AGI – Alta tensione al confine tra Libano e Israele. Le forze armate dello Stato ebraico (Idf) hanno riferito di aver “sventato un tentativo di infiltrazione” da parte di una cellula armata di Hezbollah e di averla respinta al di là della frontiera, senza riportare feriti. Nella zona è tornata una calma provvisoria, ai residenti è stato permesso di tornare alle normali attività ma i vertici militari del Comando Settentrionale hanno avvertito che le prossime ore saranno “critiche” per vedere come evolve la situazione e hanno ammonito Hezbollah che ci sarà una “risposta sproporzionata” se continuerà a fare fuoco lungo il confine.
Da parte sua Hezbollah ha negato qualsiasi coinvolgimento in scontri con Israele al confine con il Libano. Nel primo pomeriggio c’è stato un “incidente di sicurezza” alla frontiera tra i due Paesi: le forze armate israeliane hanno riferito di aver sventato un tentativo di infiltrazione da parte di una cellula armata che e’ stata ricacciata indietro
“Ci aspettano giorni tesi”, ha fatto sapere il portavoce dell’Idf. Il comandante della missione Onu nel Libano meridionale (Unifil), il generale Stefano Del Col, ha lanciato un appello alla “massima moderazione” dopo lo scontro, avvenuto all’indomani della caduta di un drone israeliano nel Paese dei Cedri e dopo l’invio la scorsa settimana da parte dell’Idf di rinforzi nella regione al confine settentrionale nel timore di ritorsioni da parte di Hezbollah per l’uccisione di un miliziano durante un raid in Siria.
Secondo il resoconto dell’esercito israeliano, una cellula composta da 3-5 miliziani ha cercato di infiltrarsi in territorio israeliano nella zona di Har Dov (il Monte Hermon), chiamate anche le Fattorie di Shebaa, punto d’incontro tra Israele, Libano e Siria. I combattenti sarebbero riusciti ad avanzare solo per pochi metri in territorio israeliano, al di là della Linea Blu, prima che i soldati aprissero il fuoco e li ricacciassero indietro. “Non sappiamo in che condizioni”, ha precisato il portavoce dell’Idf, Hidai Zilberman, mentre da Beirut l’emittente filo-Hezbollah Al-Mayadeen ha fatto sapere che non ci sono state vittime tra i miliziani. I colpi d’arma da fuoco hanno provocato allarme nella regione che è stata isolata: il Comando Nord ha annunciato un “incidente di sicurezza”, ha ordinato ai residenti di restare in casa e intimato ad agricoltori, escursionisti e turisti di lasciare immediatamente le zone all’aperto e i campi. Le strade sono state chiuse cosi’ come l’aeroporto di Rosh Pina nel Nord d’Israele.
Diversa la versione del raid fornita da al-Mayadeen, secondo la quale i miliziani sono riusciti a infiltrarsi e a sparare un missile guidato anticarro contro l’unità dell’Idf, una circostanza negata dalle forze armate israeliane che hanno sostenuto di aver sparato loro addosso “a distanza di centinaia di metri”. È entrata in azione l’artiglieria per ripulire la zona e pattuglie con la Stella di David sono state inviate per controllare il confine e assicurarsi che non ci fossero altre cellule.
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e il ministro della Difesa, Benny Gantz, si trovavano entrambi in riunione con i parlamentari dei rispettivi partiti quando sono stati avvertiti; Netanyahu lasciando l’incontro e ha parlato di una “situazione di sicurezza complicata”. Entrambi hanno raggiunto il quartier generale della Difesa per colloqui con il capo di Stato maggiore, Aviv Kochavi. Teheran e le forze filo-iraniane in Libano sono da sempre la ‘bestia nera’ di Israele, continuamente menzionate dal governo tra i principali temi di sicurezza. Poco prima del raid, a colloquio con i parlamentari del Likud, Netanyahu aveva ribadito che il confine settentrionale è “costantemente monitorato” e che la politica israeliana è “chiara”: “Primo non permetteremo all’Iran di trincerarsi militarmente al nostro confine con la Siria, questa è la politica che ho fissato anni fa. Secondo, il Libano ed Hezbollah avranno la responsabilità di qualsiasi attacco contro di noi che arrivi dal territorio libanese. Terzo, l’Idf è preparato per qualsiasi scenario”.
Parole battagliere come quelle usate da Gantz: in riunione con i suoi deputati, il leader centrista aveva assicurato che le forze armate “continueranno a impedire il trinceramento iraniano, nonchè il trasferimento di armi e sistemi di precisione”. “Come ministro della Difesa, esorto a non osare a metterci alla prova. Chiunque ci provi troverà un esercito pronto e risoluto a proteggere i cittadini di Israele e la sua sovranità”, ha affermato, sottolineando che “ricade su Siria e Libano la responsabilità per qualsiasi attività abbia origine nei loro territori”. Colloqui anche a Beirut dopo la fiammata di tensione al confine con Israele: il premier libanese Hassan Diab – vicino a Hezbollah – ha incontrato il presidente Michel Aoun e lo speaker del Parlamento, Nabih Berri. Dal Partito di Dio libanese finora non è arrivata nessuna dichiarazione; ieri il numero 2 del gruppo armato, Naim Qassem, aveva assicurato che Hezbollah è pronto a “rispondere” in caso di guerra, ma aveva smentito la prospettiva di un’escalation, dicendo che “l’atmosfera non indica un conflitto”, giudicato “improbabile nei prossimi mesi”.
Il Libano è alle prese con la piu’ grave crisi economica dai tempi della guerra civile, con il crollo della moneta e un’inflazione galoppante. Dallo scorso ottobre migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade protestando contro una classe politica giudicata corrotta e incompetente. Una situazione resa ancora piu’ dura dai lockdown imposti per cercare di contenere l’epidemia di coronavirus, che hanno provocato la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Dopo il default a marzo, il governo ha promesso riforme e ha avviato negoziati con il Fondo monetario internazionale, ma questi si sono arenati.
Vedi: Raid di Hezbollah, scontri a confine Israele-Libano
Fonte: estero agi