La levotiroxina, il secondo farmaco più comunemente prescritto tra gli anziani negli Stati Uniti, potrebbe essere associata alla perdita ossea. Questo allarmante risultato emerge da uno studio, presentato durante il meeting annuale della Radiological Society of North America (RSNA) dagli scienziati della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora. Il team, guidato da Elena Ghotbi e Eleanor Simonsick, ha valutato gli effetti del principio attivo levotiroxina. Commercializzata con diversi marchi, tra cui Synthroid, la levotiroxina è una versione sintetica dell’ormone tiroxina, e viene somministrata per il trattamento dell’ipotiroidismo. Questa condizione, spiegano gli esperti, impedisce alla ghiandola tiroidea di produrre tiroxina a sufficienza, provocando affaticamento, aumento di peso, perdita di capelli e altri sintomi. Se non trattato, l’ipotiroidismo può portare a complicazioni gravi e potenzialmente fatali. Negli Stati Uniti, circa il sette per cento della popolazione assume levotiroxina per diversi anni, e in alcuni casi, sostengono gli scienziati, potrebbe non essere necessaria. Sebbene vi siano alcune variabili, un intervallo di riferimento normale per l’ormone tireostimolante (TSH) è in genere di circa 0,4 – 5,0 microunità per millilitro. Un eccesso di ormone tiroideo è stato associato a un aumento del rischio di frattura ossea. Gli autori hanno valutato le informazioni raccolte dal Baltimore Longitudinal Study of Aging (BLSA), un’indagine per cui sono stati coinvolti partecipanti di età superiore a 65 anni che avevano effettuato almeno due visite e test di funzionalità tiroidea. Le informazioni raccolte nell’ambito dello studio forniscono preziose informazioni sulla progressione della densità ossea e sui cambiamenti della massa ossea nel tempo, offrendo una prospettiva più completa dell’osteoporosi correlata all’invecchiamento. La coorte comprendeva 445 persone con un’età media di 73 anni. Di questi, 81 individui, di cui 32 uomini e 49 donne, assumevano levotiroxina. Gli esperti hanno considerato diversi fattori di rischio, come età, genere, altezza, peso, etnia, vizio del fumo, abitudini alimentari e storia clinica. I risultati mostravano che l’uso del farmaco era associato a una maggiore perdita di massa ossea corporea totale e densità ossea. “Il nostro lavoro – riporta Shadpour Demehri, altra firma dell’articolo – suggerisce che l’uso di levotiroxina negli anziani potrebbe non essere indicato per tutti i pazienti”. “Consigliamo agli adulti che assumono il farmaco di affrontare la situazione con il proprio medico curante – conclude Jennifer Mammen, co-autrice senior e docente presso la Johns Hopkins – ora sarà necessario condurre una valutazione rischio-beneficio, soppesando la forza delle indicazioni per il trattamento rispetto ai potenziali effetti avversi della levotiroxina in questa popolazione”. (AGI)