Riflessioni sulle elezioni


Senza scivolare nella tentazione di compiere lunghe ed improduttive riflessioni sul come è andata e poteva o doveva andare l’ultima elezione dello scorso 25 settembre, considero soltanto che gli italiani sono sempre stati inclini a subire il fascino del” ti do qualcosa affinché tu faccia qualcos’altro” accantonando le affermazioni di un pensiero qualificato, argomentabile e soprattutto stabile.

 

Di Claudia Lo Presti

La politica in Italia è un gioco ad appannaggio di bambini viziati forse titolati accademicamente (poi mica tanto), ma privi di quelle caratteristiche intellettuali, spessori morali che hanno permesso ai predecessori dell’ambiente di fare molte cose, nel bene e nel male.

Giulio Cesare nel suo testamento dispose un lascito di 300 sesterzi per ogni cittadino e i giardini di sua proprietà vicini al Tevere; lo dispose prima di essere “brutalmente” ucciso, ma senza immaginarlo, si conquistò a posteriori e dall’altro mondo il diritto a vendicare la sua morte.

Senza scivolare nella tentazione di compiere lunghe ed improduttive riflessioni sul come è andata e poteva o doveva andare l’ultima elezione dello scorso 25 settembre, considero soltanto che gli italiani sono sempre stati inclini a subire il fascino del” ti do qualcosa affinché tu faccia qualcos’altro” accantonando le affermazioni di un pensiero qualificato, argomentabile e soprattutto stabile.

A mio parere poco c’è da aggiungere: i giochi innanzitutto erano fatti e per quel breve margine di autonomia gli italiani hanno scelto un’altra strada, quella che sta a destra e che ai tempi di Almirante esulava dai toni urlati e gonfi di arrogante supponenza, ma era considerata assai prossima ai confini con il disposto dell’art. 48 della Costituzione. Tutto ciò che di abbietto produca l’animo umano in termini di sopraffazione dell’altrui libertà è solo stato tenuto sotto traccia dai meno e chiamato in altro modo, oggi è prepotentemente ritornato, spogliato forse solo dall’ipocrisia che lo ha tenuto imbrigliato sino a ieri.

Cosa ci dobbiamo aspettare? Che “controllo dell’immigrazione irregolare” si estenda a tutte le richieste di aiuto? Che gli immigrati che vivono in Italia saranno aiutati all’inserimento, tutelati dai datori di lavoro/padroni/sfruttatori che li fanno lavorare 18 ore per due euro l’ora e affittano loro garage sporchi ed umidi e case dirute? Che si finanzierà la ricerca per lavorare davvero e finalmente alle energie rinnovabili per trasformare ogni impianto presto e subito perché non abbiamo più tempo? Che i nostri figli plurititolati non debbano abbandonare la loro terra generando smembramento familiare e solitudini anticipate? Che la cultura finalmente rioccupi il posto che le spetta, si chiudano tutti i programmi spazzatura, si producano opere eccellenti, si facciano lavorare quelli bravi e la si smetta con i raccomandati? Che gli animali vengano tutelati, non esistano randagi ma membri di una comunità sociale rispettosa e soccorritrice? Che gli allevamenti intensivi vengano perseguiti legalmente, che si affermi la dieta vegetariana e vegana come contributo non solo alla salute pubblica ma anche all’intero pianeta Terra? Che le gli omosessuali possano sposarsi, adottare, essere annotati nei registri dello stato civile come “genitori entrambi”? Che la nostra bella Sicilia venga considerata come una insopprimibile fonte di bellezza, farne sopravvivere ogni talento favorendo solo il turismo perché altro non serve?

Sono certa che sono cambiati solo i numeri, i nomi dei partiti ed i modi di contare i vincitori, ma non credo che chi è salito al potere sappia cosa serve davvero per fare rinascere l’Italia ed affrancarla dalla prevaricazione. Se mi sbaglio, sarò davvero lieta di ricredermi.

Claudia Lo Presti, dipendente pubblico, opinionista, critica teatrale