver nazionali che hanno guidato le scelte sanitarie di impronta aziendale, di matrice più economica che assistenziale. Un confronto tra costi ed entrate alla ricerca di risorse secondo una idealistica impronta manageriale nel segno della efficienza e della razionalizzazione dei costi. Con il risultato di un lento ed inesorabile declino del Servizio Sanitario Pubblico (S.S.N.), messo a rischio nella garanzia dei suoi servizi sanitari essenziali.
Il nostro S.S.N. si è sfibrato come una coperta sanitaria corta e leggera che copre sempre meno e sempre peggio il paziente steso ed infreddolito nella barella creata da questa incompetenza. Indirettamente si è creato un corredo necessario e parallelo di enti ed istituti convenzionati e privati che hanno coperto gli spazi vuoti e leggeri dell’assistenza sanitaria pubblica. È evidente a tutti quanto sia stata inversamente proporzionale l’ascesa del sistema sanitario privato e convenzionato, diventato indispensabile nell’erogazione dei servizi di assistenza. Tutto causato da una programmazione sanitaria pubblica nel segno dei tagli “necessari” senza una visione lungimirante a salvaguardia del sistema. O forse, qualcuno, ai piani alti, lontano dai corridoi dei reparti e dalla sale operatorie, aveva una visione tutta sua, cambiare indirettamente il sistema?
Sicuramente a quella coppia di giovani genitori non importa. Chiudere un punto nascite, tagliarlo come un cordone ombelicale, non è politica sanitaria, è ingiustizia sociale.

Ottobre 2024, il sistema sanitario pubblico sta implodendo con casi di malasanità ricorrenti. Tra liste d’attesa infinite e aggressioni ospedaliere sempre più frequenti, tra rabbia ed impotenza, il patto sociale tra cittadini ed operatori sanitari è saltato.
E forse, in troppi casi, si celano errori che non sono individuali e professionali. Poiché a causa proprio di quella scellerata programmazione e di una indefinibile visione non si è stati in grado di garantire l’efficienza operativa sanitaria ai suoi pochi professionisti.
Per questo condivido il racconto di Stefano Massini, per non dimenticare. Perché l’emozione possa superare le logiche dei numeri, di quella razionalizzazione. Perché sono sempre tempi di scelte, soprattutto quando in sanità, oggi, il fiume dei soldi del PNRR investe l’Italia tra ospedali e case di comunità. Allora ricordiamo, per trovare nuove ragioni e nuove visioni, affinché si possano cambiare schemi e parametri di scelta per la nuova rete sanitaria che verrà.
E mentre nuove giovani coppie restano in “attesa”, attraverso le parole di una canzone, un inno alla vita per un figlio, chiediamo, “A modo tuo” cara Elisa, scusa:
…Sarà difficile chiederti scusa
per un mondo che è quel che è
io nel mio piccolo tento qualcosa
ma cambiarlo è difficile
sarà difficile…

dott. Cracò Pietro