Processo a Salvini, una giornata piena di ambiguita’.


di Carmelo Finocchiaro

Ieri a Catania si è svolto uno show mediatico. Uno spettacolo utile ai leaders della coalizione di centro destra e in particolare a Salvini. Il giudice per le indagini preliminari al tribunale di Catania  Nunzio Sarpietro ha dichiarato di volere portare avanti il processo in tempi rapidi. Sicuramente occorreranno 2 o 3 udienze per decidere se mandare l’ex ministro dell’Interno a processo per sequestro di persona sulla nave Gregoretti. L’udienza di ieri è stata dedicata  alla costituzione delle parti civili, tra cui una coppia di nigeriani con tre figli, l’ultimo dei quali nato dopo l’evacuazione dalla Gregoretti. Si sono costituiti parte civile anche l’Arci e Legambiente, e svariati migranti i cui avvocati sostengono che sono stati trattenuti a bordo della nave “in condizioni penose”. Successivamente toccherà alle richieste delle parti con il rito abbreviato o patteggiamento, e Salvini ha subito fatto sapere al giudice: «Mi dichiarerò colpevole».   Ma a cosa serve questo processo? A niente e a nessuno. Solo ad assolvere un ex Ministro e la stessa procura della repubblica di Catania che da anni indaga sulle navi delle ONG senza arrivare a conclusioni penali su eventuali reati commessi. Intanto la città blindata ha risposto con grande civiltà.  Con lo stesso civile comportamento  dei catanesi e degli italiani è rimasta ferma una convinzione, “non siamo razzisti, ma troppi immigrati sono un problema, forse e meglio fermarli. In mare o nella loro terra? Questo è il problema, su cui anche Salvini non è stato adeguato a risolvere. Forse perche’ alle soluzioni, ha amato fare propaganda e comizi.  Per questo ci tocca rimpiangere Minniti, un bravo Ministro, cacciato da quella sinistra che alle soluzioni, ama le bandiere rosse sparute e inutile in piazze minoritarie. Io Minniti lo rimpiango, aveva testa e strategia. Ma esistono nel nostro Paese ancora forze una sinistra che agiscono ancora solo per andare nelle piazze per fare sventolare le bandiere di parte.