di redazione
Governo e Parlamento hanno infine trovato un accordo di compromesso sul rinvio del termine, al momento fissato nel 30 giugno, per la ripresa delle operazioni di riscossione delle cartelle esattoriali.
Nel dibattito alla Camera dei deputati sulla conversione in legge del decreto Sostegni bis, la Lega aveva presentato emendamenti per rimandare fino a gennaio 2022, ipotesi che ha visto la contrarietà del governo, non essendo ritenuta sostenibile dai tecnici del ministero dell’Economia e delle Finanze. Il compromesso cui si è giunti prevede il rinvio per altri due mesi, così le cartelle resteranno ferme fino alla fine di agosto e la riscossione riprenderà il suo corso a settembre di quest’anno.
Il decreto Sostegni bis prevede un margine di 800 milioni per le proposte provenienti dal Parlamento, che vengono ad aggiungersi ai circa 4 miliardi avanzati per via delle richieste di indennizzo a fondo perduto inferiori al numero previsto. Gli emendamenti al decreto Sostegni bis proposti da tutti i gruppi politici alla Camera sono quasi 500, sarà dunque difficile concludere il dibattito entro la prossima settimana, partendo dai circa 500 emendamenti.
Tra le richieste di modifica che sono state avanzate, e sulle quali si registra un consenso trasversale, ci sono sia il rifinanziamento della “nuova sabatini” e degli ecoincentivi per l’acquisto di auto, sia la cancellazione della prima rata Imu per i proprietari di immobili con gli sfratti bloccati dall’inizio della pandemia.
Più complicata la trattativa sulla rottamazione delle cartelle e del saldo e stralcio, il pagamento delle cui rate è stato sospeso dall’inizio dell’emergenza Covid 19. Da parte della politica, e in particolare della Lega, si fa pressione per un una durata più lunga della rateizzazione.
Il 30 giugno, cioè alla fine del mese in corso, scade anche il termine per versare il saldo e l’acconto di Irpef, Ires e Irap per i soggetti Isa (Indici sintetici di affidabilità, che hanno definitivamente sostituito i vecchi studi di settore). Sono emerse proposte per spostarne la scadenza al 30 settembre, ma pure su questo versante si profila un compromesso che porterebbe a far slittare la scadenza, tramite un DPCM (decreto del presidente del consiglio dei ministri), fino al 20 luglio senza maggiorazioni o fino al 20 agosto con la corresponsione di interessi allo 0,40 per cento.