Di Franco La Magna
L’amletico dubbio si ripropone ad ogni remake, più o meno aggiornato o più o meno fedele all’originale: perché dunque rifare un classico se la prima versione è pressoché perfetta? A quanto pare l’incertezza non abita dalle parti di Hollywood se la Mecca del cinema mondiale ha consentito al regista di colore Antoine Fuqua (in Italia non proprio conosciutissimo) di girare una nuova versione de “I magnifici sette” (2016), stasera in onda su Canale 9 intorno alle 21,30. Lo scostamento dal classico di John Sturges (1960), con un cast all stars, è notevole nel plot, ma la struttura narrativa e l’idea di fondo resta immutata. L’ombra del grande Kurosawa del celeberrimo “I sette samurai”, 1954, aleggia su entrambi e anche sui sequel.
Tra gl’ intramontabili classici nazionali “Amarcord” (1973) di Federico Fellini, resta una delle poche opere ad essere riuscita a conciliare critica e pubblico, con il suo realismo sognante, lo sguardo incantato verso l’infanzia e l’adolescenza, la sua lettura del fascismo che “smonta il mito dall’interno, mostrando la mediocrità del regime e del popolo che l’ha accettato” (Fofi). Oscar come miglior film straniero, ebbe successo anche negli Stati Uniti. Subì comunque qualche attacco violento (come tutti i film del regista italiano più famoso al mondo), che non servirono a frenare la clamorosa e benevola accoglienza del pubblico nazionale, riconciliando Fellini anche con la platea meno acculturata.