AGI – Nemmeno la riunione dei ministri degli Esteri è riuscita a togliere l’Ue dall’impasse sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca che prevede l’embargo al petrolio.
L’Ungheria si è mostrata inamovibile. “Oggi non è stato ancora possibile arrivare a un accordo sul sesto pacchetto delle sanzioni con l’embargo sul petrolio. La questione tornerà sul tavolo degli ambasciatori”, si è arreso al termine della riunione l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell.
“Non so dirvi quando potremo arrivare a un accordo, non è una questione politica ma economica”, ha spiegato. E c’è il vincolo dell’unanimità che permette a Budapest – come ha denunciato il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis – di “tenere in ostaggio” i Ventisette.
Non è servita nemmeno la presenza del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che ha partecipato ai lavori. “Non siamo felici del fatto che l’Ue non riesca ad approvare il sesto pacchetto, che deve assolutamente comprendere l’embargo al petrolio”, ha detto prima di lasciare l’Europa Building.
“Non è compito nostro convincere l’Ungheria, è una questione di famiglia dell’Ue. Ma ogni giorno che passa l’Unione alimenta con i soldi la macchina da guerra di Putin”, ha aggiunto.
Tuttavia Kuleba si è detto convinto che l’embargo al greggio arriverà e “l’unica domanda è quando e quale sarà il prezzo che l’Unione europea dovrà pagare per realizzarlo”.
Intanto Budapest ha presentato qualche stima dei costi. L’Ungheria ha chiesto un’esenzione dall’embargo per almeno quattro anni e fondi Ue per 800 milioni di euro per riorganizzare le raffinerie e aumentare la capacità dell’oleodotto che arriva dalla Croazia.
Ma il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, oggi ha alzato la posta: “È necessaria una completa modernizzazione dell’infrastruttura energetica ungherese con costi su una scala da 15 a 18 miliardi di euro”, ha detto in un video su Facebook a margine della riunione dei suoi colleghi.
“È legittimo che gli ungheresi si aspettino una proposta” dalla Commissione europea per attutire questo colpo, ha rivendicato.
Da parte sua, il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha indicato nell’unanimità il problema.
“In questo momento è una regola che sta fermando, col veto di un solo Paese, il sesto pacchetto di sanzioni”, ha spiegato.
“Sulle sanzioni l’Italia è stata chiara fin dall’inizio: noi non poniamo alcun tipo di veto e crediamo fortemente nel fatto che le sanzioni siano l’unico strumento pacifico che abbiamo per portare Putin al tavolo e negoziare un accordo di pace e questo sesto pacchetto di sanzioni deve essere approvato il più presto possibile”, ha ribadito.
Source: agi