AGI – Un’Europa più democratica, più equa, più vicina ai cittadini, che sappiamo non solo stare al passo delle loro ambiziosi ma le sappia anche anticipare. E’ questa l’Europa del futuro che chiedono i duecento cittadini europeo che questo weekend partencipano al secondo panel della Conferenza sul Futuro dell’Europa, riuniti all’Istituto universitario europeo a Firenze.
“Ho proposto una regolamentazione europea circa la difesa dei diritti civili per evitare discriminazioni e violenza. In diversi Stati ci sono leggi contro l’omofobia in altri no, essendo tutti parte dell’Unione, vorrei che ci fosse uno standard uguale per tutti”, racconta all’AGI Martina Brambilla, studentessa di Scienze delle comunicazioni. “E, proprio in tema comunicazione, per raggiungere un audience più ampia l’Ue dovrebbe puntare di più sulla promozione sui social network, per coinvolgere le nuove generazioni, e offrire una navigazione più chiara e accessibile sulle piattaforme istituzionali che spesso sono difficili da seguire”, suggerisce la giovane.
“I cittadini hanno sentito come più urgenti le questioni legate alla disinformazione e al ruolo delle piattaforme social. C’è la necessità di fare qualcosa per migliorare la ‘media literacy’, la capacità critica dei cittadini rispetto all’informazione che ricevono. Questi sono stati i temi maggiormente affrontati al CoFe nell’ambito dei media”. Spiega Elda Brogi, docente dell’Istituto universitario europeo (Iue) e coordinatrice scientifica del ‘European centre for media pluralism and freedom’ , durante il panel ‘democrazia, diritti e sicurezza’.
Su alcune tematiche “c’è una forte distanza tra i cittadini e le istituzioni europee, spesso non c’è confronto e poi si adottano delle soluzioni di compromesso che magari per alcuni Stati calzano ma per altri no, o risultano paradossalmente un passo indietro. Sicuramente l’Ue dovrebbe intervenire quando vengono messi in discussione i valori fondanti dell’Unione e reagire in maniera adeguata alle violazioni”, suggerisce invece Chiara Alicandro, 31enne che si occupa di consulenze per il lavoro.
E sul lavoro ha già fatto la sua proposta: “Ho apprezzato i passi avanti fatti per i diritti dei rider, ma penso sia importante anche introdurre un reddito minimo, c’è bisogno di equiparare il costo del lavoro dipendente, così come i diritti sindacali e i contratti nazionali, a tutti gli altri Stati e rendere il mercato del lavoro più equo in modo da non far fuggire capitale umano a favore dei Paesi che offrono condizioni più vantaggiose”.
A Firenze si discute non solo dell’Europa dei cittadini ma anche degli Stati. E preoccupa le posizioni dei alcuni Paesi, in testa Polonia e Ungheria. “Durante i panel la proposta fatta da molti cittadini era di irrogare sanzioni alla Polonia, penso sia la scelta giusta, perché i colloqui tra Ue e Governo al momento sono arrivati a un punto morto. Ho timore che la situazione possa peggiorare e portare a una rottura, mettendo in crisi la fiducia dei polacchi nel progetto europeo”. E lo dice una cittadina polacca, Malgorzata Wierzgala, 29 anni. “
Sono un po’ spaventata perché le altre opzioni esposte dai cittadini sono di chiedere l’uscita della Polonia dall’Ue se non vuole conformarsi alle regole, della serie ‘se vuoi stare qui devi rispettare le regole del gioco’”, spiega Malgorzata che lavora come informatica per un’azienda danese. “Sono tempi duri – sottolinea – la cosa più importante è stare vicini e appoggiarsi a ciò che ci è comune per resistere e rendere l’Europa migliore”. “Ero piccola quando la Polonia si è unita all’Ue, sono cresciuta con il sogno di fare l’erasmus e girare l’Ue” ma “adesso è diventato all’improvviso un incubo. Non ho mai dato per scontato la possibilità di superare i confini, vivere e lavorare altrove senza dover presentare un singolo documento, con regole più o meno simili. Sarebbe veramente triste perdere tutto questo”, aggiunge.
“La cosa fondamentale è la condivisione e l’incontro dei cittadini europei: invece che battersi l’uno contro l’altro, bisogna andare insieme, uniti, per costruire il futuro dell’Europa. Uno dei temi che mi sta più a cuore è quello delle migrazioni, una grande sfida da affrontare”, sostiene Raymold Gilbert, pensionato francese di 75 anni. La spinta a partecipare, spiega il pensionato francese, “è il tempo da dedicare a questa iniziativa, e poi penso ai miei figli, ai miei 5 nipoti. E’ il momento per la nostra generazione di pensare ai giovani che non hanno lavoro per dargli un po’ di forza e riuscire a migliorare la situazione”.
“La non discriminazione sarà una delle mie raccomandazioni, perchè dove c’è liberta di pensiero il confronto è possibile, non il contrario”. Afferma invece Valeria Negri, che lavora nello staff del direttore Market Management di una compagnia assicurativa. “Sono convinta – spiega – che le priorità del Parlamento europeo per il futuro devono essere la lotta a tutte le forme di discriminazione e il diritto al lavoro”. “Noi italiani – aggiunge – abbiamo bisogno di aprirci, perché temiamo di essere soffocati da altri Paesi più grandi di noi. L’ascolto può permettere di migliorarci e dobbiamo aprirci e farci contagiare. Questo è fondamentale perché si cresce tutti insieme. Domani – conclude – dobbiamo ragionare tutti per un bene comune e una strada per crescere. Tutti in Europa abbiamo le stesse problematiche, ci differenziano le sfumature, e il dialogo permetterà di superarle”.
“Spero ci sia spazio per una riforma istituzionale che conferisca più poteri al Parlamento europeo perché rappresenta direttamente i cittadini di tutti gli Stati membri e anche loro dovrebbero avere più diritto di far sentire la loro voce”. E’ l’auspicio di Graziella Alma, impiegata della pubblica amministrazione a Caltagirone e volontaria della croce rossa. “Io sono molto soddisfatta di questa iniziativa – spiega – perché rappresenta un modo ‘diretto’ per far conoscere le opinioni dei cittadini dell’unione Europea”.
“Quello lanciato – prosegue – è un segnale assolutamente importante e domani noi offriremo le nostre raccomandazioni, nella speranza che vengano recepite”. Secondo Alma, bisogna fare di più affinchè i nostri rappresentanti politici che siedono in Ue traducano in leggi le esigenze dei cittadini. Il rischio secondo me è che alla lunga i cittadini si allontanano dalla vita politica. E’ dunque sempre più cruciale poter partecipare, anche indirettamente, alla realizzazione di una Unione Europea sempre più compiuta, in modo che i rappresentati politici – conclude – traducano nel miglior modo possibile le tante esigenza e le prospettive che i cittadini auspicano.
Source: agi