Quirinale: l’appello di Mattarella, prendetevi cura democrazia


Alcuni effetti sono già evidenti: “Pochi soggetti, non uno soltanto, come ci si azzarda a interpretare”, ci tiene a precisare il Capo dello Stato, “con immense disponibilità finanziarie, che guadagnano ben più di 500 volte la retribuzione di un operaio o di un impiegato. Grandi società che dettano le loro condizioni ai mercati e – al di sopra dei confini e della autorità degli Stati e delle Organizzazioni internazionali – tendono a sottrarsi a qualsiasi regolamentazione, a cominciare dagli obblighi fiscali”. La ricchezza che ne deriva non sembra solo fine a sè stessa, ma strumento per svincolarsi “da qualunque effettiva autorità pubblica”. Tutto ciò porta al rischio “che si faccia spazio la tentazione di un progressivo svuotamento del potere pubblico. Fino ad intaccare la stessa idea di stato per come l’abbiamo codificata e conosciuta nei secoli”, fondato sul “monopolio dell’uso della forza militare e della moneta”. Due pilastri che, osserva Mattarella, “sono oggi messi in discussione dalla prospettiva di una progressiva privatizzazione del potere pubblico, dall’iniziativa di potenze finanziarie private, capaci di sfidare le prerogative statuali anche su quei due fronti. Proprietari di immense ricchezze che oggi hanno di fatto il monopolio in diversi settori fondamentali. E costruzione di circuiti monetari paralleli, privati”. Un trasferimento di potere dal pubblico al privato di fronte al quale diventa centrale “la tenuta e il consolidamento delle istituzioni democratiche, unico argine agli usurpatori di sovranità”, avverte il Presidente. Un consolidamento da perseguire respingendo il dubbio “che si insinua nelle nostre opinioni pubbliche”, ovvero che “il potere democratico sia debole, inefficiente, lento, inadeguato a governare realtà in veloce evoluzione. O addirittura sia un fattore penalizzante nella competizione con sistemi non democratici”. Una idea “singolare e contro la realtà” in quanto trascura “come nelle democrazie, le decisioni assunte sulla base del consenso liberamente espresso dai cittadini siano ben più salde e affidabili”. Da qui l’appello: “Bisogna amare la democrazia. Bisogna prendersene cura”.Di fronte a “una democrazia debole” diventa “necessario operare per recuperare fiducia, adoperandosi prima di tutto, per ricostruire il rapporto tra persone e istituzioni”. Le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella arrivano nel mezzo di un lungo messaggio ai rappresentanti delle forze politiche e delle istituzioni, riuniti al Quirinale per il tradizionale scambio di auguri. Un discorso attraversato dall’inizio alla fine dalla preoccupazione per “un fenomeno di evidente, progressiva polarizzazione che tocca tanti aspetti della nostra convivenza”, dice il Capo dello Stato, davanti al quale “appare sempre più difficile preservare lo spazio del dialogo e della mediazione all’interno di società che sembrano oggetto di forze centrifughe divaricanti, con una pericolosa riduzione delle occasioni di dialogo, di collaborazione, di condivisione”. Una tendenza, sottolinea Mattarella, che non riguarda la sola politica. Anzi, “si rischia che non esistano ambiti tenuti al riparo da questa tendenza alla divaricazione incomponibile delle opinioni”. Ad esempio, “sul cambiamento climatico e le politiche ambientali necessarie a contenerlo e a tutelare il pianeta”. Oppure, “sul valore della scienza, della ricerca, sull’efficacia dei numerosi vaccini che hanno salvato milioni di vite umane da malattie mortali o invalidanti. Temi così delicati e decisivi per il futuro che richiederebbero seria e serena riflessione comune, aperta alla comprensione di ogni aspetto, sono divenuti veri e propri terreni di scontro. E perfino motivo di violenza”. Ad alimentare questo clima di conflitto è “un uso distorto e irresponsabile dei social media”, rimarca il Capo dello Stato. Social media che “talvolta, divengono strumenti perversi di divisione, di condizionamento acritico, di deliberato travisamento della realtà, contraddicendo il loro autentico ruolo”. Tra “le faglie di rottura” provocate da questo fenomeno, il Presidente Mattarella rintraccia “la concentrazione in pochissime mani di enormi capitali e del potere tecnologico, così come il controllo accentrato dei dati, definibili come il nuovo petrolio dell’era digitale”. Tutti fattori che “determinano una condizione di grave rischio”. La democrazia, ricorda il Capo dello Stato, “non si esaurisce nelle sue procedure: è impegno, passione, senso della comunità, richiede che si contribuisca alle scelte, a ogni livello. Anche per questo è necessario sostenere il pluralismo, nelle articolazioni sociali come nell’informazione”, sottolinea ancora, “non affidando soltanto alle logiche di mercato quel che è prezioso per la qualità della convivenza e per una piena cittadinanza”. Esempi virtuosi non ne mancano: “L’ho visto, ad esempio, di recente, nella passione dei tanti sindaci che ho incontrato all’assemblea dell’Anci. Le diverse appartenenze politiche, le legittime e preziose differenze delle identità culturali – che sono l’essenza della dialettica democratica – non impediscono di ricercare e trovare convergenze e unità su alcuni grandi temi. Nell’interesse dei cittadini”. Ma questo spirito anima anche “tante nostre comunità, tante espressioni della società civile, del mondo associativo delle professioni, dell’economia, del mondo del lavoro: canali di partecipazione e costruzione del bene comune, con cui è prezioso il dialogo”. Quanto si può chiamare, “senza eccessi retorici, spirito di servizio. Passione civile. Senso del dovere. Quello manifestato, ad esempio, malgrado l’esposizione a forti rischi, dai nostri militari in Unifil in Libano. Così come tanti altri, cui penso con riconoscenza, nei Corpi dello Stato e nella società civile”. Quello stesso senso del dovere che, per Mattarella, è richiesto “a tutti coloro che operano in ogni istituzione” e che impone “di rispettare i limiti del proprio ruolo. Senza invasioni di campo, senza sovrapposizioni, senza contrapposizioni”. Perchè, “la Repubblica vive di questo ordine. Ha bisogno della fiducia delle persone che devono poter vedere, nei comportamenti e negli atti di chi ha responsabilità, armonia tra le istituzioni”. Da qui l’augurio “di poter essere all’altezza delle nostre responsabilità. Di riuscire a farvi fronte con lo stesso impegno e la stessa fiduciosa determinazione con la quale tantissimi nostri concittadini, affrontando difficoltà, mandano avanti, ogni giorno, le loro famiglie e le nostre comunità”. (AGI)