AGI – Finti poveri, nullatenenti in Ferrari, parenti improbabili, residenti solo sulla carta, persino ‘stranieri’ italianissimi. La casistica dei ‘furbetti’ del reddito di cittadinanza, di chi cioè riesce a percepire il sussidio senza averne diritto, è vastissima e in continua evoluzione.
Pur restando sempre – le forze dell’ordine chiamate ai controlli ci tengono a sottolinearlo – una ristretta minoranza.
I requisiti per accedere al reddito, come noto, sono sostanzialmente di tre tipi: economici, di cittadinanza, residenza o soggiorno e giudiziari. Tutto ruota intorno all’”Indicatore della situazione economica equivalente”, meglio noto con l’acronimo Isee, che tiene conto del reddito, del patrimonio (mobiliare e immobiliare) e delle caratteristiche – in sostanza numerosità e tipologia – di un nucleo familiare.
“È evidente – spiegano i carabinieri, che recentemente hanno sottoposto a verifica le posizioni di quasi 90 mila beneficiari in cinque regioni accertando quasi 5 mila irregolarità – che le omissioni funzionali ad incassare indebitamente il reddito si concentrano su questo fronte: c’è chi dichiara redditi inferiori ai 9.360 euro (la soglia fissata dalla legge istitutiva), magari perché svolge lavori in nero, chi ‘dimentica’ di segnalare seconde case o conti correnti sopra un certo tetto, chi non denuncia il possesso di auto anche di lusso, di moto oltre una certa cilindrata, persino di imbarcazioni di diporto”.
Capita così, come accertato nei giorni scorsi, che ad ottenere il sussidio possano essere titolari di avviatissime attività economiche, proprietari di case di pregio, nuclei familiari il cui reddito complessivo è largamente superiore a quello denunciato.
A proposito di nuclei familiari: “Il numero dei componenti – ricordano gli investigatori dell’Arma – ha un’incidenza determinante, per cui ci siamo trovati di fronte a famiglie ‘allargate’ in modo decisamente sospetto fino a comprendere componenti da tempo via da casa, residenti ad altri indirizzi, coniugi o figli letteralmente inventati’. In certi casi la fantasia non ha limiti”.
L’Inps svolge un controllo di tipo amministrativo, con verifiche automatiche basate sulle banche dati, mentre alle forze dell’ordine spetta il controllo successivo, di polizia, teso ad accertare la sussistenza di veri e propri falsi e relativi reati: “ai nostri occhi – continuano gli investigatori – ‘indicatori di rischio’ possono essere, ad esempio avere dei precedenti penali, un numero eccessivo di pratiche trattate dallo stesso Caf, risiedere in un immobile del centro storico di una grande città piuttosto che in periferia o in una casa popolare”.
Come noto, il reddito di cittadinanza è riservato a cittadini italiani o dell’Unione europea ma possono accedervi anche i cittadini di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno Ue per lunghi periodi, gli apolidi in possesso di analogo permesso e i residenti in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo.
Quest’ultima condizione è quelle che appare più statisticamente esposta a trucchi ed espedienti.
Decisamente più difficile, invece, è ‘barare’ sul casellario giudiziario: il reddito è off limits per chi nei dieci anni precedenti ha subito condanne definitive per tutta una serie di reati – dall’associazione di tipo mafioso al voto di scambio, dalla strage al terrorismo, dalla truffa aggravata al sequestro di persona – e anche per chi è sottoposto a misure cautelari personali: sebbene tra i percettori siano stati pizzicati anche più di un boss e persone ai domiciliari. In un caso con tanto di braccialetto elettronico.
Source: agi