Il tema dell’armonizzazione fiscale è uno dei punti salienti per la rinascita di una Europa giusta ed equa, che dia promozione e risalto ad una sana concorrenza evitando un continuo dumping fiscale tra i paesi membri dell’Unione Europea
di Eugenio Maria Pisano
La commissione europea ha presentato un piano d’azione da adottare entro un termine certo, ovverosia, il 2023, con misure contenute già nel pacchetto che la stessa commissione ha predisposto. Dopo lo shock economico dovuto alla pandemia ed all’atteso accordo a livello mondiale sulla tassazione delle imprese internazionali, che molte volte sfuggono alle maglie del fisco pagando imposte irrisorie, si è compreso che non si può più aspettare.
Uno dei punti interessanti, ma al contempo potenzialmente controverso è quello di dotare, finalmente aggiungo, il mercato unico europeo di un codice di regole armonizzate con cui tassare le attività imprenditoriali in Europa, evitando così la concorrenza fiscale interna tra i Paesi membri della comunità.
Tutti sappiamo, che nel corso degli anni, molti paesi dell’UE hanno promosso politiche fiscali estremamente favorevoli alle imprese, così che molte aziende hanno spostato la propria sede fiscale in questi paesi a minor tassazione. Paesi come Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Cipro hanno fatto della tassazione uno strumento di competitività economica (dumping), ma tale pratica per paesi a maggior tassazione come il nostro, è stata alquanto lesiva dei propri interessi economici, vedendosi ridurre l’ammontare di tasse incassate dallo Stato con danno ai servizi che lo stesso può dare ai propri cittadini.
Sul punto il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni, in una conferenza stampa ha precisato che: “è tempo di ripensare alla tassazione in Europa, mentre le nostre economie passano a un nuovo modello di crescita sostenuto dal Next Generation EU, anche i nostri sistemi fiscali devono adattarsi alle priorità del ventunesimo secolo. Il rinnovo delle relazioni transatlantiche offre l’opportunità di fare progressi decisivi verso una riforma fiscale globale”.
L’obiettivo ambizioso ma fattibile è quello di risolvere almeno in parte la contraddizione tra mercato unico europeo e sistemi fiscali nazionali. Il nuovo pacchetto previsto dalla commissione sostituirà la proposta del 2016, che aveva come obiettivo di dotare i paesi membri di un calcolo comune della base imponibile. Seppur non si trattasse di una vera e propria armonizzazione fiscale, il progetto è rimasto incagliato nei negoziati con i paesi membri, d’altronde, la materia fiscale è controversa, richiedendo per l’approvazione l’accordo unanime dei ventisette paesi membri dell’Unione.
Finora, a loro interesse, stati membri quali l’Irlanda o il Lussemburgo hanno bloccato qualsiasi tentativo di armonizzare i sistemi fiscali nazionali.
Segnali positivi sono stati lanciati dal vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis spiegando, ad un gruppo di giornalisti, che “l’atteso accordo a livello internazionale sulla tassazione delle imprese può dare nuovo slancio al dibattito nell’Unione Europea”.
Se si vuol costruire un’unione tra i paesi membri, il tema dell’armonizzazione fiscale è uno dei punti salienti per la rinascita di una Europa giusta ed equa, che dia promozione e risalto ad una sana concorrenza, onde evitare un continuo dumping fiscale tra i paesi.