Rapporto V-Dem: come cambia mappa democrazie e autocrazie


In un mondo alle prese con diversi conflitti armati, elezioni truccate, restrizioni alla libertà di espressione e dei media, le democrazie non godono affatto di buona salute e l’autocratizzazione continua ad essere la tendenza dominante. E’ questa in estrema sintesi la principale conclusione dell’8° Rapporto annuale sulla democrazia 2024, intitolato “La democrazia che vince e perde al voto”, stilato dall’Istituto V-Dem, che ha sede nel dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Goteborg, in Svezia.
Partendo da una mappatura globale, il mondo si divide equamente tra 91 democrazie e 88 autocrazie. Oggi, tuttavia, il 71% della popolazione mondiale – 5,7 miliardi di persone – vive in autocrazie, registrando un aumento significativo rispetto a 10 anni fa, quando era il 48%. Il maggior numero di persone è stabilito in autocrazie elettorali, in 55 paesi (contro 36 nel 1973 e 65 nel 2012), pari al 44% della popolazione mondiale, ovvero 3 miliardi di persone, come in Russia, India, Pakistan, Bangladesh, Filippine e Turchia.
Le autocrazie chiuse sono invece Cina, Iran, Myanmar, Afghanistan e Vietnam, pari al 27% della popolazione mondiale (2,2 miliardi di persone). D’altro canto, solo il 29% degli abitanti del pianeta (2,3 miliardi) è stabilito in democrazie liberali ed elettorali. Pur essendo il tipo di regime più comune al mondo, le 59 democrazie elettorali ospitano solo il 16% della popolazione mondiale. Tra quelli più popolosi di questa categoria rientrano Argentina, Brasile e Sudafrica. Le 32 democrazie liberali ospitano invece il 13% della popolazione mondiale, con gli Stati Uniti che da soli rappresentano un terzo delle persone di questa categoria.
Nel 2024 risulta essere in forte regressione il livello di democrazia di cui gode in media una persona: è sceso ai livelli del 1985, mentre in base alle medie nazionali tale livello è tornato indietro al 1998. L’Istituto V-Dem fa notare poi che Israele esce dalla categoria delle democrazie liberali per la prima volta in oltre 50 anni.
La parte del report dedicata alle democrazie evidenzia che l’Europa occidentale e l’America del Nord restano le regioni più democratiche del mondo e la maggior parte dei loro abitanti (96%) vive in democrazie liberali, contro il restante 4% che risiede in democrazie elettorali. Cipro e il Portogallo sono passati dalla democrazia liberale a quella elettorale nel 2023, mentre Austria e Grecia hanno compiuto la stessa transizione rispettivamente nel 2021 e nel 2022.
La democrazia è invece sempre più a rischio nell’Europa orientale (Albania, Bosnia-Erzegovina, Slovenia) e nell’Asia meridionale e centrale, con solo due democrazie elettorali (Armenia, Georgia), una liberale (Bhutan) e la Mongolia passata in una “zona grigia”. In America Latina e nei Caraibi, i grandi paesi sono più democratici rispetto a quelli piccoli, come Brasile e Argentina (democrazie elettorali), Cile e Uruguay (democrazie liberali). Tuttavia questa è una regione del mondo con una quota importante di popolazione (24%) che vive in regimi classificati in “zona grigia”, tra cui Guatemala, Guyana, Honduras e Messico. Anche nei paesi democratici, rispetto a 10 anni fa si stanno deteriorando gli indicatori relativi alla libertà di espressione in almeno 35 stati, all’organizzazione di elezioni trasparenti (peggiorata in 23 nazioni, migliorata in 12), e alla libertà di associazione per la società civile, ridotta in 20 paesi.
Per quanto riguarda invece i cambiamenti di regime in atto, V-Dem ha identificato un processo di trasformazione in corso in 60 paesi. L’ondata di autocratizzazione è dominante, anche se sembra rallentare: coinvolge 42 paesi – 2,8 miliardi di persone, pari al 35% della popolazione mondiale – di cui 28 erano inizialmente democrazie, rimaste solo in 15 nel 2023, per giunta entrate in “zona grigia”. Un’evoluzione negativa che è il frutto di processi “autonomi” in 23 casi mentre negli altri 19 è proprio fallita la democratizzazione.
L’India, con il 18% della popolazione mondiale, rappresenta circa la metà della popolazione che vive in paesi autocratici o in via di autocratizzazione. Molti di questi sono influenti potenze regionali e globali, tra cui, oltre all’India, Turchia, Messico e Corea del Sud. Gli altri Paesi popolosi che si stanno autocratizzando sono Indonesia, Myanmar, Pakistan e Filippine. Un fenomeno che si manifesta anche all’interno dell’Unione Europea, in Grecia, Ungheria, Polonia, Serbia e Romania.
Buona pagella invece per 18 paesi in via di democratizzazione – transizione post autocratica o restauro della democrazia passata – coinvolgendo 400 milioni di abitanti in tutto, pari al 5% della popolazione mondiale. Generalmente sono più piccoli per dimensioni (isole), economia e popolazione, come ad esempio Gambia, Maldive e Seychelles. Il report cita anche Honduras, Fiji, Repubblica Dominicana, Montenegro e Kosovo.
La recente aggiunta del Brasile alla lista dei paesi democratizzati è un’importante eccezione: con i suoi 216 milioni di abitanti è un’importante potenza economica, regionale e globale. In questo scenario positivo, le aree di miglioramento registrate sono la libertà di espressione e dei media, riscontrata nel 50% dei casi. Guardando al futuro, la ricerca di V-Dem presenta il 2024 come un anno cruciale in cui ben 60 paesi terranno elezioni, con prospettive non proprio rosee. Le elezioni sono “eventi critici che possono sia innescare democratizzazione, consentire l’autocratizzazione o favorire la stabilizzazione di regimi autocratici”, sottolineano gli analisti. Tra questi paesi, 31 vedono peggiorare i loro livelli di democrazia: si tratta di India, Messico, Senegal, Botswana, Cambogia, Ciad, Comore, Ghana, Mauritius, Mongolia, El Salvador, Indonesia, Pakistan, Algeria, Bhutan, Georgia, Islanda, Moldavia, Mozambico, Namibia, Portogallo e Uruguay.
Solo in tre, fra quelli che andranno alle urne in questi mesi, stanno registrando progressi in termini di democrazia, ovvero Macedonia del Nord, Maldive, Tunisia. Nel mondo, al momento ci sono poche speranze per altre 25 nazioni, già molto vicine all’autocrazia, deplora il rapporto, citando Sudafrica, Georgia, Costa d’Avorio, Mozambico e Gabon. Tuttavia in 9 stati, tra cui Argentina, Nepal, Malesia, Kenya e Vanuatu, il livello di democratizzazione è invece sempre più vicino, lasciando ben sperare per il futuro. Al di là della tendenza dominante all’affermarsi delle autocrazie, già riportata in precedenti rapporti, l’edizione 2024 evidenzia l’estrema volatilità dei cambiamenti di regime, spesso mascherata o inosservata, soprattutto quando i livelli di democrazia attuali vengono messi a confronto con quelli di dieci anni fa. V-Dem fa riferimento in particolare ai paesi che stanno vivendo un declino democratico nonostante siano recentemente migliorati, un fenomeno chiamato “Bell-turn”, mentre nel contempo altri stati vedono migliorare il livello di democrazia nonostante un recente periodo di declino, in un processo identificato come “inversione a U”. “Questa nuova analisi fornisce una rappresentazione più sfumata delle tendenze al cambiamento di regime e informa il lettore su come sia la democratizzazione che l’autocratizzazione possano essere fermate e invertite”, concludono gli autori dello studio. (AGI)