Quirinale, centrodestra al lavoro per 'stringere' su un candidato di area


AGI – Il centrodestra tira dritto sull’elezione di un presidente della Repubblica “di area”. E, forte di quello che viene letto in Forza Italia come un endorsement Ue, rilancia il nome di Silvio Berlusconi. “Penso, in tutta onestà e senza enfasi, che una presidenza di Silvio Berlusconi con un capo del governo come Mario Draghi sarebbe imbattibile e promuoverebbe l’Italia ancora più della già alta posizione di cui gode”, dice il segretario del Partito popolare europeo, Antonio Lopez per il quale, “Berlusconi e Draghi hanno entrambi questo vantaggio, che surclassa ogni altro politico italiano: sono gli unici veramente noti e apprezzati come leader in Europa”. Parole che vengono salutate con un coro unanime di giubilo da parte degli esponenti di Forza Italia e con i ringraziamenti via Twitter del diretto interessato: “Grazie al mio amico Antonio Lopez per le parole che ha voluto riservarmi nella sua intervista a Il Giornale. Siamo la colonna portante dell’Ue, vogliamo istituzioni sempre più moderne ed efficienti, capaci di affrontare sfide difficili come il Covid”.

Gli altri leader di centrodestra, non fanno il nome di Berlusconi – che rimane, tuttavia, l’unico nome ufficialmente in campo – ma tornano, compatti, a invocare un presidente della Repubblica espressione di quell’area politica. Matteo Salvini, in particolare, segnala a margine di un evento elettorale accanto alla candidata del centrodestra alle suppletive di Roma: “Io non partecipo al totonomi, lo lascio agli altri. Quello per cui lavoro è l’elezione veloce di un esponente del centrodestra, dopo 30 anni. Penso che l’alternanza anche al Quirinale faccia bene”, sottoliena il leader leghista che annuncia di voler rilanciare l’appello agli altri partiti, di maggioranza e non, per aprire un tavolo sul Quirinale.

“Mi hanno detto tutti alla ripresa: la ripresa per me è già da domani. In settimana rimanderò l’invito a tutti”. Dello stesso avviso è Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Camera: “È ora che il presidente della Repubblica sia espressione di un’area diversa da quella che ha monopolizzato gli ultimi 25 anni, pur essendo stata scelta solo due volte dagli italiani. È ora di un’alternanza, e oggi abbiamo il 45% della maggioranza. Se non ora quando?”.

Tuttavia, il nome di Silvio Berlusconi rappresenta, per il centrosinistra, un ostacolo alla convocazione del tavolo. Il Partito democratico lo ha detto chiaramente. Il segretario Enrico Letta si prepara a intervenire alla riunione congiunta fra direzione e gruppi parlamentari convocata il 13 gennaio, fischio d’inizio della discussione interna al Partito Democratico sull’elezione del Capo dello Stato. All’appuntamento il Pd arriva con poche idee, ma chiare: prima dei nomi serve il metodo politico. Tutt’altro che una banalità visto che il voto del Quirinale appare sempre di più uno snodo determinante per il futuro del governo, della maggioranza e, quindi, della legislatura. Nelle ultime ore, la corrente guidata da Matteo Orfini ha annunciato di voler proporre in direzione l’opzione ‘Mattarella Bis’. Per l’esponente dem eleggere Draghi al Quirinale porterebbe “instabilità in un momento delicato”.

Un rischio ben presente anche in chi spera di vedere l’ex presidente della Bce nello Studio alla Vetrata. Per questo, ad esempio, Enrico Letta ha proposto di legare le due partite dell’elezione di Draghi e dell’avvicendamento a Palazzo Chigi, a un’unica intesa politica le cui basi dovrebbero essere gettate a partire dalla maggioranza che sostiene questo governo e, solo in un secondo momento, cercare di allargare questa intesa anche al di fuori del perimetro della maggioranza. Un obiettivo che, ad oggi, è ostacolato dalla presenza in campo di Silvio Berlusconi come unica opzione del centrodestra.

Certo, “un bis di Mattarella non dispiacerebbe a nessuno”, viene fatto notare da fonti parlamentari del Pd, “ma farlo come lo ha fatto Orfini sembra niente di più che un posizionamento in vista della riunione del 13 gennaio”. Durante la riunione del 13 gennaio, in ogni caso, “non verranno avanzati nomi di nessun genere, la riunione servirà a tenere insieme i gruppi parlamentari e il partito, oltre che a dare mandato a Enrico Letta di sedersi al tavolo della maggioranza, se mai dovesse venire convocato”.

A bloccare le forze politiche è quello che un esponente Pd definisce “un gioco di specchi”: il centrodestra ha già fatto sapere di attendere la fine della riunione del 13 gennaio per decidere se proseguire sul nome di Silvio Berlusconi, mentre il centrosinistra, con il Pd in testa, sottolinea che è proprio la presenza in campo del Cavaliere a impedire l’avvio del dialogo. 

Source: agi