Svolgere quotidianamente attività fisica riduce il rischio di sviluppare malattie croniche. Lo rivela una ricerca condotta dai ricercatori dell’Università dell’Iowa, riportato su Preventing Chronic Disease. Lo studio, guidato da Lucas Carr, professore associato presso il Dipartimento di Salute e Fisiologia Umana, ha esaminato le risposte di oltre 7.000 pazienti dell’University of Iowa Health Care Medical Center, che hanno indicato il loro livello di attività fisica in un questionario. Dalle risposte dei pazienti al questionario, i ricercatori hanno scoperto che coloro che hanno dichiarato di svolgere livelli più elevati di attività fisica, ovvero coloro che si esercitavano in modo moderato o intenso per almeno 150 minuti alla settimana, presentavano un rischio statisticamente significativo inferiore di sviluppare 19 patologie croniche, tra cui malattie cardiovascolari, cancro, malattie respiratorie e diabete. I risultati suggeriscono, inoltre, che i pazienti meno attivi, ovvero che hanno dichiarato di aver fatto poco o nessun esercizio fisico in una determinata settimana, hanno un rischio maggiore di sviluppare una malattia cronica. Sulla base di questi risultati, i ricercatori dell’Iowa raccomandano ai sistemi sanitari di fornire informazioni sui servizi di salute e benessere ai pazienti fisicamente inattivi, che sono maggiormente a rischio. “Nel nostro ambiente sanitario, non esiste un percorso semplice per un medico che venga rimborsato per aver aiutato i pazienti a diventare più attivi fisicamente”, ha detto Carr, autore corrispondente dello studio. “E quindi, per questi pazienti, molti dei quali segnalano un’attività insufficiente, abbiamo bisogno di opzioni per metterli facilmente in contatto con servizi di supporto come prescrizioni di esercizi e/o specialisti della salute della comunità”, ha continuato Carr. “La maggior parte degli ospedali negli Stati Uniti non chiede ai pazienti informazioni sulla loro attività fisica e nessun sistema ospedaliero nel Midwest lo ha fatto, secondo i ricercatori”, ha precisato Carr. In questo studio, Carr ha collaborato con Britt Marcussen, un medico di medicina di famiglia presso UI Health Care, per offrire il questionario ai pazienti che si recavano per gli appuntamenti annuali per controlli di routine. Il periodo dello studio è stato da novembre 2017 a dicembre 2022. Il questionario, denominato Exercise Vital Sign Survey, prevedeva che ai pazienti venissero poste due domande a cui dovevano rispondere su un tablet, ovvero in media, quanti giorni alla settimana svolgevano esercizio fisico da moderato a intenso, come una camminata veloce e in media, quanti minuti durava l’attività fisica svolta a quel livello. Carr e la sua squadra di ricerca intendono di rendere il sondaggio accessibile a tutti i pazienti. “Questo sondaggio, composto da due domande, richiede in genere meno di 30 secondi per essere completato da un paziente, quindi non interferisce con la sua visita, ma può dirci molto sulla salute generale di quel paziente”, ha affermato Carr. I ricercatori hanno anche confrontato i risultati dei pazienti che hanno completato i sondaggi con quelli di oltre 33.000 pazienti a cui non è stato offerto il sondaggio in altre aree dell’ospedale. I ricercatori hanno scoperto che i pazienti che hanno completato il sondaggio erano più giovani e in condizioni di salute migliori rispetto alla popolazione a cui non è stato fornito il questionario, in base all’analisi delle cartelle cliniche elettroniche di tutti i pazienti. Sebbene sia noto il legame tra attività fisica e riduzione del rischio di malattie croniche, i ricercatori hanno sottolineato come lo studio evidenzi l’importanza di interrogare i pazienti sui loro livelli di attività fisica. “Riteniamo che questa scoperta sia il risultato del fatto che i pazienti che si prendono il tempo di sottoporsi agli esami annuali di controllo del benessere dedicano anche più tempo ad adottare comportamenti sani, come l’attività fisica”, ha dichiarato Carr. In uno studio correlato, pubblicato questo mese sul Journal of Physical Activity and Health, il gruppo di Carr ha scoperto che quando gli operatori sanitari fatturavano ai pazienti servizi di consulenza sull’esercizio fisico, tali fatture venivano rimborsate dalle compagnie assicurative in quasi il 95% dei casi. “I nostri risultati suggeriscono che i codici di fatturazione per l’attività fisica consigliati vengono rimborsati a un tasso elevato quando i fornitori li presentano per il rimborso, il che rafforza l’idea di rendere disponibili sondaggi sull’attività fisica e servizi di consulenza”, ha concluso Carr. (AGI) Lucrezia Parpaglioni Lucas Carr, University of Iowa Credit University of Iowa
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