Rapporto Usa inchioda Muhammad bin Salman, "ordinò l'operazione contro Kashoggi"


AGI – “Il principe saudita Muhammad bin Salman approvò l’operazione di Istanbul, in Turchia, per catturare o uccidere il giornalista saudita Jamal Khashoggi”. E’ il passaggio chiave del rapporto dell’intelligence Usa, desecretato e divulgato dall’amministrazione Biden dopo che Donald Trump aveva preferito tenerlo riservato per preservare l’alleanza strageica con Riad in chiave anti-Iran. Il documento è il frutto di un’approfondita indagine sulla morte del giornalista Khashoggi, oppositore di bin Salman e editorialista del Washington Post, ucciso se smembrato il 2 ottobre 2018 nel consolato saudita a Istanbul.

Il cambiamento nei rapporti con Riad

A conferma del cambiamento nei rapporti con l’Arabia Saudita, la divulgazione del rapporto della Cia è stata preceduta da una telefonata dello stesso Biden all’85enne re Salman e non a suo figlio Mbs (come è chiamato l’erede al trono) che era stato l’interlocutore privilegiato di Washington. La Casa Bianca ha tenuto a precisare che è Salman “l’unica controparte del presidente americano”, nonostante l’anziano sovrano abbia da tempo abdicato alla gestione quotidiana del regno.

Un principe nei guai

La posizione del 35enne principe ereditario era già stata aggravata dalla diffusione di documenti giudiziari canadesi in cui Mbs è stato messo in collegamento diretto con la compagnia area titolare del jet privato usato dal commando che uccise Khashoggi. Le carte sono uscite dalla causa che riguarda Mbs da Saad al Jabri, l’ex capo dell’antiterrorismo saudita ora in esilio in Canada, i cui figli adolescenti sono stati tenuti bloccati in Arabia Saudita dopo il suo rifiuto di tornare in patria.

La svolta Usa

Che l’aria a Washington per i sauditi fosse cambiata con l’avvento di Biden lo si era già capito con il ritiro dell’appoggio nella guerra in Yemen e lo stop alla vendita di armi. Mbs ne era consapevole e ha cercato di cambiare rotta, ad esempio ricucendo lo strappo con il Qatar, liberando Loujain al Hathloul, la più nota dissidente del regno, oltre a incontrare il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Ora Washington ha imposto sanzioni e blocco dei visti per 76 cittadini dell’Arabia Saudita che risultano coinvolti, in modo diretto e indiretto, nell’omicidio di Khashoggi e nelle minacce di dissidenti all’estero, ma i provvedimenti non riguarderanno il principe Mohammed bin Salman. “Per una questione di sicurezza per tutti all’interno dei nostri confini – ha spiegato  il segretario di Stato Antony Blinken, “agli autori che prendono di mira presunti dissidenti di qualsiasi governo straniero non dovrebbe essere consentito di raggiungere il suolo americano”. Il dipartimento del Tesoro ha annunciato sanzioni nei confronti di Ahmad Hassan Mohammed al Asiri, ex vicecapo dell’intelligence dell’Arabia Saudita e di un alto funzionario dei servizi. – “La nostra intenzione e’ di ricalibrare le relazioni con il governo dell’Arabia Saudita a tutti i livelli”, ha sottolineato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki.

Il futuro di Mbs

“Spetta al governo dell’Arabia Saudita determinare il futuro della propria leadership”, ha sottolineato la portavoce della Casa Bianca, rispondendo sul fatto che il principe della corona Mohammed Bin Salman, possa succedere al re Salman alla guida dell’Arabia Saudita. Nel vige una monarchia assoluta sunnita, retta da una visione wahhabita e fondamentalista dell’islam, ma il programma di riforme e di aperture voluto dal principe ereditario puntava ad aprire il Paese nel contesto del programma Vision 2030. le riforme hanno toccato la sfera sociale e dei diritti con il via libera alla guida per le donne, ma non hanno fermato la repressione anche brutale del dissenso. Il regno saudita è fra le nazioni al mondo con il più alto tasso di esecuzioni; la pena di morte, spesso mediante decapitazione in pubblica piazza, è comminata per reati che variano dal terrorismo allo stupro, dalla rapina a mano armata al traffico di stupefacenti.

 

Source: agi