Recovery Plan: tutti i nodi da sciogliere nella maggioranza


AGI – E’ destinata a trasferirsi al Mef la partita sul ‘Recovery plan’. All’inizio della prossima settimana arriveranno le osservazioni dei partiti della maggioranza sul tavolo del premier Conte e un Cdm prima della fine dell’anno dovrebbe dare il via libera ‘politico’ al piano. Poi si andrà a fondo sui criteri di spesa.

La tregua è stata siglata nell’incontro che il presidente del Consiglio Conte ha avuto con la delegazione di Iv, capitanata dalla ministra Bellanova. “La task force non c’e’ più”, ha tagliato corto la responsabile dell’Agricoltura. Insistendo sulla necessità che si apra una nuova fase nella quale non ci sia più la strategia dei bonus ma una discussione seria sulle politiche attive.

E’ vero che l’organismo in un primo momento ipotizzato che prevedeva la triangolazione palazzo Chigi-Mef-Mise verrà rivisto, ma una struttura – come ha spiegato Amendola – ci sarà’. Di monitoraggio o cos’altro si vedrà, ma “la governance è nelle linee guida della commissione Ue, a pagina 33”, ricorda il ministro degli Affari Ue.

Se ci saranno o meno i sei manager a capo della ‘missione’ è tutto ancora da chiarire. “Sarà materia del dialogo”, rilevano dal governo, nessuna retromarcia. Il clima è comunque migliorato (“Sono stati fatti passi in avanti”, la posizione di Iv) ma le fibrillazioni non mancano. E non sono mancati momenti di aspro confronto anche al vertice. Quando per esempio, viene riferito, il premier Conte ha negato che la cabina di regia fosse inserita in un emendamento alla legge di bilancio. Italia viva ha portato sul tavolo l’articolo 184. E nel momento in cui si e’ parlato della giustizia, o meglio dei riti alternativi legati alla riforma della prescrizione.

Il ministro Gualtieri avrebbe sottolineato di non aver letto quel passaggio, suscitando l’irritazione della delegazione renziana. “E’ possibile che il piano non e’ stato letto?”, la domanda che è piombata sugli altri esponenti del governo. In ogni caso Renzi si dice soddisfatto con i suoi, perche’ finalmente, a suo dire, si parla di merito. Di un piano di investimenti, di un piano sulla sanità (Iv insiste sul Mes), di infrastrutture.

Insomma l’ex presidente del Consiglio non arretra, continuerà a pressare il premier affinche’ risponda alle questioni poste nell’ultimo incontro a palazzo Chigi.

Il convincimento in ogni caso è che il premier abbia fatto un passo indietro sulla task force e soprattutto abbia coinvolto maggiormente tutta la maggioranza.

“Presenteremo anche noi un documento ma saremo rapidi”, ha poi sottolineato la delegazione di Leu ricevuta subito dopo a palazzo Chigi. “Il ‘Recovery’ è l’occasione per rendere più stabile il lavoro”, ha rimarcato il presidente dei deputati Fornaro mentre la capogruppo di Leu al Senato, De Petris, ha chiesto “un riequilibrio delle risorse” sulla sanità.

Ora si aprirà proprio il confronto sulle risorse. Con i ministri che chiederanno al titolare di via XX settembre di essere accontentati.

Il rischio è un assalto alla diligenza ma lo spostamento degli incontri ‘tecnici’ al Mef è un segnale che sarà il ministro Gualtieri a tenere i ‘conti’.

“Ci sono 52 progetti e saranno razionalizzati e resi coerenti”, ha aggiunto Amendola, auspicando che il piano sul ‘Recovery’ possa essere consegnato a Bruxelles per metà febbraio.

Per Italia viva, in realtà, la partita è ancora agli inizi. E se per il Pd – come ha spiegato il ministro Boccia “chi parla di crisi durante questa pandemia non sta bene”, è altrettanto evidente che la verifica non è terminata. Sotto traccia il tema del rimpasto non è scomparso dall’agenda. La prospettiva di un governo più politico resta, anche se piu’ di un ministro teme che un ricambio dell’esecutivo possa portare ad un corto circuito.

“Un conto è dare ad Iv un sottosegretario al Mef o al Mise, un altro è inserire altri vice premier o un sottosegretario con delega ai servizi”, osserva una fonte. Insomma prima di toccare qualcosa il premier ci penserà due volte, il ragionamento. Ora la priorità è il ‘Recovery’. Conte ma anche i vertici istituzionali puntano a far presto. Ma i nodi – compreso chi deciderà e come le risorse da dividere – sono ancora da sciogliere.

Salvini intanto ironizza: “Conte e Renzi? Soliti insulti e poi nemici come prima…”. 

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Fonte: politica agi