Prodi: sanzioni difficili da applicare, vanno ripensate


“Applicare sanzioni contro il nemici fa parte della storia dell’umanità”. Lo premette, in un suo intervento sulla prima pagina del Messaggero, Romano Prodi.”Negli ultimi anni, soprattutto dopo la guerra di Ucraina, l’arma delle sanzioni è diventata più sofisticata e più estesa, in un contesto che la rende tuttavia sempre più difficile da applicare – esplicita – misure che, per essere efficaci, dovrebbero essere condivise e applicate dalla totalità dei paesi e degli attori economici che hanno un rapporto con le persone o con i paesi soggetti a sanzione. E qui cominciano le difficoltà”.
“I controlli sul sistema finanziario internazionale si sono via via indeboliti e le misure di carattere finanziario non sono certo in grado di garantire la trasparenza dei rapporti economici perché anche i paesi che non si sentono obbligati al rispetto dell’embargo sono in grado di gestire sofisticatissimi strumenti finanziari”.
“Inoltre la moltiplicazione del commercio internazionale ha trasformato il modo di produrre e i rapporti fra le diverse imprese che, in modo crescente, danno vita a componenti e semilavorati sempre meno identificabili. Le così dette catene del valore si sono infatti talmente modificate che ogni prodotto racchiude in sé infiniti componenti, materiali o immateriali, che hanno origine in un altrettanto infinito numero di paesi”, spiega l’ex presidente del Consiglio dei ministri ed ex presidente della Commissione europea.
“Di fronte a queste situazioni si sta pensando a sanzioni più sofisticatecome l’espropriazione dei capitali degli oligarchi russi all’estero e l’imposizione di una diminuzione del prezzo del petrolio venduto nei mercati internazionali. Tuttavia rimane sempre necessario superare l’ostacolo del numero e dell’importanza dei paesi che non accettano le sanzioni. Se poi teniamo conto dei popoli e non solo dei paesi, coloro che non le accettano sono addirittura in grande maggioranza. E’ quindi inevitabile interrogarsi in che misura e a quali condizioni le sanzioni possano produrre risultati rilevanti sul fronte militare, senza rischiare di provocare ai Paesi che le impongono sacrifici paragonabili a quelli delle popolazioni che le subiscono”, conclude Prodi. (AGI)RED