"Ritirarsi dall’Afghanistan è stato un errore". Le reazioni della politica italiana alla crisi afghana


AGI – La crisi afghana interroga e preoccupa la politica italiana mentre si aspetta che il governo venga a riferire alle Camere. La data ancora non è stata fissata, ma sin dalle scorse ore non si è escluso che i ministri degli Esteri e della Difesa, Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini, possano svolgere la loro informativa, nelle commissioni competenti, entro fine agosto.

Nel frattempo nell’arco dei partiti costituzionali (da Renzi a Meloni, a Salvini), non mancano le bocciature alla decisione di ritirare il contingente internazionale dal Paese, ormai occupato dai Talebani. Anzi, c’è chi – come l’ex vicepresidente del Consiglio del governo Berlusconi II, Marco Frollini – paventa, con il precipitare degli eventi, la fine della Nato. Alle 21,30, così è previsto, decollerà dall’areoporto di Kabul il volo dell’Areonautica militare per il rimpatrio degli italiani presenti in Afghanistan, che con una mail sono stati invitati a rientrare in patria: “Le formuliamo l’invito a lasciare il Paese con questo mezzo”, si legge nel testo.

Il ministro Luigi Di Maio sta seguendo le operazioni in contatto con l’Unità di crisi della Farnesina e con la nostra ambasciata a Kabul, mentre anche tutte le altre ambasciate occidentali si stanno svuotando con voli militari inviati dalle diverse capitali, mantenendo tuttavia una rappresentanza nello scalo della Capitale. Per parte sua, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha già rassicurato tutti quegli afghani che in questi anni hanno collaborato, in funzioni amministrative e o come interpreti, alla missione italiana.

C’è un impegno massimo per traportare in Italia chi ha collaborato con noi. Credo che sia un dovere morale prima ancora che politico e dovrà essere davvero fattivo e importante, portato al massimo livello”, ha detto. Il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan “è un errore storico”, osserva Matteo Renzi. “Rispetto ma non condivido la posizione di Biden – spiega il leader di Iv – in linea con Trump che per primo voleva l’accordo coi talebani. Con loro è impossibile”.

E se Gino Strada diceva che gli interventi militari sono sempre sbagliati, l’ex premier non è dello stesso avviso: “Strada con Emergency ha curato milioni di persone. Quando si parla di lui bisogna sempre dire “Grazie”. Le sue idee politiche invece possono essere discusse. A me è capitato di farlo faccia a faccia. E quando mi diceva che non esiste guerra giusta pensavo ai partigiani e alla guerra contro il nazismo. La mia generazione ha conosciuto la vergogna di Srebrenica e del Ruanda. A differenza di Gino penso ci siano casi in cui l’intervento armato è necessario”.

Talora, nota, “le guerre sono inevitabili, ma la politica può prevenirle. L’Italia, che ha salvato tante vite in quella Herat ora in mano ai Talebani, ha un’occasione. Tra due mesi Roma ospita il G20 con la presidenza autorevole di Draghi. Accanto alla pandemia, all’ambiente e alla ripresa economica bisogna riaprire il dossier terrorismo internazionale. Il rischio è che da Kabul a Maputo gli estremisti rialzino la testa. Serve una coalizione internazionale che faccia tesoro degli errori di questi anni ma non lasci terreno ai taglia gole”.

Non fanno sconti Matteo Salvini e Giorgia Meloni: “Italia, Europa, Occidente: vergogna! Lasciare donne e bambini in mano ai taglia gole islamici, dopo anni di battaglie e sofferenza, non è umano. Qualcuno al governo dovrebbe rileggersi ‘La rabbia e l’orgoglio’ e ‘La forza della ragione’ della grandissima Oriana Fallaci”, scrive il segretario della Lega, mentre il presidente di FdI dichiara: “Disastrosa gestione del dossier Afghanistan da parte dell’amministrazione democratica Biden. I talebani riprendono con estrema facilità Kabul e l’intera Nazione afgana, entrando anche in possesso di armi e mezzi occidentali. Gli alleati locali dell’Occidente abbandonati al loro destino. Una figuraccia per tutto l’Occidente che fomenterà gli integralisti e che avrà gravi ripercussioni anche per la nostra sicurezza. Peggio di così non era proprio possibile fare. Diamo il ben tornato alla cinica dottrina Obama – Clinton – Biden: ‘Se non puoi vincere, crea caos'”.

Nel dibattito entra anche il presidente della Liguria e fondatore di Cambiamo!, Giovanni Toti: “Svegliarsi a Ferragosto e leggere che i talebani stanno entrando a Kabul, con la fuga precipitosa di tutte le rappresentanze occidentali, mi mette i brividi. Credo ci siano delle guerre per le quali è giusto sacrificarsi: questa è una di quelle. Vedere la parte di piu’ ricca, fortunata, avanzata del mondo, fuggire nella notte, mette un po’ di vergogna. Quando il nazismo dilagava in Europa c’era chi si chiedeva se valesse la pena morire per Danzica. Ne valeva la pena, forse come varrebbe la pena ora combattere per Kabul”, sottolinea.

Source: agi