La Corte d’Appello dell’Aquila ha in parte riformato il verdetto di primo grado del 23 febbraio 2022 condannando l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e il suo capo di gabinetto, Leonardo Bianco (assolti in primo grado) rispettivamente ad 1 anno e 8 mesi e 1 anno e 4 mesi per falso e omissione in relazione alla tragedia avvenuta a Rigopiano il 18 gennaio del 2017, tragedia che costò la vita a 29 persone, morte nell’hotel travolto da una valanga. Condannato anche il tecnico del comune di Farindola Luigi Colangeli, alla pena di 2 anni e 8 mesi, in relazione ai permessi edilizi di ampliamento del resort nel quale il 18 gennaio del 2017 trovarono la morte 29 persone tra addetti e clienti.
Confermate, invece, 22 assoluzioni e le 5 condanne inflitte in primo grado. La Corte d’Appello ha anche confermato la sentenza di primo grado a 2 anni e 8 mesi al sindaco di Farindola (Pescara) Ilario Lacchetta che avrebbe dovuto impedire la salita dei turisti nell’hotel ed anzi provvedere allo sgombero dello stabile. Confermate anche le condanne a 3 anni e 4 mesi per i dirigenti della provincia di Pescara Paolo D’Incecco e Mauro di Blasio. Assolto con formula piena l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco, insieme a tutti i dirigenti regionali. Di fatto, l’unica riforma della sentenza di primo grado riguarda Provolo, per il quale l’accusa aveva chiesto la condanna a 12 anni.
“Tutte le allerte valanga sono state ignorate. Con questa sentenza muore la prevenzione in Italia. Che la facciamo a fare?”, ha commentato Egidio Bonifazi, padre di Emanuele, 31enne addetto alla reception dell’hotel Rigopiano, subito dopo aver appreso la decisione della Corte d’Appello. “Ho provato molta confusione – ha aggiunto – non hanno reso giustizia. Sono molto amareggiato perché non sono stati puniti i maggiori responsabili”. (AGI)
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