Rita Levi Montalcini, una vita per la scienza per il Nobel torinese


Secondo Primo Levi era “Una piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio di principessa, che sulla strada scelta tanti anni addietro sta tuttora proseguendo con energia geniale, e con quella rara combinazione di pazienza e d’impazienza che è propria dei grandi innovatori”. Ed effettivamente, nel panorama della scienza del XX secolo, pochi nomi risplendono con la stessa luminosità di Rita Levi-Montalcini.

Questa straordinaria neurologa ed esploratrice delle cellule nervose ha lasciato un’impronta indelebile non solo nel campo della neurobiologia, ma anche nella lotta per i diritti delle donne e nella promozione dell’istruzione scientifica. Nata il 22 aprile 1909 sotto la Mole, Rita Levi-Montalcini è cresciuta in un contesto familiare stimolante, che ha alimentato il suo desiderio di conoscenza e di esplorazione. Nonostante le difficoltà legate all’essere una donna in una società dominata dagli uomini, Rita ha perseverato nei suoi studi e si è laureata in medicina nel 1936 presso l’Università degli Studi di Torino. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la situazione politica in Italia costrinse Rita e la sua famiglia a fuggire a Firenze.

Nonostante le avversità, continuò le sue ricerche scientifiche in laboratori improvvisati. Fu durante questo periodo che fece una scoperta che avrebbe rivoluzionato la comprensione del sistema nervoso: l’NGF (acronimo inglese che sta per Nerve Growth Factor), una sostanza chimica prodotta dall’organismo che stimola la crescita e il mantenimento delle cellule nervose. La scoperta dell’NGF rappresentò un punto di svolta nella carriera di Rita. Nel 1952, insieme al suo collega e collaboratore Stanley Cohen, dimostrò che il NGF era responsabile della sopravvivenza e della crescita delle cellule nervose, aprendo la strada a nuovi approcci per comprendere le malattie neurologiche e sviluppare terapie innovative. Le scoperte di Rita Levi-Montalcini e Stanley Cohen attirarono l’attenzione della comunità scientifica internazionale.

Nel 1986, in riconoscimento del loro lavoro pionieristico sull’NGF, Rita e Stanley furono insigniti del Premio Nobel per la Medicina. Questo prestigioso riconoscimento confermò il loro status di giganti nella ricerca neurologica e sancì il loro contributo alla comprensione delle malattie neurologiche e delle loro potenziali terapie. La carriera scientifica di Rita Levi-Montalcini è stata segnata da una passione per l’innovazione e l’apprendimento.

Ha continuato a lavorare e a fare scoperte anche dopo il Nobel, approfondendo la sua comprensione dei processi che regolano il sistema nervoso e aprendo nuove strade nella ricerca biomedica. Oltre al suo impegno nella scienza, Rita ha anche difeso i diritti delle donne e si è adoperata per promuovere l’educazione scientifica. Ha contribuito alla fondazione dell’Associazione Donne e Scienza e ha sostenuto iniziative per incentivare le ragazze ad intraprendere carriere scientifiche, spezzando così il soffitto di vetro che spesso limita le aspirazioni femminili. È deceduta il 30 dicembre 2012, ma il suo lascito continua a vivere attraverso le sue scoperte, il suo impegno sociale e l’ispirazione che ha suscitato in molte generazioni di scienziati e donne.

La sua storia dimostra che la determinazione, la passione e la curiosità possono superare qualsiasi ostacolo, aprendo nuove frontiere nel mondo della scienza e della società. Va ricordato che Rita Levi Montalcini è stata nominata senatrice a vita il 1° agosto 2001 dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Alla scienziata fu riconosciuto il fatto di essere una delle più note italiane al mondo: in un’epoca in cui la ricerca scientifica è essenziale per affrontare le sfide globali, l’esempio di Rita Levi-Montalcini ci ricorda che l’innovazione e la scoperta possono cambiare il mondo, indipendentemente da chi siamo e da dove veniamo.

Fonte: Torino Cronaca