Primarie: Il Cuore Battente del Partito Democratico


Le primarie, atto costitutivo dell’identità del Partito Democratico, hanno svolto un ruolo fondamentale nel plasmare la storia e la direzione del partito stesso. Sono state le primarie a elevare figure di spicco come Prodi e Veltroni, segnando la differenza tra il PD e gli altri partiti. Tuttavia, l’attuale scenario politico solleva interrogativi sull’importanza di questo strumento democratico all’interno del partito.

Elly Schlein, vincitrice a sorpresa del congresso nonostante la sfida con gli iscritti, è emblematica del potere delle primarie nel definire il destino del PD. Questo strumento non solo offre un rapporto più genuino con la base e libera dagli intrighi interni, ma consente di presentare una visione chiara alla comunità e al Paese, al di là delle consuete negoziazioni interne.

Il paradosso, però, sta nel fatto che, sebbene il PD abbia elevato Schlein alla leadership attraverso le primarie, una volta proclamato il risultato, sembra essere tornato al vecchio modo di fare politica, cancellando le primarie e sostituendole con l’indicazione del capo.

L’esempio della Sardegna è eloquente: Renato Soru, figura chiave nella fondazione del PD, chiede di candidarsi alla guida della Regione tramite primarie e riceve un netto rifiuto. La ragione? Le primarie non si tengono quest’anno, poiché basta assegnare la presidenza a una rappresentante del Movimento 5 Stelle. La decisione di zittire Soru a favore di un’altra figura politica solleva domande sulla coerenza del PD, specialmente considerando il suo ruolo nella nascita e nella promozione delle primarie.

Il caso di Firenze è altrettanto significativo. La città che ha rappresentato il cambiamento e la parità di genere ora rifiuta le primarie per consolidare la candidatura di un nominato del sindaco uscente. Questo comportamento suscita interrogativi sul coraggio dei leader politici. Quando i leader sono coraggiosi, optano per le primarie; quando manca il coraggio, non solo si evita di tenere le primarie, ma si mette in discussione il concetto stesso di leadership.

Se il PD, persino sulle primarie, sembra tornare a un approccio più centralizzato, i cosiddetti riformisti all’interno del partito devono confrontarsi con la loro reale influenza e rilevanza. Le recenti manovre politiche indicano la necessità di una seria riflessione sulla natura democratica e partecipativa del Partito Democratico, al fine di preservare la sua identità e coerenza ideologica.