Venerdì 17 e sabato 18 marzo, al Piccolo Teatro della Città, il Teatro Koreja propone
lo spettacolo ispirato a Rosa Balistreri. Diretto da Salvatore Tramacere, lo spettacolo
è nato da un’idea di Ninfa Giannuzzi e Valerio Daniele e vede in scena Angela De Gaetano
Fonte: Ufficio Stampa Piccolo Teatro della Città
Un’artista dalla voce potente, che si porta addosso tutto il peso di essere donna dolente, resistente e miracolata dalla sua stessa voce, una donna del sud: Rosa Balistreri. Alla cantastorie siciliana è ispirato lo spettacolo Rosa, rose. I corpi. Le voci in scena al Piccolo Teatro della Città venerdì 17 e sabato 18 marzo alle ore 21. Prodotto da Teatro Koreja, il concerto teatrale è diretto da Salvatore Tramacere e nasce da un’idea di Ninfa Giannuzzi e Valerio Daniele e vede in scena Angela De Gaetano che ne ha curato anche la drammaturgia (voce e synth Ninfa Giannuzzi), chitarra, arrangiamenti, elettronica Valerio Daniele.
La PRIMA della pièce Rosa, rose. I corpi. Le voci sarà anticipata, venerdì 17 marzo, alle ore 10 al Cut Centro Universitario Teatrale, dall’appuntamento di RetroScena (il ciclo di approfondimenti e incontri sugli spettacoli della stagione del Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale) durante il quale l’etnomusicologo, dottor Giuseppe Sanfratello, dialogherà con il regista e la compagnia dello spettacolo.
Lo spettacolo muove dalla biografia della cantautrice e cantastorie siciliana per raccontare anche di altre donne che, a latitudini diverse, sono riuscite a emanciparsi dal dolore, dalla miseria e dagli aspetti più brutali dell’esistenza grazie alla loro voce, cantata, scritta, detta. Il canto è qui inteso come campo di battaglia, in cui fare a pezzi i soprusi e le violenze; il canto che porta liberazione e rivendica il riscatto degli ultimi della terra. Un canto forte, che si fa “cunto” intriso di passione e partecipazione: una narrazione serrata, che dal dolore, passo dopo passo, precipita nella sete di una rinascita, nel desiderio di un lembo di innocenza, di un atto di amore puro. Puro come una rosa.
“L’arte – racconta il regista Salvatore Tramacere – è un’importante arena simbolica in cui affrontare e rielaborate questioni sociali e politiche: i linguaggi del teatro, della musica e del canto sono strumenti indispensabili per riflettere e dialogare. Oggi più che mai, è evidente il peso della cultura e della creatività per tutta la società. Le diverse espressioni artistiche sono, da sempre, componenti centrali del mio lavoro, motivo per cui ho scelto di curare la regia di Rosa, rose”.
“La storia di Rosa – continua Tramacere – è una storia attraversata dalla fatica e dal dolore, una storia di violenze subite e di ingiustizie, ma è anche una storia vissuta nella lotta e nella conquista di una libertà, una storia di coraggio, di riscatto. Rosa è anticonformista, audace e caparbia. È cresciuta in un mondo chiuso e tradizionalista, arcaico e ostile, dove i desideri delle donne non contano nulla, mentre quelli degli uomini segnano la strada. Rosa è un’artista dalla voce potente, che si porta addosso tutto il peso di essere donna. Assistere allo spettacolo è un’esperienza sensoriale complessa dettata dal confronto con una materia viva che genera un impatto intimo e coinvolge lo spettatore. Per questo la storia di Rosa è una storia che va raccontata”.