Riapre l’Antiquarium di Pompei con i nuovi calchi

foto coperte da copyright. @ Pier Paolo Metelli


Ogni oggetto racconta una sua piccola storia“. Massimo Osanna, direttore generale dei Musei per il Mibact e ancora con l’interim di direttore del parco archeologico di Pompei, sintetizza così il nuovo spazio espositivo dell‘Antiquarium, riaperto lunedì 25 gennaio con un nuovo allestimento che include anche i più recenti calchi di vittime dell’eruzione del 79 d.C.,  quali sono i casi del cavallo e dello schiavo con padrone trovati nella lussuosa villa suburbana di Civita Giuliana nel novembre 2020, e persino di un albero.

Che cosa è l’Antiquarium

Una ricostruzione della storia della città romana più celebre al mondo, dalle sue origini sannite fino al momento in cui la furia del Vesuvio spezzò ma conservò intatta una testimonianza di vita quotidiana antica. Lo spazio museale dedicato all’esposizione permanente di reperti è in un edificio inaugurato da Giuseppe Fiorelli nel 1873 circa e ampliato da Amedeo Maiuri a partire dal 1926; nel 1943 la struttura a un piano subì i danni del bombardamento che portò alla distruzione di una intera sala e alla perdita di diversi reperti. Seguì un nuovo allestimento nel 1948. Ma ancora nel 1980, il terremoto ne determinò nuovamente la chiusura per ben 36 anni e solo nel 2016, è stato possibile riaprirlo con ambienti dedicati ad esposizioni temporanee. Ora è stato completamente rinnovato, rievocando la prima concezione museale di Maiuri, per costituire una sorta di percorso di introduzione alla visita degli scavi, testimoniando come fosse la città dal IV secolo a.C. fino alla tragica eruzione, con particolare evidenza all’inscindibile relazione con Roma.

Cosa ospita

Oltre a celebri testimonianze dell’immenso patrimonio pompeiano, come gli affreschi della Casa del Bracciale d’oro, gli argenti di Moregine o il triclinio della Casa del Menandro, esposti i frammenti di stucco in I stile delle fauces della Casa di Orione, il tesoro di amuleti della Casa con Giardino, agli ultimi calchi.

L’allestimento, curato da Cor arquitectos & Flavia Chiavaroli, è caratterizzato da una forte luminosità e riporta all’atmosfera dell’Antiquarium pensato da Maiuri, grazie anche al recupero spaziale delle gallerie originali, al restauro delle vetrine espositive degli anni cinquanta e a una loro rivisitazione. L’organizzazione è stata a cura di Electa. A disposizione dei visitatori, 11 sale divise in sezioni (Prima di Roma, Roma vs Pompei, Pompeis difficile est, Tota Italia, A fundamentis reficere, L’ultimo giorno).

L’insegna anni ’50

La salita che permette di accedere ai nuovi ingressi dell’Antiquarium è segnalata da un grande portale realizzato in pietra lavica con un lettering, ANTIQUARIUM, come un’insegna anni cinquanta.

La riapertura del museo è anche accompagnata da due progetti digitali di comunicazione realizzati dal Parco Archeologico di Pompei con Electa.

I podcast

Il primo è ‘Pompei. La città viva’, una serie podcast. Sei episodi, condotti da Carlo Annese, nei quali ventisei tra accademici, archeologi, artisti e scrittori, insieme a Massimo Osanna, raccontano la storia e l’evoluzione di una delle più grandi ricchezze del patrimonio italiano: dalla distruzione dell’eruzione pliniana che fece scomparire una città intera sotto una coltre di cenere e lapilli alla scoperta casuale che diede inizio agli scavi nel 1748, fino all’ultimo straordinario rilancio del parco archeologico.

Valeria Parrella, Pappi Corsicato, Catharine Edwards, Maurizio De Giovanni, Andrea Marcolongo e molti altri contribuiscono a ricostruire la vita quotidiana, le arti e i costumi della città antica – dal cibo all’erotismo, dall’architettura delle domus ai giardini – mettendoli in relazione con i nostri tempi. Insieme a Cesare De Seta e Anna Ottani Cavina si analizzano l’influenza che Pompei ha esercitato sulla cultura degli ultimi tre secoli, dal pensiero illuminista sulla catastrofe alla fascinazione dei viaggiatori romantici del Grand Tour fino ai best-seller sugli ultimi giorni prima della tragedia. E con Maria Pace Ottieri si scoprono innumerevoli punti di contatto con la realtà di oggi, a cominciare dal rischio che corrono i 700.000 abitanti dei sette comuni dell’area vesuviana.

Fonte: cultura agi