Rigenerare gli spazi urbani, il piano shock di Dubai per la crescita demografica


Dar vita a una città perfettamente in equilibrio tra modernità e salvaguardia degli ambienti naturali. Dubai 2040 Urban Master Plan è un progetto con cui l’Emirato vuole essere modello a livello mondiale nella rigenerazione degli spazi urbani e qualificarsi ai primi posti tra le città più vivibili al mondo. Rispettando in pieno il tema dell’Expo 2020 di Dubai: “Connecting Minds, Creating the Future” (collegare le menti, creare il futuro).

Un tema non banale, se le nazioni Unite hanno addirittura stabilito una data per rammentare i rischi della crescita demografica: l’11 luglio si celebra il World Population Day, la Giornata Mondiale della Popolazione, per discutere le diseguaglianze e gli squilibri che il fenomeno comporta sul pianeta. Oggi, infatti, secondo i dati più aggiornati, la popolazione mondiale sfiora già i 7,9 miliardi e potrebbe raggiungere i 9,7 miliardi nel 2050.

Anche gli Emirati fanno i conti con questa tendenza globale, frutto del generale benessere conseguito qui in tempi ancor più rapidi che in altre parti del mondo. Se ne parla, ovviamente, anche a Expo 2020 Dubai dove è stato annunciato che nei prossimi due decenni si prevede che la popolazione dell’emirato salirà a 5,8 milioni dagli attuali 3,3 milioni, cifre a cui si aggiungono le sfide dei cambiamenti climatici e della tutela di un ecosistema sempre più fragile.

Un orice, antilope tipico degli Emirati Arabi Uniti, pascola nel deserto alle porte di Dubai

Dal 1960, Dubai ha implementato 7 piani urbanistici per stare al passo con la crescita esponenziale della popolazione e ha appena presentato l’ottavo che guarda al 2040. Un team di 30 giovani creativi, architetti, urbanisti, paesaggisti, tutti professionisti locali, dovrà riqualificare 10 parchi dell’emirato, ampliare le spiagge del 400% e assicurare che il 60% di Dubai sia costituito da riserve naturali, garantendo al tempo stesso facili interconnessioni, trasposto eco-compatibile, elettrico o autonomo, infrastrutture tecnologiche all’avanguardia, ultraveloci, capaci di soddisfare nomadi digitali, un turismo sempre più esigente e una popolazione saldamente ancorata alla modernità.

Insomma, le ambizioni sono alte e non si intende nasconderle. “Il piano fa parte dello sforzo di trasformare Dubai nella città più attraente al mondo entro la metà del secolo” recita il progetto. Che presenta un’attenzione particolare per il delicato ecosistema naturale locale: quello delle mangrovie. Con più di 150 chilometri quadrati di costa complessivi, l’inestricabile ramificazione delle mangrovie costituisce un vero e proprio “polmone verde” per grandi città come Abu Dhabi e Dubai, oltre ad essere difesa naturale contro l’erosione marina e habitat di innumerevoli specie animali, tra cui fino a 60 mila specie di uccelli.

Le mangrovie, che qui sfidano un’acqua particolarmente salata e torride temperature, sono oggetto di grande attenzione anche da parte della comunità scientifica locale, in particolare della New York University di Abu Dhabi, che ha dimostrato come l’alleanza con questa pianta sia particolarmente utile per i progetti di sviluppo urbanistico sostenibile. Ciò che è nocivo per l’ambiente esterno, infatti, è utile alla sopravvivenza e allo sviluppo della pianta stessa. Il carbonio che sequestra all’atmosfera non solo riduce i rischi di cambiamento climatico ma viene convertito in carbonio organico poi rilasciato nei sedimenti circostanti o utilizzato per costruire le loro complesse strutture radicali. In sostanza, per ampliare la propria estensione.

Source: agi