Province: da Consulta no a rinvii elezioni, appena decisi da Ars


Trascorse 24 ore dal rinvio delle elezioni di secondo livello delle province, decisa dall’Ars, la politica siciliana ha rimediato, con le sue orecchie da mercante, una pessima figura, sancita dalla Corte costituzionale in riferimento a un ricorso precedente l’ultimo voto del parlamento dell’Isola. La Corte aveva già esortato la Regione Siciliana a porre rimedio a tale situazione “senza ulteriori ritardi, attraverso il tempestivo svolgimento delle elezioni”. Oggi la Consulta ha nuovamente sottolineato come i “continui rinvii delle elezioni, che si succedono dal 2015, abbiano sinora impedito la costituzione degli enti di area vasta in Sicilia, prorogando gestioni commissariali incompatibili con la loro natura di enti territoriali autonomi e costituzionalmente necessari”.
Per la verità, qualche voce bipartisan si era alzata per cercare di evitare il rinvio. “Avevamo detto che il tentativo di ripristinare subito l’elezione diretta delle ex Province sarebbe stato solo una tattica dilatoria, e così è stato. Oggi abbiamo una nuova conferma: il rinvio delle elezioni provinciali in Sicilia è una prassi incostituzionale. La Corte Costituzionale lo ha ribadito riferendosi a una legge del 2023 che fece slittare il voto per la 18esima volta. Ma quello di oggi, purtroppo, è un monito severo e assai attuale che, da Roma, giunge al legislatore di Palermo. Anche la leggina sul rinvio delle elezioni di secondo livello, ragionevolmente, è da ritenersi illegittima come tutte le altre”, ha detto l’eurodeputato di Forza Italia Marco Falcone. Il Pd chiede, con il segretario in Sicilia Anthony Barbagallo, che “Schifani non pubblichi la legge vergogna che dispone l’ennesimo rinvio del voto delle ex province se si vuole muovere nell’ambito dello stato di diritto. Il presidente della Regione dia disposizioni ai suoi uffici di non pubblicare la legge varata dall’Ars se non vuole dare luogo, dopo la pronuncia di oggi della Corte Costituzionale, ad atteggiamenti di natura eversiva ed elusiva del ruolo predominante dei poteri dello Stato”. Per il sindaco di Misterbianco e componente del direttivo dell’Anci, Marco Corsaro, la Consulta “si occupa nella sentenza della legge di rinvio del 2023, ma il pesante giudizio emesso vale, purtroppo, anche per la norma appena votata. Fino a quando non verrà abolita la legge Delrio a Roma, ogni tentativo sull’elezione diretta rischia di essere velleitario e illegittimo. Come Anci Sicilia, quindi con la voce dei sindaci che ogni giorno stanno al fianco dei cittadini, faccio un appello a fare ordine sulla vicenda rimettendo al centro gli interessi della Sicilia e dei siciliani, restituendo loro il diritto alla rappresentanza”.
Oggi la Corte Costituzionale ha bocciato a legge della Regione Siciliana (n.6/2023) che avendo ulteriormente differito le elezioni degli organi dei Liberi consorzi comunali (corrispondenti, in Sicilia, alle province) e dei Consigli metropolitani, prorogando contestualmente la gestione commissariale degli stessi enti, “viola gli articoli 5 e 114 della Costituzione” ed è, pertanto, “costituzionalmente illegittima”. Il Comune di Enna – spiega Palazzo della Consulta in una nota – aveva impugnato di fronte al Tar 4 decreti del presidente della Regione di nomina e di proroga dei commissari straordinari per il Libero consorzio comunale di Enna. Il Tar ha rilevato che i primi tre decreti erano stati adottati sulla base della legge n.26 del 2022, che aveva prorogato per la sedicesima volta le elezioni, ma era stata già dichiarata incostituzionale con la sentenza n.136 del 2023. L’ultimo decreto si fondava invece sulla legge n.6 del 2023 – promulgata il giorno prima del deposito della suddetta sentenza – che aveva disposto il diciassettesimo rinvio. Quindi, il Tar aveva inviato gli atti alla Consulta, chiedendo che anche quest’ultimo rinvio fosse dichiarato incostituzionale. (AGI)