Rampelli e la difesa della lingua italiana


Nel mentre la presidente del Consiglio era a colloquio con il Presidente della Repubblica, ragionevolmente esaminando le più urgenti questioni aperte, a cominciare dall’uso dei fondi europei legato a Next Generation Eu, Fabio Rampelli, esponente di Fratelli d’Italia, diffondeva la notizia di avere presentato una proposta di legge a tutela della lingua italiana, prevedendo una multa fino a 100mila euro per quanti usino dei termini mutuati da altre lingue. Rampelli ha non poche ragioni e innumerevoli torti.

Giusto multare quanti continueranno a denominare “premier” il presidente del Consiglio. Il punto non è che sia inglese, ma che sono ignoranti e non conoscono la differenza fra un sistema di premierato e lo schema orleanista in cui si muove non solo la Costituzione italiana ma già lo Statuto dopo il 1861 (avvertenza per i medesimi: data dell’Unità d’Italia). Considerato quanto questa pessima abitudine abbia preso piede, se ne potrebbe trarre fonte per diminuire il debito pubblico.

Per il resto ci risulta misterioso come si possa denunciare l’hackeraggio del proprio computer dovendo compitare in esclusivo idioma natio. Riusciamo ancora a concepire le molestie senza ricorrere allo stalking, ma temiamo che nell’insegnare economia o medicina l’ablazione dei vocabolari altrui finisca con il rendere la formazione monca e priva di spendibilità pratica. A Rampelli segnaliamo inoltre un manifesto in cui è ritratta Giorgia Meloni e che propone agli italiani “- Tax.

di Sofia Cifarelli

Fonte: La ragione