Russia: riappare Golosanov, l’uomo della Fraternità dell’Athos


I due si sarebbero incontrati negli anni ‘70, e dopo una lotta intensa Gološanov, allora infermiere, fece il suo primo massaggio terapeutico a Putin, che si era infortunato alla schiena. In seguito l’assistenza divenne costante in una sauna dove si recava regolarmente il vice-governatore Putin insieme agli amici più stretti.
Gli anni dei massaggi furono anche quelli della conversione di Putin e dei suoi compagni all’Ortodossia, in un legame tra fede e judo che spesso viene accennato nelle biografie del presidente, senza chiarire le dimensioni recondite di tale unione mistica. Comunque non appena Putin si insedia al Cremlino, Gološanov diventa improvvisamente il direttore generale della ditta Rostsentrproekt, una parte importante della struttura dell’amministrazione presidenziale, che venne chiusa dopo soltanto un anno per motivi mai chiariti, e il direttore fu riqualificato come “consigliere per le questioni religiose”.
Con questo incarico a Gološanov si spalancarono le porte del grande business, in cui venne accompagnato dai fratelli Arkadij e Boris Rotenberg, i principali oligarchi putiniani.(AGI)
Un’avventura particolare fu il tentativo di acquistare la squadra di calcio del Bari in Italia, che gli permise anche di organizzare i pellegrinaggi dei russi dell’alta società al santuario di San Nicola, in una nuova unione di sport e religione, portando anche a San Pietroburgo frammenti delle reliquie del santo patrono della Russia. Da Bari il cammino oligarchico-spirituale raggiunse le vette della Sacra Montagna, con la prima visita di Putin all’Athos e la creazione della Fraternità russa ad esso dedicata, di cui Gološanov divenne il direttore insieme ad altri alti funzionari del Cremlino e del mondo russo degli affari.
I membri della Fraternità si potevano riconoscere dal rosario nero avvolto alla mano sinistra, e tutti contribuirono al restauro fino al massimo livello di splendore del monastero russo di San Panteleimon, un’operazione da oltre 30 milioni di euro. Ebbe inizio il periodo della grande “santificazione” della Russia che ritrovava le sue origini monastiche, grazie agli sforzi del presidente e dei suoi adepti, più ancora che del patriarca e dei suoi metropoliti, ma che ha incontrato una brusca fine nel 2014, con l’inizio dei conflitti con l’Ucraina fino al 2018, anno dello scisma ortodosso con Kiev e Costantinopoli. I “santi oligarchi” e lo stesso Gološanov sono finiti sotto sanzioni e impediti dal governo di Atene a raggiungere il monte Athos, dove del resto fu scoperto un enorme traffico offshore creando gravi scandali, che costrinsero Gološanov a farsi da parte. Dopo altri tentativi di ripristinare la Fraternità in Russia, nel 2022 egli fu coinvolto in un caso piuttosto pesante di contratti fittizi di varie compagnie, riparando in una villa su un’isola dell’Egeo e prendendo la cittadinanza croata. A Pasqua di quest’anno egli è trionfalmente ritornato a Mosca con la fiaccola del fuoco sacro di Gerusalemme, annunciando grandi programmi per mostrare la vicinanza spirituale tra le sacre icone ortodosse e i quadri di Leonardo Da Vinci e Michelangelo, di cui ha promesso di mostrare opere inedite.
Dopo un periodo di esilio per oscure vicende finanziarie e personali, è tornato in auge a Mosca Konstantin Gološanov, un personaggio particolare della cerchia ristretta degli amici del presidente Vladimir Putin. Già leader della “Fraternità dell’Athos” che riuniva gli oligarchi-vip, poi sostituita da quella del monastero di Diveevo guidata dal ministro della difesa Andrej Belousov, oggi si ripropone per rivelare la Russia come la “vera Europa”, non quella deformata della Ue e dei Paesi occidentali.
Il 69enne Gološanov, scrive AsiNes, era conosciuto come il “massaggiatore di Putin”, e dimostra tuttora notevole efficienza fisica, combinando le sue qualità sportive con le attività da “oligarca ortodosso” che lo legano a Putin da ben prima che diventasse presidente. Fu lui a organizzare il nuovo tipo di “club di vertice” nel formato “sportivo-monastico”, secondo le leggende che lo descrivono come il compagno del futuro zar nell’attività a cui si dedicava fin dalla giovinezza, le sedute e le contese di judo nelle palestre di Leningrado.(AGI)