Sanità, è ancora emergenza ma l’AIFA perde pezzi: 100 mancati rinnovi per i precari


Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)


Tra i temi che tengono maggiormente banco in questi giorni, c’è quello relativo al prolungamento dello stato d’emergenza. In un primo tempo si era ipotizzata la data del 31 dicembre, ma polemiche e divisioni interne avrebbero spinto il governo a fare un passo indietro ed ad estenderlo fino al 31 ottobre. C’è una notizia, però, che è tornata in auge recentemente e che cozza, in maniera palese, con la volontà manifestata dall’esecutivo.

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), se le cose non dovessero cambiare radicalmente nel giro di due settimane, si troverà infatti a fare i conti con un significativo e preoccupante vuoto d’organico. Il motivo è l’annosa questione dei dipendenti precari dell’ente pubblico che, lo ricordiamo, opera in autonomia ma sotto la direzione del Ministero della Salute e sotto la vigilanza del Ministero dell’Economia. L’AIFA ha attualmente 552 lavoratori in organico, nonostante nel 2015, con il decreto “Enti Locali”, era stato previsto l’ampliamento fino a 630 unita. Di questi circa un centinaio sono precari (45 interinali e poco più di 50 con un contratto di collaborazione).

 

Ebbene, a dispetto del difficile periodo e del progressivo aumento dei compiti assegnati all’agenzia, i contratti di questi lavoratori non saranno rinnovati per una chiara e precisa volontà del Ministero della Salute. Il dicastero guidato da Roberto Speranza, come riferisce in un’interrogazione parlamentare a risposta scritta portata avanti da Debora Serracchiani (PD), ha fatto pervenire una nota all’AIFA, invitandola “a non proseguire con l’utilizzo di questa tipologia di contratti ed a non prorogare quelli in essere (di somministrazione)”. Medesimi atti parlamentari sono stati portati avanti anche dall’opposizione e, nello specifico, da Mariastella Gelmini (FI) e da Francesco Lollobrigida (FDI). Interrogazioni che, al momento, sono cadute nel vuoto… Nessuna risposta è finora arrivata. La situazione più complicata è quella dei 45 interinali, la maggior parte dei quali riveste ruoli chiave, che dopo il 31 luglio, saranno di fatto licenziati, anche se tecnicamente si tratterà di mancati rinnovi (la scadenza inizialmente prevista era il 30 giugno, ma lo stato d’emergenza ha determinato la proroga di un mese). Una situazione grave, visto che si “manderanno a casa” professionisti che si sono prodigati nei difficili mesi della pandemia, operando affinché l’Italia non fosse messa al tappeto dal virus, e che, proprio in questa fase, avrebbero potuto svolgere un importante lavoro di studio, ricerca, sperimentazione e controllo sui farmaci. Compiti, questi, assegnati all’AIFA proprio dal governo con il decreto “Cura Italia”. Senza dimenticare, poi, che il coincidente periodo delle ferie agostane potrebbe causare spaventosi vuoti d’organico all’interno di un ente tanto importante.

La salvaguardia del lavoro promessa dall’esecutivo e il blocco dei licenziamenti rimangono, in questo caso, lettera morta. Ancora una volta emerge una palese contraddizione nelle decisioni e negli atti che il governo porta avanti. Mentre si pensa a prolungare lo stato di emergenza, e si presuppone quindi l’esistenza di un rischio epidemiologico ancora alto, viene permesso – senza colpo ferire –  lo spopolamento dell’AIFA.