Il governo affida una consulenza a McKinsey sul Recovery Plan. È coro di critiche, ma il Mef puntualizza


di redazione

La prima sventagliata di polemiche, anche da ambienti della maggioranza, sul governo Draghi, è scaturita ieri dalle indiscrezioni di “Radio Popolare”, poi ampliate e rilanciate dal “Fatto Quotidiano”, sull’affidamento di un incarico di consulenza alla società americana McKinsey, leader mondiale nel campo delle consulenze manageriali, i cui ricavi sono stimati intorno ai 10 miliardi di dollari, per la riscrittura del Pnrr, Piano nazionale di reipresa e resilienza, il Recobery Plan italiano.

Secondo “Il Fatto Quotidiano” sulla revisione del Pnrr starebbero lavorando tre o quattro grandi società di consulenza, si tratta delle “big four” contabili (Kpmg, Deloitte, E&Y, Pwc) e della consulenza (Bain & Company e BostonConsulting). Così, dice “Il Fatto”, la “task force” oggetto di feroci attacchi al governo Conte, uscita dalla porta, rientra ora dalla finestra, ma stavolta a pagamento.

L’apporto dei consulenti supporterebbe tutta la cabina di regia presso il Mef incaricata di rivedere il Pnrr, coordinata dal dirigente della Ragioneria, Carmine Di Nuzzo, fedelissimo del ministro Daniele Franco, che coinvolge anche i ministeri della Transizione ecologica e della Transizione digitale alla cui guida è il ministro Vittorio Colao, ex manager Vodafone, che si è formato proprio in McKinsey.

La scelta di Palazzo Chigi di rivolgersi a McKinsey non costituisce una novità, già in passato la società di consulenza americana era stata chiamata a collaborare con il la presidenza del Consiglio e con il Mef su diversi dossier.

Ma, dopo le polemiche sulla “cabina di regia” per la redazione e la gestione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che fu motivo scatenante dell’iniziativa di Matteo Renzi di mettere in crisi il secondo governo Conte, la notizia ha provocato perplessità e critiche, anche all’interno della maggioranza che sostiene il governo Draghi.

«Un giorno trapela che Draghi “il Recovery se lo scrive da solo”, e va bè… Oggi che invece ci lavora McKinsey… – scrive su Twitter l’ex ministro per il Mezzogiorno Giuseppe Provenzano, del Partito Democratico – Un po’ di chiarezza? Dobbiamo richiamare i migliori nello Stato, magari tra i giovani, non delegare a privati esterni funzioni fondamentali. C’è una norma, si attui».

«Con tutto il rispetto per McKinsey, se le notizie uscite oggi fossero vere, sarebbe abbastanza grave», ha commentato, per parte sua, l’altro ex ministro del PD Francesco Boccia.

Non diverse le valutazioni dell’ex viceministro Antonio Misiani, senatore del PD: «La governance del Pnrr è incardinata nel Ministero dell’Economia e Finanza con la strettissima collaborazione dei Ministeri competenti, aveva detto Draghi al Senato. Se lo schema è cambiato, va comunicato e motivato al Parlamento».

Il deputato di LeU, Stefano Fassina, attacca: «Il Governo Draghi chiama McKinsey per la scrittura del Recovery Plan: i tecnici dei tecnici. No, così proprio non va. Così, si umiliano le competenze delle pubbliche amministrazioni e si allontana l’accountability politica. Il Parlamento deve intervenire».

Per il centrista Osvaldo Napoli non è «sconveniente e meno ancora scandaloso se il ministro dell’Economia Daniele Franco ha chiesto l’aiuto di McKinsey, società di consulenza manageriale, per accelerare la revisione e la redazione del Piano nazionale di resilienza e ripresa che va consegnato alla Commissione europea entro il 30 aprile. Sarebbe utile e positivo, però, offrire un minimo di spiegazioni su questa consulenza, soprattutto per allontanare ogni ombra o sospetto dai tecnici di via XX Settembre circa la loro adeguatezza e competenza».

Sul versante dell’opposizione, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, si esprime duramente su Twitter : «È possibile che con tutti i ministri, viceministri, sottosegretari, capi dipartimento, capi uffici legislativi, task force, dirigenti, tecnici e funzionari dello Stato che abbiamo, il governo Draghi debba affidare la stesura del Recovery Plan ad una società privata di consulenza?»

Non è mancato però chi è intervenuto a difesa della scelta dell’esecutivo. L’ex ministro e leader di Azione, Carlo Calenda, dice: «No a polemiche inutili. I consulenti McKinsey o altro, si usano per scrivere piani strategici straordinari. Quando hai bisogno di elaborazioni veloci e verifica di fattibilità su progetti. Ma se la guida rimane saldamente nelle mani dei Ministri non vedo alcun problema, anzi».

In serata è poi intervenuto il ministero dell’Economia per una parziale smentita, che comunque fa chiarezza sull’argomento e dovrebbe essere sufficiente a sgonfiare le polemiche. Il Mef ha precisato che la task force farà sempre capo ai ministeri competenti mentre McKinsey darà presterà la sua consulenza soltantosui progetti.

Nella nota del Mef si legge “che la governance del Pnrr italiano è in capo alle Amministrazioni competenti e alle strutture del Mef che si avvalgono di personale interno degli uffici. McKinsey, così come altre società di servizi che regolarmente supportano l’Amministrazione nell’ambito di contratti attivi da tempo e su diversi progetti in corso, non è coinvolta nella definizione dei progetti del Pnrr”.

Il ministero di Via XX settembre ribadisce che “gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia. L’Amministrazione si avvale di supporto esterno nei casi in cui siano necessarie competenze tecniche specialistiche, o quando il carico di lavoro è anomalo e i tempi di chiusura sono ristretti, come nel caso del Pnrr”.

L’attività di supporto – continua la nota del Mef –  richiesta a McKinseyriguarda l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali Next Generation già predisposti dagli altri paesi dell’Unione Europea e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano”.

Infine, per quanto riguarda il pagamento, il Mef informa che “il contratto con McKinsey ha un valore di 25mila euro +Iva ed è stato affidato ai sensi dell’art. 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti sotto soglia’. Le informazioni relative al contratto saranno rese pubbliche, come avviene per tutti gli altri contratti del genere, nel rispetto della normativa sulla trasparenza”.