Per ora sono già attivi 6 ragazzi ai quali se ne aggiungeranno altri 8 che incontreranno gli studenti delle scuole di tre quartieri di Napoli: Vomero, Arenella e Scampia. Il protocollo d’intesa coinvolge un ampio partenariato istituzionale e del terzo settore, che metterà a disposizione risorse, competenze e progettualità. Il progetto mira anche a fornire agli adolescenti gli strumenti per riconoscere i pericoli online, sviluppando un’educazione alla sicurezza digitale. Contestualmente, i genitori e gli adulti di riferimento verranno coinvolti in corsi di formazione per prevenire le condotte a rischio e supportare i giovani nel riconoscere i segnali di pericolo.
“Il progetto pilota è un’iniziativa di prevenzione della devianza, sperimentale di un modello di intervento che il Dipartimento intende diffondere sul territorio nazionale – dice Alessandro Buccino Grimaldi, direttore generale del Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità – è importante partire da Napoli, in un momento di particolare recrudescenza di azioni violente di cui i minori sono spesso vittime e autori”.
“Oggi diamo il via ad un’azione sinergica innovativa per mettere a punto strategie, metodi e misure a contrasto dei fenomeni degenerativi delle piattaforme digitali. Individuare – scrive in un messaggio il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi – i fenomeni legati alle dinamiche tossiche dell’uso della rete è un tema attuale e urgente”. “Questo accordo aggredisce un piano del problema su cui noi riteniamo che si consumino delle questioni estremamente rilevanti – dice Laura Lieto, vice sindaca del Comune di Napoli – soprattutto per le giovani generazioni. Molte delle forme di emulazione o di costruzione di modelli culturali devianti passano attraverso l’uso delle social media e quindi è chiaro che per noi questo è un provvedimento particolarmente significativo”.
Tra i firmatari del protocollo, anche il tribunale per i minori e la fondazione Rut, che a Napoli è già attiva per una ricerca che riguarda il disagio e la devianza minorale in particolare nell’area Nord. “L’alleanza pubblico-privato è fondamentale, soprattutto in questo momento – sostiene la segretaria generale della Fondazione Rut E.T.S., Giovanna Martelli – noi siamo partner di progetto anche grazie alla ricerca che stiamo realizzando, per cui abbiamo istituito delle unità di strada, abbiamo lavorato molto sul tema della salute dei ragazzi e dentro il concetto di salute c’è anche tutto il tema dell’ingiustizia sociale, c’è il tema della dispersione scolastica”. Ragazzi formati per parlare con altri giovani, obiettivo prevenire reati commessi in rete e far emergere vittime, spesso inconsapevoli. La sperimentazione avviata nel capoluogo partenopeo, sulla base di un progetto pilota triennale, ‘Prevenzione dei reati commessi in rete ed emersione delle vittime della rete’, è al centro del protocollo d’intesa sottoscritto nella sede del comune, questa mattina.
Promossa dal Ministero della Giustizia – Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, l’iniziativa ha l’obiettivo di arginare i pericoli legati all’abuso del web e dei social media, creando una rete integrata di protezione per i giovani, potenziali autori e vittime di crimini digitali come il cyberbullismo, il revengeporn, il furto d’identità, le truffe digitali, la pedopornografia e il grooming. Uno dei motivi per cui il ministero ha scelto Napoli è la presenza di una rete ampia, che coinvolge il privato sociale ed è una delle più forti a livello nazionale. Carolina Iapicca, funzionaria del ministero della Giustizia, sottolinea che “l’obiettivo da raggiungere insieme alla comunità e al territorio è quello di creare il sistema di reti, che possa in qualche modo rispondere o comunque affrontare il problema generale della devianza e del disagio. Partiamo da questo tema, quello dei reati in rete perché registriamo, come Ministero, un aumento di questo tipo di reati ma soprattutto problemi rispetto alle vittime”.
In considerazione del fatto che è stata rilevata una difficoltà di ricevere da parte degli adulti indicazioni per un comportamento corretto, si è deciso di “individuare un gruppo di giovani che viene appositamente formato sui problemi della rete. Questi giovani – spiega Iapicca – incontrano altri giovani nelle scuole e nel territorio per discutere di questi problemi”. (AGI)