Parla il ‘ministro degli Esteri’ del patriarca di Mosca
(di Alberto Zanconato)
La Chiesa ortodossa russa “sostiene ogni iniziativa che possa portare a una pace giusta” in Ucraina, anche se “non è coinvolta” nelle discussioni sulle iniziative del Vaticano in materia, ha affermato il patriarca Kirill durante il recente incontro avuto a Mosca con il cardinale Matteo Zuppi, incaricato dal Papa di portare avanti la missione di pace della Santa Sede.
A riferirlo in un’intervista all’ANSA è il metropolita Antonij di Volokolamsk, capo del dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa russa o, come viene spesso definito dai media, il ‘ministro degli Esteri’ di Kirill.
Antonij ha vissuto per cinque anni a Roma, parla correntemente l’italiano e da quando ha assunto la carica, poco più di un anno fa, è tornato a vedere papa Francesco cinque o sei volte. Due volte solo negli ultimi due mesi, mentre era in fase di elaborazione l’iniziativa vaticana. L’ultimo incontro è stato il 16 giugno. “Il Pontefice era stato dimesso solo qualche ora prima dal Gemelli e mi ha ricevuto a Santa Marta”, ricorda il metropolita, secondo il quale gli eventi politici non possono mettere in discussione la scelta della Chiesa ortodossa di proseguire nel percorso ecumenico. “Al di là delle differenze che esistono – sottolinea – dobbiamo concentrarci su quello che possiamo fare insieme. Ci sono molte cose su cui possiamo parlare una lingua comune, nonostante il conflitto in atto. Le nostre relazioni non devono essere politicizzate”. E infatti ogni volta che Antonij incontra il Papa al centro della discussione c’è quello che le Chiese “possono fare per chi soffre”, per esempio con l’accoglienza dei rifugiati in fuga dalle violenze della guerra.
L’incontro tra il patriarca Kirill e Zuppi è stato “molto cordiale”, dice Antonij, ma non si è discusso di un possibile nuovo incontro tra il Papa e il patriarca dopo quello dell’Avana del 2016. “Il Vaticano – ricorda – ha cancellato un secondo incontro che era in programma a Gerusalemme un anno fa e pertanto se intende proporne un altro deve riprendere l’iniziativa e proporre una agenda”, che Kirill “valuterà positivamente”. “In tempi di sofferenza – sottolinea il metropolita – i leader cristiani hanno ancor più il dovere di incontrarsi e decidere cosa fare per le persone che soffrono”.
Un’ultima domanda non può che riguardare le accuse mosse dall’Occidente al patriarca Kirill di sostenere l’operazione militare russa in Ucraina. “Non ho mai sentito da lui – risponde Antonij – alcuna dichiarazione che dimostri che sostiene la guerra. Per affermare questo qualcuno ha ricordato una sua citazione del Vangelo in cui si dice che non c’è amore più grande di quello di colui che dà la sua vita per la vita degli altri. Ma non bisogna dimenticare che Kirill è patriarca dei russi e anche degli ucraini. Non va dimenticato che la sua giurisdizione spirituale copre pure il Donbass. E quindi lui intendeva parlare dei soldati che vanno a difendere i diritti della popolazione del Donbass, che è stata discriminata per molti anni”. Nessun appello a una guerra santa, insomma, secondo il metropolita Antonij. “Il problema – afferma – è che oggi a volte si è colpevoli solo per il fatto di essere russi. C’è in atto una campagna di ‘cancel culture’ contro la Russia. Non importa se uno è Dostoievsky, Pushkin, Tolstoj o un vescovo. E oggi il patriarca è sottoposto a sanzioni da parte di certi Paesi solo perché è il patriarca”.
Redazione ANSA