Una delle grandi novità del Programma Quadro europeo per la Ricerca e l’Innovazione 2021-2027, ‘Horizon Europe – Orizzonte Europa’, di cui ho già parlato, sono le “EU Missions”: ispirate al programma Apollo che portò l’uomo sulla luna, le Missioni sono le grandi sfide sociali del nostro tempo a cui rispondere con iniziative ambiziose e di alto profilo orientate alla ricerca di soluzioni concrete entro il 2030 a beneficio di tutti i cittadini europei.
Le Missioni, che dovranno realizzare attività di ricerca e innovazione dirompenti e adatte ai contesti locali, sono state suddivise in cinque aree che sono: l’adattamento ai cambiamenti climatici (che include il modo in cui si trasforma la nostra società), la lotta al cancro, città climaticamente neutre e intelligenti, la protezione degli oceani, dei mari, delle acque costiere e interne (Missione: Restore our Ocean and Waters), la salute del suolo e il cibo.
Le missioni rappresentano un potente strumento a sostegno delle priorità dell’Europa e di avanzamento della transizione verde delle nostre economie e società, per contribuire a realizzare cambiamenti su larga scala e coinvolgere tutte le parti interessate, comprese regioni e cittadini, con nuove forme di governance e collaborazione, e per attuare il Green Deal europeo, con il quale superare la sfida del cambiamento climatico e il degrado ambientale e trasformare l’UE in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva. I target: far diventare l’Europa climaticamente neutra entro il 2050 (puntando a riduzioni nette di emissioni di gas serra), una crescita economica svincolata dall’uso delle risorse (grazie all’economia circolare), nessuna persona e nessun luogo lasciati indietro (politiche human-centric).
Il Work Programme HEU
Il primo Horizon Europe (HEU) Work Programme 2021-22 pubblicato a giugno 2021 e aggiornato pochi giorni fa, il 15 dicembre, comprende una serie di azioni preparatorie che gettano le basi per la realizzazione delle Missioni, il cui avvio è stato approvato dalla Commissione lo scorso 29 settembre, e che stanno ora entrando nella loro fase di piena attuazione. La timeline ha previsto l’aggiornamento del programma di lavoro con un programma completo di ricerca e innovazione. L’obiettivo è quello, una volta adottate le modifiche del programma di lavoro entro la fine del 2021, di avviare le azioni sul campo nel 2022.
Nel rapporto UE Starfish 2030, del 2020, il Mission Board on Healthy Oceans, Seas, Coastal and Inland Waters propone in ambito transizione green la Missione: Restore our Ocean and Waters da sviluppare entro il 2030, di fondamentale importanza per la tutela della salute del Pianeta attraverso la salvaguardia delle sue acque e il contrasto ai cambiamenti climatici. La Missione si propone un nuovo approccio sistemico nello svolgere un ruolo chiave per raggiungere la neutralità climatica e salvaguardare la natura, contribuendo a conseguire gli obiettivi UE di proteggere il 30% della superficie marittima dell’Europa, marina e dolce, 25.000 km di fiumi e la biodiversità, di ripristinare e proteggere gli ecosistemi marini e gli habitat degradati, di prevenire ed eliminare l’inquinamento riducendo a zero i rifiuti di plastica in mare, di dimezzare l’uso di sostanze chimiche e pesticidi e rendere l’economia blu circolare e climaticamente neutra, decarbonizzandola fino a zero emissioni di carbonio e in ottica di sostenibilità per affrontare i cambiamenti climatici.
Agli obiettivi si affiancano due “abilitatori” trasversali: la realizzazione di un sistema digitale che sintetizzi tutta la conoscenza del mare e un nuovo e pieno coinvolgimento della società a tutti i livelli. Il piano di attuazione della Missione è ispirato alla forma di una stella marina (in foto), usata come simbolo nel rapporto Starfish 2030, le cui cinque braccia rappresentano le azioni principali: colmare il gap di conoscenza ed emozionale su ciò che riguarda le nostre acque, rigenerare gli ecosistemi marini e di acqua dolce, ridurre a zero l’inquinamento, decarbonizzare il nostro oceano e le acque costiere e interne, rinnovare e coinvolgere diversi livelli di governance e una nuova relazione con i cittadini. Azioni che non sono svincolate l’una dall’altra, ma al contrario sono strettamente interconnesse per la realizzazione dello scopo di ripristinare il ciclo dell’acqua nel suo insieme, attraverso una serie di target ambiziosi, concreti e misurabili, considerati come componenti indispensabili per un approccio olistico al cambiamento.
Il faro del Mediterraneo
Per risolvere problemi comuni transfrontalieri come il ripristino degli ecosistemi marini e di acqua dolce, combattere l’inquinamento e sostenere la transizione green della blue economy per renderla circolare e climaticamente neutrale, verranno creati dei “Fari” di bacino (Danubio, Atlantico, Mediterraneo) con approccio ‘all-in’, ovvero con tutti gli attori coinvolti nell’implementazione. I Fari saranno luoghi fisici, in siti preesistenti, in cui si svolgeranno le attività della Missione, quali quelle di analizzare e applicare soluzioni per il recupero del nostro oceano e delle acque, e per raggiungere gli obiettivi chiave della Mission.
In particolare, l’obiettivo del Faro del Mediterraneo sarà quello di prevenire e eliminare l’inquinamento delle sue acque. Su questo sono programmate due Call, aperte il 22 dicembre scorso e con deadline il 12 aprile 2022.
Seguiranno due fasi, la Fase di sviluppo e pilotaggio -2022-25 (1. Impostazione di ‘‘fari” come siti della Missione; 2. soluzioni di ricerca e innovazione; attività specifiche), e la Fase di dislocazione e ampliamento – 2026-30 (3. Ampliamento dei progetti; 4. Creazione di un sistema digitale per la conoscenza del mare e degli oceani; 5. Coinvolgimento e attivazione dei cittadini).
Per le diverse fasi della Missione saranno attivate diverse fonti di finanziamento. Nella prima fase le attività di ricerca e innovazione centrate su Fari e abilitatori saranno finanziate tramite seed money e contributi in beni o servizi (in-kind) provenienti da Horizon Europe e altri programmi settoriali (LIFE, EMFAF, InvestEU, Copernicus), o da risorse degli stati membri dell’UE. Nella seconda fase, di ampliamento, saranno attivate aggiuntive risorse pubbliche (regionali, nazionali) e private.
Italia candidata a ospitare il Forum dell’acqua
E mentre l’Europa chiama all’appello le migliori energie per far fronte ai problemi cruciali per il nostro ambiente e per la società, anche l’Italia fa la sua parte nel rilevare la centralità dell’importanza dell’acqua negli ecosistemi del pianeta, dall’agricoltura alla desertificazione, all’accesso alle risorse idriche per tutti, lanciando attraverso la Farnesina la sua candidatura a ospitare la decima edizione del Forum Mondiale dell’Acqua, un congresso internazionale che viene organizzato ogni tre anni dal Consiglio Mondiale sull’Acqua, che si terrà nel 2024, proponendo come sedi Roma, Firenze e Assisi. L’assegnazione sarà annunciata il 22 marzo 2022 a Dakar, in Senegal, sede della nona edizione del Forum.
L’acqua è un elemento di importanza strategica anche perché esserne privi può portare a guerre, e non è casuale la scelta di Assisi. Preservarla come risorsa del Pianeta, disponibile per tutti, vuol dire contribuire a un mondo di pace e benessere per tutti.
Source: agi