AGI – La Brexit ha riaperto le cicatrici dei ‘Troubles’, le violenze settarie tra protestanti unionisti e repubblicani cattolici che insanguinarono l’Irlanda del Nord per trent’anni. Da una settimana i quartieri a maggioranza protestante di Belfast sono teatro di rivolte che le forze dell’ordine stanno faticando a controllare.
Auto incendiate, lanci di bottiglie molotov e sassaiole contro gli agenti, 55 dei quali sono rimasti feriti dall’inizio dei disordini. Scene alle quali non si assisteva “da anni”, ha affermato il vice capo della polizia dell’Irlanda del Nord, Jonathan Roberts, che ha parlato senza mezzi termini di tumulti organizzati. “Non arrivi con queste quantità di bombe molotov, razzi e petardi senza una pianificazione, quindi c’è stato un certo livello di preparazione e orchestrazione dietro”, ha affermato Roberts in conferenza stampa.
Ma gli arresti, finora, sono solo due. La polizia ora indaga sui possibili registi. Forse elementi di gang criminali, forse vecchi leader di quelle formazioni paramilitari unioniste che, insoddisfatte dall’esito delle trattative sulla Brexit, lo scorso marzo hanno annunciato il ritiro dai trattati di pace del Venerdi’ Santo del 1998, che posero fine ai ‘Troubles’.
L’episodio più grave è avvenuto mercoledì sera, quando un gruppo di teppisti ha preso possesso di un autobus e lo ha dato alle fiamme presso Shankill Road, nel settore occidentale di Belfast. Intanto, nella stessa zona della città, da entrambi i lati di uno dei cosiddetti “muri della pace”, le barriere che ancora dividono i quartieri protestanti da quelli cattolici, gruppi di giovani hanno lanciato molotov e petardi contro i rivali.
Un’escalation che ha portato il governo di coalizione dell’Irlanda del Nord a convocare in queste ore un vertice di emergenza, nel timore che le manifestazioni convocate dagli unionisti per i prossimi giorni conducano a un ulteriore deterioramento della situazione.
Il primo ministro britannico, Boris Johnson, si è detto “profondamente preoccupato” e ha inviato a Belfast il ministro per gli affari nordirlandesi, Brandon Lewis, che ha incontrato i vertici delle principali forze politiche, a partire dal primo ministro Arlene Foster, capo del partito unionista Dup, e la vicepremier Michelle O’Neill, vicepresidente del Sinn Fein, il partito repubblicano cattolico un tempo contiguo all’Ira.
Entrambe le leader hanno espresso condanna per le violenze ma ancora ieri sera Foster, a scontri ancora in corso, aveva polemizzato con gli esponenti del Sinn Fein, definendoli i “veri fuorilegge”. La miccia che ha fatto esplodere i tumulti è infatti la mancata apertura di un’inchiesta giudiziaria sul funerale dell’ex membro dell’Ira Bobby Storey, al quale lo scorso giugno, in violazione delle norme anti Covid, aveva partecipato un’imponente folla, tra cui alcuni ministri del Sinn Fein.
Foster nei giorni scorsi era tornata a chiedere la testa del capo della polizia, Simon Byrne, per poi fare marcia indietro e accettare di incontrarlo questa mattina per essere aggiornata sulla situazione. La ragione del malessere unionista è però il protocollo sull’Irlanda del Nord previsto dagli accordi sulla Brexit.
Per evitare il ritorno di una frontiera doganale tra Dublino e Belfast, che avrebbe violato gli accordi di pace (e suscitato l’ira del presidente Usa, Joe Biden, orgoglioso delle sue origini irlandesi), sono stati imposti controlli al confine marittimo tra l’Irlanda e l’Inghilterra.
Il Dup aveva sostenuto la Brexit sperando di rafforzare i legami con Londra ma il risultato è apparso l’esatto contrario ai suoi sostenitori, che stanno portando avanti una campagna per l’abolizione del protocollo.
“Ci sentiamo cittadini di serie B”, hanno dichiarato ai cronisti alcuni dei ragazzi che hanno partecipato agli scontri nei quartieri di Derry, Carrickfergus, Newtonabbey e Shankill. Ragazzi a volte tredicenni o quattordicenni, che hanno lanciato pietre e ordigni incendiari contro gli agenti mentre venivano incitati con grida e applausi dai parenti più anziani.
La criminalità comune è sicuramente parte del problema. Numerosi analisti hanno ipotizzato una possibile reazione delle gang ad alcune recenti operazioni antidroga che hanno decapitato alcuni clan dei quartieri periferici.
Ma escludere un ruolo dei paramilitari unionisti è impossibile, dopo l’abbandono dell’accordo di pace. Come e’ impossibile escludere una reazione di quegli eredi dell’Ira che, in seguito alla Brexit, hanno visto aumentare le reclute, galvanizzate dal riaccendersi della sogno di un’Irlanda di nuovo unita.
Source: agi