Dalla guerra alla povertà, dalla violenza sui migranti a quella sulle donne, dalla tratta agli abusi sessuali, dall’aborto alla maternità surrogata, all’eutanasia e al suicidio assistito, allo scarto dei disabili, dalla teoria del gender al cambio di sesso, alla violenza digitale. E’ stato pubblicato oggi il documento del Dicastero per la Dottrina della Fede “Dignitas infinita circa la dignità umana”.
Un testo, come ha sottolineato il prefetto del dicastero, il cardinale Victor Manuel Fernandez che “non è un vademecum ma vuole in un solo testo riassumere quello che di più importante si è detto sulla dignità umana e organizzarlo attorno a un punto centrale che è la dignità di ogni essere umano al di là di ogni circostanza. Questa è la novità del documento”.
“Dignitas infinita” ha richiesto 5 anni di lavoro e include il magistero papale dell’ultimo decennio sulle “gravi violazioni” della dignità umana. Nel testo si mette in luce l’equivoco rappresentato dalla posizione di coloro che all’espressione “dignità umana” preferiscono “dignità personale” e fa memoria del 75esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e riafferma “l’imprescindibilità del concetto di dignità della persona umana all’interno dell’antropologia cristiana”.
La dichiarazione presenta quindi l’elenco non esaustivo di “alcune gravi violazioni della dignità umana”, ossia “tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario”; ma anche “tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche”. E infine “tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili”. Si cita pure la pena di morte che “viola la dignità inalienabile di ogni persona umana al di là di ogni circostanza”.
Di seguito alcune gravi violazioni particolarmente attuali, descritte nel documento:
IL DRAMMA DELLA POVERTA’ – “Una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo”, “l’ingiustizia della cattiva distribuzione dei beni e dei servizi destinati originariamente a tutti”. Nel testo si ricorda che “non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro”. Se alcuni sono nati in un Paese o in una famiglia dove hanno meno possibilità di sviluppo, bisogna riconoscere che ciò è in contrasto con la loro dignità, che è esattamente la stessa di quelli che sono nati in una famiglia o in un Paese ricco. Tutti siamo responsabili, sebbene in diversi gradi, di questa palese iniquità.
LA GUERRA – “Un’altra tragedia che nega la dignità umana”. “Pur riaffermando il diritto inalienabile alla legittima difesa, nonché la responsabilità di proteggere coloro la cui esistenza è minacciata, dobbiamo ammettere che la guerra è sempre una ‘sconfitta dell’umanità'” al punto che “oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile ‘guerra giusta’”. “Nessuna guerra vale le lacrime di una madre che ha visto suo figlio mutilato o morto; nessuna guerra vale la perdita della vita, fosse anche di una sola persona umana, essere sacro, creato a immagine e somiglianza del creatore; nessuna guerra vale l’avvelenamento della nostra Casa Comune; e nessuna guerra vale la disperazione di quanti sono costretti a lasciare la loro patria e vengono privati, da un momento all’altro, della loro casa e di tutti i legami familiari, amicali, sociali e culturali che sono stati costruiti, a volte attraverso generazioni”. L’intima relazione che esiste tra fede e dignità umana rende contradittorio che la guerra sia fondata su convinzioni religiose: “coloro che invocano il nome di Dio per giustificare il terrorismo, la violenza e la guerra non seguono la via di Dio: la guerra in nome della religione è una guerra contro la religione stessa”.
IL TRAVAGLIO DEI MIGRANTI – Sono tra le prime vittime delle molteplici forme di povertà. “La loro stessa vita è messa a rischio perché non hanno più i mezzi per creare una famiglia, per lavorare o per nutrirsi”. Una volta poi che sono arrivati in Paesi che dovrebbero essere in grado di accoglierli, “vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona”. “Non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni e il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti, meno umani”.
LA TRATTA DELLE PERSONE – Sta assumendo “dimensioni tragiche” e viene definita “un’attività ignobile, una vergogna per le nostre società che si dicono civilizzate”. Il documento invita “sfruttatori e clienti” a fare un serio esame di coscienza. Allo stesso modo si esorta a lottare contro fenomeni quali “commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato”.
ABUSI SESSUALI – Ogni abuso sessuale lascia “profonde cicatrici nel cuore di chi lo subisce”. Si tratta di “sofferenze che possono durare tutta la vita e a cui nessun pentimento può porre rimedio. Tale fenomeno è diffuso nella società, tocca anche la Chiesa e rappresenta un serio ostacolo alla sua missione”. Da qui l’impegno che essa non cessa di esercitare per porre fine a ogni tipo di abuso, iniziando dal suo interno.
LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE – Scandalo globale, che viene sempre di più riconosciuto. Tra le forme di violenza esercitate sulle donne, come non citare, sottolinea il documento, la costrizione all’aborto, che colpisce sia la madre che il figlio, così spesso per soddisfare l’egoismo dei maschi? E come non citare pure la pratica della poligamia la quale – come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica – è contraria alla pari dignità delle donne e degli uomini ed è altresì contraria “all’amore coniugale che è unico ed esclusivo”?. In questo orizzonte di violenza contro le donne, non si condannerà mai a sufficienza il fenomeno del femminicidio.
ABORTO – Nel documento è netta la condanna dell’aborto: “fra tutti i delitti che l’uomo può compiere contro la vita, l’aborto procurato presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente grave e deprecabile”. Si registra la diffusione di una terminologia ambigua, come quella di “interruzione della gravidanza”, che tende a nasconderne la vera natura e ad attenuarne la gravità nell’opinione pubblica. Forse questo fenomeno linguistico è esso stesso sintomo di un disagio delle coscienze. Ma nessuna parola vale a cambiare la realtà delle cose: l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita. I bambini nascituri sono così “i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo”. Il testo ricorda che la “difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano”.
MATERNITA’ SURROGATA – Forte anche il no alla maternità surrogata, “attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto”. Una pratica “che lede gravemente la dignità della donna e del figlio”, “fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto”. Si auspica un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica.
L’EUTANASIA E IL SUICIDIO ASSISTITO – Un caso particolare di violazione della dignità umana, che è più silenzioso ma che sta guadagnando molto terreno. Nel testo si sottolinea come le leggi che riconoscono la possibilità dell’eutanasia o del suicidio assistito si designano a volte come “leggi di morte degna”. È assai diffusa l’idea che siano coerenti con il rispetto della dignità della persona umana. Davanti a questo fatto, si deve ribadire con forza che la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile. Si parla quindi dell’importanza delle cure palliative e dell’evitare “ogni accanimento terapeutico o intervento sproporzionato”, ribadendo che “la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata”.
LO SCARTO DEI DIVERSAMENTE ABILI – Nel nostro tempo, purtroppo, va imponendosi una cultura dello scarto. La questione dell’imperfezione umana comporta chiari risvolti anche dal punto di vista socio-culturale, dal momento che, in alcune culture, le persone con disabilità talvolta subiscono l’emarginazione, se non l’oppressione, essendo trattate come veri e propri “scarti”. In realtà, ogni essere umano, qualunque sia la condizione di vulnerabilità in cui viene a trovarsi, riceve la sua dignità per il fatto stesso che è voluto e amato da Dio.
TEORIA DEL GENDER – Dopo aver ribadito che nei confronti delle persone omosessuali va evitato “ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza”, denunciando “come contrario alla dignità umana” il fatto che in alcuni luoghi persone “vengano incarcerate, torturate e perfino private del bene della vita unicamente per il proprio orientamento sessuale”, il documento critica la teoria del gender, “che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali”. La Chiesa ricorda che la “vita umana, in tutte le sue componenti, fisiche e spirituali, è un dono di Dio, che va accolto con gratitudine e posto a servizio del bene. Voler disporre di sé, così come prescrive la teoria del gender” “non significa altro che cedere all’antichissima tentazione dell’essere umano che si fa Dio”.
La teoria del gender “vuole negare la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale”. Diventa così inaccettabile che “alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini. Non si deve ignorare che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare”. Sono dunque “da respingere tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna”.
CAMBIO DI SESSO – Negativo anche il giudizio sul cambio di sesso, che “di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento” anche se “questo non significa escludere la possibilità che una persona affetta da anomalie dei genitali già evidenti alla nascita o che si sviluppino successivamente, possa scegliere di ricevere assistenza medica allo scopo di risolvere tali anomalie”.
VIOLENZA DIGITALE – L’elenco si completa con la “violenza digitale”, e cita le “nuove forme di violenza si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo” e la “diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo” sul web. Ed è così che, laddove crescono le possibilità di connessione, accade paradossalmente che ciascuno si trovi in realtà sempre più isolato e impoverito di relazioni interpersonali. (AGI)
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