I problemi, specie quelli legati alla crisi energetica e al pericolo della conseguente recessione, permangono e nel tempo s’incancreniscono e si assommano alle previsioni tutt’altro che incoraggianti.
Di Augusto Lucchese
Non sono stati ancora metabolizzati i gravosi aumenti delle tariffe energetiche aziendali e familiari già piovuti addosso alla massa degli utenti “non benestanti”, che giunge il rattristante annuncio, non certo alla stregua di una strenna natalizia, di nuovi e parecchio incisivi aggravi a decorrere dalla data odierna.
Le nostre impareggiabili autorità istituzionali in carica e la nuova compagine partitica di maggioranza emersa dalle confusionarie elezioni del 25 settembre, sembrano avere una distorta, scadente e limitata visione della realtà.
Seguitano, viceversa, a sproloquiare sconsideratamente, da mane a sera, dimostrando tuttavia la palese incapacità nel varare seri e concreti provvedimenti strutturali (non precari o assistenziali) per bloccare e contenere la nefasta emorragia che sta paralizzando l’economia, il mondo delle piccole e medie aziende e sta distruggendo la serenità familiare.
Le chiacchiere, talvolta sconclusionate o esagitate, dell’uomo della strada sono pressoché uguali allo zero, ma quelle di parecchi degli inverecondi politici (chi più e chi meno) sono un vero e proprio specchietto per le allodole (o per gli allocchi) e sono senz’altro da catalogare fra le tante multiformi prese in giro, autentiche armi del diavolo.
I problemi, specie quelli legati alla crisi energetica e al pericolo della conseguente recessione, permangono e nel tempo s’incancreniscono e si assommano alle previsioni tutt’altro che incoraggianti.
E bene ricordare che le “quotazioni” dei prodotti petroliferi (gas e petrolio) sono determinate dalle cosiddette “regole di mercato” (ex legge economica “della domanda e dell’offerta”) impropriamente e forse artatamente manovrate con sistemi e in luoghi ben poco confacenti, oltre che più o meno influenzate da forti spinte speculative poste in essere col bene placido delle politicizzate e spesso poco efficienti (per non dire conniventi) autorità di controllo.
A fronte di talune di tali “regole di mercato”, stravolte da fattori che pur se del tutto prevedibili non sono stati responsabilmente attenzionati a tempo debito e sono adesso pressappoco incontrollabili, sarebbe occorso, da parte di chi di dovere, sia in sede comunitaria che nazionale, bloccarle alla radice e senza mezze misure con drastici provvedimenti cautelativi e correttivi. Vieppiù somministrando adeguate sanzioni punitive a carico di coloro che sul danno e sulle sofferenze dei molti accrescono i loro nauseabondi profitti. Cosa che neppure lontanamente è stata fatta quando era possibile farlo.
Lasciarsi bloccare dagli ostacoli frapposti da taluni Stati per ragioni tornacontistiche, per poca lungimiranza o per altre recondite finalità, rappresenta una lapalissiana colpevolezza a carico degli Organi deliberativi del mastodontico e formalistico apparato europeo essenzialmente dedito, almeno in atto, a prendere tempo e a minacciare inconsistenti “ritorsioni” dannose più a chi le fa che a chi le riceve.
Non sarebbe male che la Ursula von der Leyen si desse una calmata nell’indirizzare inappellabili verdetti (pur se realistici, nella sostanza) avversi ai nefasti comportamenti del pericoloso orso ex sovietico incarnato dal guerrafondaio Putin e dai suoi robotizzati succubi collaboratori. Per “par condicio” il non tanto beneamato Biden (USA) non è da meno e lo segue ruota a ruota mentre il sornione Xi Jinping (Cina), dall’alto del suo impero economico e dall’acquisito ruolo di “superpotenza”, si gode la scena.
Le invettive verbali lasciano il tempo che trovano specie quando è parecchio evidente che non esistono le condizioni (meglio così) per reagire diversamente, specie in campo militare. Gli aiuti in armamenti, difensivi o offensivi poco conta, sono provocatori e ottengono il solo pessimo risultato di prolungare all’infinito le nefaste conseguenze del sanguinoso conflitto. Anche contrastando la linea assunta dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e indirettamente dalla NATO, che forse hanno ben altri scopi, l’Unione Europea dovrebbe solidariamente adoperarsi, evitando incongrue ulteriori minacce, per ottenere diplomaticamente il “cessate il fuoco” e per puntare ad un accettabile trattato di pace che serva a spegnere il fuoco che sta dilagando dentro casa. Comportandosi in maniera diversa è chiaro che la Comunità europea si assume la corresponsabilità di inasprire ancor più la tensione che potrebbe sfociare nel peggio e, Dio non voglia, in un criminale disastro nucleare.
Le spinte tendenzialmente negative, viceversa, si perpetuano e si accrescono oltre che con le discutibili posizioni di sfida assunte anche mediante le quotidiane vuote chiacchiere, i fiumi di parole e di appelli, le formali “visite” a Kiev, gli annunci proiettati in tempi lunghi, gli indegni sistemi dello scarica barili in materia di crisi energetica.
Il tutto a vantaggio dei volponi delle multinazionali, degli Enti di Stato e del fisco, delle parassitarie e spesso truffaldine aziende distributive di prodotti petroliferi, sempre pronti a stritolare, senza scampo e senza ripensamenti morali, l’utente di base, quasi sempre sostanzialmente indifeso e succube di variegate angherie pubbliche e private che incidono negativamente e pesantemente sull’interesse soggettivo e collettivo.
E siccome, si dice, che “tutto il mondo è paese”, anche dalle nostre parti non mancano gli abietti predatori, più o meno noti e più meno coperti da una miriade di norme nel tempo adottate ad “usum delphini”.
Norme ammannite alla collettività attraverso i meandri formali e burocratici dei vari compartimenti stagni istituzionali, finendo col gravare parecchio sulla quotidianità dei cittadini ossequiosi del principio che la legge dovrebbe essere uguale per tutti.
Ma la triste sceneggiata di una Nazione divisa per categorie sociali, per seguaci di questo o quell’altro centro di potere partitico, per territorialità fra nord e sud, per antropologiche condizioni ambientali, non finisce qui.
Mentre la gran massa della popolazione italiana soffre fra le velenose spire di una politica inconsistente e incapace, v’è ancora una vasta irresponsabile pletora di “personaggi” e relativi “vassalli”, più o meno “pubblici” o “parvenue”, che ha ancora la tracotanza di dedicarsi a tornacontistiche attività ostentative, a imbastire e condurre strumentali incontri, inutili simposi, farisaiche celebrazioni, spettacoli demenziali e inqualificabili (vedi RAI e TV private in generale), oltretutto esibendosi in sconclusionate e logorroiche diatribe di sapore personalistico e saccente. Gente che di massima, impropriamente, ritiene di potere guadagnarsi da vivere solo esternando smancerie usa e getta e molto spesso gabbando il prossimo.
In genere, salvo le debite eccezioni, trattasi di disdicevoli esponenti di un bacato mondo di vampireschi “super denarosi” (talvolta a carico di pubbliche istituzioni e organizzazioni) cui le congiunturali difficoltà esistenziali, economiche e sociali torrenzialmente piovute su una stragrande massa di popolazione indigente o ai limiti della sopravvivenza, neppure lontanamente li sfiorano.
Fanno parte, in genere, di quella larga fascia di boriosi “benestanti” (spesso e volentieri furbescamente poco rispettosi delle norme fiscali) che magari godono di “rendite” ben poco trasparenti, di più che consistenti emolumenti, di immeritati vitalizi, di proventi più o meno leciti, di esosi “compensi” in nero ed esentasse, di malavitose “bustarelle passepartout”.
Tutti costoro (politici compresi, ancora in sella o prossimi ad essere sostituiti) hanno ben ragione di infischiarsene della stratosferica corsa ai rincari energetici, esistenziali e riferiti a vari prodotti essenzialmente vitali che stanno colpendo indiscriminatamente la gente comune peraltro spesso trattata come “paria” da una classe dirigente parecchio insensibile alle invocazioni di aiuto che si levano dalla base popolare.
Per loro i costi raddoppianti o triplicati di parecchie fondamentali voci dei bilanci aziendali e familiari (anche nel settore alimentare) non sono altro che briciole rispetto al tetto dei loro proventi legali e no.
Ma l’aspetto più allarmante della situazione venutasi a creare negli ultimi mesi è quello della probabilità che la già precaria e pericolosa situazione complessiva internazionale sfugga di mano ai tristi e grotteschi personaggi cui sono affidate le attuali sorti del Pianeta.
Trattasi di personaggi avulsi dalla attenta e responsabile valutazione delle nefaste conseguenze della feroce lotta, perversa ed egemonica, portata avanti dai parecchi inqualificabili despoti, più o meno legalmente insediatisi alla stregua di autentici “alieni” nei gangli vitali delle strutture politiche, militari, finanziarie, speculative, dei vari Stati dominanti.
Un quadro complessivo internazionale che, per inciso, riporta alla memoria, sebbene con qualche variante più o meno legalizzata o formalizzata da ben poco rispettati “trattati”, i metodi adottati nella Chicago anni ’20 / ’30, in regime di “proibizionismo”, da un certo onnipotente criminale di nome Al Capone.
I timonieri dei vari Stati dominanti sin quando seguiteranno a spingere ciecamente il Pianeta verso un probabile irreparabile scenario che vede infrangersi rovinosamente e quotidianamente le fondamentali basi geopolitiche, culturali e sociali su cui poggia la convivenza della razza umana, oltre che la stessa futura sopravvivenza dell’ex “homo sapiens”?
Ciò a prescindere dalla acclarata difficoltà (per non dire “impotenza”) del vacuo apparato istituzionale e politico nostrano (quello da venire non sembra da meno) nell’affrontare seriamente e coscienziosamente i gravissimi problemi della Nazione.
Malgrado le ostentate “dichiarazioni” della inedita vincitrice in prova della recentissima competizione elettorale, si va incontro alle deleterie consuete scelte dettate dallo spietato “manuale Cencelli” o, ancora peggio, si è pericolosamente succubi della arroganza di qualche indomabile vetusto personaggio la cui sete di dominio non ha fine?