“Non solo parole – Guida a una cultura condivisa” è la pubblicazione realizzata da Valore D per celebrare i 15 anni della nascita dell’associazione, diventa un libro, edito da Feltrinelli Education, che sarà presentato al Salone internazionale del Libro di Torino domenica 12 maggio. “Non solo parole” nato dalla collaborazione di Valore D con Feltrinelli Education e con la partecipazione degli artisti di Yoonik, racconta – si legge nella nota di presentazione – le parole che sono o devono diventare importanti per comprendere e vivere la nostra società in modo più inclusivo. All’interno del libro vengono descritte e approfondite 15 parole che sintetizzano l’impegno sociale e culturale di Valore D fin dai suoi primi anni attività. Accompagnate da altrettante illustrazioni diverse per stili e approcci dagli artisti che hanno partecipato al progetto – un modo questo per arricchire il racconto attraverso il linguaggio visuale – le 15 parole sono funzionali a superare stereotipi e pregiudizi, frutto di un retaggio culturale che contribuisce a creare discriminazioni e diseguaglianze. Conoscere le parole e usarle correttamente permette di formare il pensiero e saper rappresentare la realtà con tutte le sfaccettature che la arricchiscono, oltre le semplificazioni e gli schemi che abbiamo ereditato. L’uscita del libro è accompagnata dai dati di un’indagine “Opinioni e atteggiamenti verso un linguaggio più inclusivo” realizzata dall’Osservatorio D in collaborazione con SWG su un campione rappresentativo del tessuto sociale italiano da cui si evince che: 1.Il linguaggio è un’arma: Le parole hanno un peso, possono includere e possono ferire, ed è per questo che vanno conosciute e usate con attenzione. Lo pensa oltre la metà (56%) del campione intervistato, in particolare nella fascia degli over 55 (62%). Ma per il 17% – e in particolare per un giovane su 4 – il linguaggio è considerato una cosa a cui si dà un po’ troppa importanza e un limite che crea fraintendimenti e non consente di esprimersi al meglio. 2. Importanza di difendere la libertà di espressione: Oltre la metà degli intervistati ritiene che il linguaggio inclusivo sia fondamentale per una società migliore, il 70% pensa che l’integrità della lingua vada difesa dalle troppe storpiature odierne e dal politicamente corretto che ha “stancato” 3 persone su 5. 3.
Attenzione – si legge nella nota – all’inclusività di facciata: L’indagine rivela che per molti esiste il rischio di un’inclusività di facciata e che all’enfasi crescente sulle parole non segue poi una reale attenzione verso le persone. Secondo il 54% la sempre maggior attenzione all’uso delle parole e ad un linguaggio inclusivo e rispettoso è soltanto una moda comunicativa più che una reale attenzione verso le persone; meno di uno su tre (31%) invece ritiene l’inclusività una nuova e autentica sensibilità rispetto al passato che è destinata a crescere. 4. Crescita del linguaggio irrispettoso: Social (85%), sport (81%) e politica (80%) sono gli ambiti più ‘inquinati’ da parole offensive e irrispettose. Ma per 6 italiani su 10, la mancanza di rispetto attraverso il linguaggio è diffusa anche a scuola e nei luoghi di lavoro. “Le parole che usiamo sono molto più che semplici strumenti per comunicare. Esse possiedono un potere intrinseco di rappresentare e influenzare la realtà che ci circonda, modellando il nostro modo di pensare, agire e percepire il mondo. Le parole servono a dare un nome a concetti, idee e oggetti, a categorizzare le nostre esperienze, costruire narrazioni e dare senso alla realtà che ci circonda. Ma hanno anche il potere di influenzare la realtà; le parole che scegliamo possono motivare o demotivare, ispirare o scoraggiare, unire o dividere, possono essere usate per costruire ponti di comprensione o per erigere muri di divisione. Con “Non solo parole” come associazione vorremmo contribuire a una migliore conoscenza delle parole che raccontano le diversità e l’inclusione e a una maggiore consapevolezza nel modo in cui si usano, in ogni ambito e contesto, partendo da noi, per fare un passo avanti come società” è il commento di Barbara Falcomer, direttrice Generale Valore D. (AGI)
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