Processo Vaticano: la lettera di Parolin, punire tutti i reati


CdV, 12 dic. – “Facendo seguito a posizione già assunta dalla Segreteria di Stato, confermo l’istanza di perseguire e punire tutti i reati su cui si agisce su istanza di parte e di cui la Segreteria di Stato è considerata parte offesa”. Con una lettera il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, interviene per la prima volta nel processo per la gestione dei fondi della Santa Sede, giunto ormai dopo due anni e mezzo agli sgoccioli con la sentenza prevista per la fine di questa settimana. La dichiarazione di Parolin è datata 6 novembre ma è stata comunicata oggi all’Ufficio del Promotore, in risposta a una richiesta del medesimo Ufficio circa la mancanza di querela da parte della Segreteria di Stato e la conferma se ci fosse la volontà di procedere.

L’84esima udienza è stata dedicata alle repliche dell’accusa. Il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi ha ribadito le sue richieste e così hanno fatto anche le parti civili sui risarcimenti.
“La dichiarazione (il memoriale) di monsignor Alberto Perlasca – ha sottolineato Diddi – non è la pietra angolare della nostra accusa verso il cardinale Angelo Becciu”. “A parte che sul caso di Cecilia Marogna, Perlasca non ha dato nessuno spunto investigativo, ma anche sul palazzo di Londra Becciu ha una posizione su cui Perlasca non interferisce in alcun modo”, ha aggiunto.
“E l’importanza delle testimonianze di Genoveffa Ciferri e Francesca Chaouqui è pari a zero”, ha aggiunto. Diddi, in quattro ore, ha elencato gli elementi non considerati dalle difese ribadendo che sono stati rispettati i principi del “giusto processo”.
“Le difese non hanno fatto altro che attaccare il Promotore”, ha detto Diddi. “Le difese – ha continuato – non hanno tenuto conto di tutte le prove che abbiamo portato: ci sono elementi documentali, mail, pezzi di interrogatori e altro completamente ignorati. Però hanno pensato di accusare noi di ‘pregiudizi'”.
Oggi, 12 dicembre, si pronunceranno gli avvocati delle difese. Ultima volta prima della sentenza che concluderà il più lungo e discusso processo che la Santa Sede abbia mai conosciuto.