“Non vogliamo essere etichettati come speculatori”. Gli operatori del fotovoltaico, riuniti nell’associazione ‘Italia Solare’ (circa 1.300 iscritti), concordano con la Regione Sardegna sulla necessità di governare un settore che – precisano – “può assicurare enormi benefici alla collettività: energia a costi contenuti e stabili, riduzione della dipendenza energetica, opportunità di lavoro, riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti”.
Le imprese del fotovoltaico, rappresentate da Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare, hanno sintetizzato la loro posizione a Cagliari in occasione di un’audizione davanti alle commissioni Quarta e Quinta del Consiglio regionale sul ddl ‘Salva Sardegna’, con cui la Giunta propone uno stop fino a 18 mesi dell’installazione di nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili nell’isola.
“La soluzione non è la moratoria”, avverte ‘Italia Solare’, che ha tra i soci aziende produttrici di tecnologie, investitori, costruttori di impianti, gestori e manutentori e fornitori di servizi per il settore. “La Regione potrebbe, invece, procedere stabilendo regole e criteri di priorità nella valutazione dei progetti, ponendosi come modello per il governo e per le altre Regioni. Pensiamo opportuno consentire la costruzione degli impianti già autorizzati, di potenza complessivamente contenuta”.
“La Sardegna”, prospetta l’associazione, “ha la possibilità di diventare la prima regione d’Europa 100% rinnovabile, senza inquinamento da produzione d’energia, con energia economica per tutti i sardi, con un’economia sana e forte grazie alle tecnologie rinnovabili”.
È vero, ammettono gli operatori, “alcuni numeri possono essere letti come un potenziale rischio per il paesaggio e i beni ambientali della regione”. Il riferimento è al totale delle richieste di connessione alla rete di trasmissione: in Sardegna sono pari a 57,67 GW, di cui 23 GW fotovoltaici, 16,85 GW di eolico on shore e 17,82 GW di eolico off shore. Ma ‘Italia Solare’ porta l’attenzione alla situazione attuale: sono operativi impianti eolici per 1.186 MW e fotovoltaici per 1.431 MW (per un totale di 62.694, al 31 marzo scorso), a fronte di 1.220 MW generati da carbone e a oltre 750 MW da residui di raffinazione e prodotti petroliferi. Nel 2022 il 74% dell’energia nell’isola derivava dal termoelettrico.
In particolare, riguardo al fotovoltaico, la gran parte è rappresentata da impianti di potenza unitaria fino a 1 MW al servizio di case e piccole e medie imprese, mentre gli impianti con moduli a terra sono un centinaio e producono una potenza totale sugli 800 MW. Dei 23 GW di richieste per nuovi impianti fotovolatici in Sardegna “ci risultano autorizzati e non ancora in esercizio circa 500-600 MW”, un numero che ‘Italia Solare’ ritiene contenuto, pur rimarcando la necessità di una maggiore trasparenza nei dati, “mentre sembra siano in corso di procedimento progetti per circa 6.500 MW”.
Al Parlamento l’associazione ha segnalato “l’urgenza di affrontare il tema della qualità irrealistica di progetti che presentano le richieste di connessione”. “Ci rendiamo conto”, ha spiegato, “di quanto sia inaccettabile che la diffusione del fotovoltaico avvenga non sulla base di un governo del ssitema, ma valutando i singoli progetti, peraltro con un ingestibile intasamento degli uffici regionali (e statali per alcune valutazioni ambientali)”.
Quanto ai progetti non ancora autorizzati, ‘Italia Solare, propone quattro criteri di priorità: impianti ubicati su terreni industriali, bonificati o da bonificare, cave e discariche; quelli nelle immediate vicinanze di stabilimenti industriali o zone industriali, artigianali e industriali per alimentare le utenze delle imprese; impianti su terreni riconosciuti non produttivi; agrivoltaici ‘virtuosi’, che permettano attività agricole esistenti o consentano di aumentare la produzione agricola. “Suggeriamo”, aggiungono gli operatori, “che siano, in ogni caso, sempre consentiti gli impianti sulle coperture degli edifici e gli impianti di autoconsumo, oltre che quelli facenti parte di comunità energetiche”.
Infine, l’associazione propone di garantire la realizzazione degli impianti autorizzati, pari a circa 500 WP, il prosieguo delle autorizzazioni e realizzazioni di impianti che non prevedano complesse opere di rete e chiede di non fermare quelle che riguardano terreni industriali e cave. “Chiediamo solo chiarezza e stabilità nelle regole”, conclude ‘Italia Solare’, “perché ci muoviamo e ci muoveremo sempre nel rispetto delle norme. Chiediamo soluzioni e pensiamo di poter aiutare a trovarle”. (AGI)